Chronik | Il caso

CasaPound la sfanga

Manifesti elettorali dei fascisti del terzo millennio, per la Procura non c’è odio né discriminazione razziale. Chiesta l’archiviazione.
Wahlplakat CasaPound
Foto: CasaPound

Non c’è intento discriminatorio. La Procura di Bolzano si è espressa sul caso del discusso manifesto elettorale di CasaPound che riportava la scritta ”Ripulire l’Alto Adige”/”Südtirol reinigen” con, in alto, la foto della giunta provinciale uscente e in basso quella di un gruppo di migranti. L’esposto era stato presentato, nei giorni della campagna elettorale per le provinciali, dal governatore Arno Kompatscher e il fascicolo aperto con l’ipotesi di reato di “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa”. Il procuratore capo Giancarlo Bramante ha ora chiuso l'indagine preliminare chiedendo l'archiviazione del procedimento.

 

Le motivazioni

 

La Procura ha avanzato richiesta di archiviazione sulla base dei principi affermati in una recente sentenza della Corte di Cassazione (Cass., sez. III, 23 giugno 2015, n. 36906) secondo la quale “presupposto della configurabilità del reato di propaganda di idee discriminatorie è l’effettiva sussistenza di un’idea fondata sulla diversità determinata da pretesa superiorità razziale o da odio etnico”, cosa che deve essere valutata in base al contesto in cui i fatti avvengono. In particolare “va effettuato un necessario bilanciamento tra diritti costituzionali, quello alla libera manifestazione del pensiero, tutelato dall’art. 21 Cost. e dall’art. 10 della CEDU, e il principio di pari dignità di tutti i cittadini tutelato dall’art. 3 Costituzione, tenendo conto del contesto di riferimento, laddove acquista particolare rilievo quello delle competizioni elettorali”. 

La Procura ha ritenuto che la presenza sul manifesto elettorale della giunta provinciale uscente, unitamente alle dichiarazioni rilasciate e al comunicato stampa, portassero ad escludere che con tale atto si intendesse propagandare idee fondate sull’odio e sulla discriminazione razziale

Nel merito del manifesto non c’è stata violazione della Legge Mancino ma una legittima critica politica. “Il 28 settembre 2018, nell’immediatezza della divulgazione del manifesto, sul profilo Facebook di CasaPound Bolzano è apparso un comunicato stampa dove si precisava che l’obiettivo del manifesto fosse quello di una forte critica politica alla giunta provinciale uscente, concetto ribadito dal coordinatore regionale di CasaPound Italia nel corso di un’intervista per Il Primato Nazionale – quotidiano sovranista, laddove si specificava ulteriormente che lo scopo non era certo quello di una ‘improbabile discriminazione razziale’”, riferisce la Procura. 

 

 

“L’assenza di intento discriminatorio è stata inoltre confermata anche nelle dichiarazioni rilasciate alla polizia giudiziaria incaricata dell’indagine”, sottolinea infine la magistratura chiarendo che “dovendosi, pertanto, operare una doverosa contestualizzazione della condotta al fine di valutarne la concreta pericolosità ed offensività alla luce del bilanciamento tra diritti costituzionali, la Procura ha ritenuto che la presenza sul manifesto elettorale della giunta provinciale uscente, unitamente alle dichiarazioni rilasciate e al comunicato stampa, portassero ad escludere che con tale atto si intendesse propagandare idee fondate sull’odio e sulla discriminazione razziale”. 

Esulta il responsabile provinciale e consigliere comunale di CasaPound Andrea Bonazza che dall'agorà di Facebook non risparmia una stoccata alla stampa locale: “Ci auguriamo che in futuro i mass media locali si facciano condizionare sempre meno da scelte politiche e gruppi finanziari, per dare finalmente il giusto spazio a un informazione corretta e realmente libera da faziosità ideologiche”. 

La decisione della Procura è “molto rassicurante”, ironizza l’ex consigliere provinciale dei Verdi Hans Heiss in un tweet. Ma niente paura, ora c'è la Lega che può candidarsi come nuova “impresa di pulizie” in Alto Adige:

 

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Martin Daniel Fr., 09.11.2018 - 09:30

Mag es die Gesetzeslage auch hergeben, die Ungleichbehandlung gegenüber dem harmlosen Besenplakat der STF ist politisch-moralisch gesehen eklatant. Und der "Reinigung" mit dem Besen kann sogar eine gewisse Ironie abgewonnen werden.

Fr., 09.11.2018 - 09:30 Permalink
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Manfred Klotz Fr., 09.11.2018 - 11:40

“L’assenza di intento discriminatorio è stata inoltre confermata anche nelle dichiarazioni rilasciate alla polizia giudiziaria incaricata dell’indagine”, na wen wundert es, dass die Polizei zu so einem Schluss kommt, wenn doch ein Großteil des Personals mit rechten Ideen kokettiert...
Aber dem Untersuchungsrichter muss man echt einen begrenzten Horizont bescheinigen, zumal angesichts ähnlicher Vorgeschichten.

Fr., 09.11.2018 - 11:40 Permalink