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Fuori anche dall’Emergenza freddo

Rivolta dei sindaci in tutta Italia - incluso il Trentino - contro il decreto sicurezza. Bolzano rispetta le norme, criticandole: “Fino a 500 persone in strada”.
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Foto: WVXU

Nei mesi scorsi in quel di Bolzano era stato il sindaco Renzo Caramaschi a lanciare anatemi, inascoltati, sulle possibili conseguenze del decreto sicurezza per la delicata sfera della marginalità urbana. Poi, dopo Merano, le perplessità si sono fatte sentire da tutto il territorio nazionale, e ora si sono trasformate in una disobbedienza civile che vede molti sindaci, anche in Trentino, intenzionati a non fermare i progetti di accoglienza. Bolzano sceglie l’approccio “responsabile”: “Rispettiamo le norme statali, senza però rinunciare ad una critica feroce - dice l’assessore Juri Andriollo, del Pd -. Attendiamo l’incontro con il commissario del governo e intanto con la Provincia lavoriamo a delle soluzioni tampone”.

Non possiamo non rispettare norme che vengono dallo Stato, ma diciamo che sono un errore. Lo definirei decreto insicurezza, visti gli svantaggi che reca anche ai cittadini, smantellando il sistema di contenimento e accoglienza (Juri Andriollo, assessore alle politiche sociali di Bolzano)

 

Protesta da Palermo a Parma

Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, Luigi de Magistris (Napoli), Federico Pizzarotti (Parma) sono gli alfieri della protesta a cui danno spazio Repubblica, La Stampa e altri quotidiani nazionali. I primi cittadini annunciano di voler rispettare solo le norme “in linea con la Costituzione”, ottenendo in risposta l’attacco di Salvini: “Risponderanno civilmente e penalmente”. Nel mirino ci sono soprattutto alcuni passaggi del decreto convertito in legge, ritenuti lesivi dei diritti fondamentali della persona garantiti dalla Costituzione. L’abolizione della residenza anagrafica, quindi a un documento di identità e all’accesso a sanità e lavoro, il venir meno della protezione umanitaria, con l’effetto che i titolari non potranno più rientrare nel circuito Sprar di seconda accoglienza. L’effetto del decreto è anche l’uscita dall’accoglienza per tutti coloro a cui viene negata in prima istanza la richiesta di protezione internazionale. Gli amministratori temono quindi un aggravio della pressione sui servizi sociali locali.

 

 

In provincia di Trento

In Trentino, la linea dura del governo appoggiata dalla nuova guida leghista della Provincia trova la resistenza dei sindaci, soprattutto di area centrosinistra, come raccontano oggi il Corriere del Trentino e il Corriere dell’Alto Adige. Dai primi cittadini del capoluogo e Rovereto, Alessandro Andreatta e Francesco Valduga, a quelli di altri centri sul territorio, Vittorio Fravezzi di Dro, Ugo Grisenti (Baselga di Pinè), Isacco Corradi (Lavarone). Gli amministratori non vogliono interrompere i progetti che ritengono vincenti di integrazione.

 

 

Il capoluogo altoatesino “responsabile”

Bolzano reagisce senza gesti plateali. Andriollo, di professione avvocato, non sceglie la strada della disobbedienza civile, ma critica il decreto: “Non possiamo non rispettare norme che vengono dallo Stato, ma diciamo che sono un errore. Lo definirei decreto insicurezza, visto gli svantaggi che reca ai cittadini, smantellando il sistema di contenimento creato negli ultimi anni e riportando tutto a prima. I Comuni da soli non sono in grado di farsi carico di dare una risposta a tutti coloro che finiranno sulla strada”.

I Comuni da soli non sono in grado di farsi carico di dare una risposta a tutti coloro che finiranno sulla strada. Dalle 300 alle 500 persone, che in teoria non avranno titolo a restare in Italia, ma per le quali il governo non ha previsto i rimpatri, anzi si è ben guardato dall’incrementare i fondi appositi (Andriollo)

 

 

Potrebbe trattarsi di un dato nei prossimi mesi che va “dalle 300 alle 500 persone, in base alla ripresa o no degli arrivi”. Individui che in teoria “non hanno titolo a restare in Italia - prosegue l’assessore -, ma per i quali il governo non ha previsto i rimpatri, anzi si è ben guardato dall’incrementare i fondi appositi”. Non potranno neanche accedere all’Emergenza freddo, a cui si accede con carta d’identità. “Vedremo - conclude Andriollo - come gestire le persone che esistono, fermo restando che il decreto è un errore. D’intesa con la Provincia valutiamo delle soluzioni”.

Contro il decreto si pronuncia anche la Sinistra-Die Linke che chiede a Pd e Verdi “di prendere posizione netta e di non assistere inermi a quello che Leoluca Orlando ha definito uno scempio umanitario”.

 

 

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Max Benedikter Do., 03.01.2019 - 16:28

"Non possiamo non rispettare norme che vengono dallo Stato, ma diciamo che sono un errore. Lo definirei decreto insicurezza, visti gli svantaggi che reca anche ai cittadini, smantellando il sistema di contenimento e accoglienza (Juri Andriollo, assessore alle politiche sociali di Bolzano)"
Forse Juri Andriollo dovrebbe andare a rileggersi la scritta luminosa sul Rilievo Piffrader in Piazza Tribunale...

Do., 03.01.2019 - 16:28 Permalink
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Richter Peter Do., 03.01.2019 - 18:53

La politica del governo nazionale è razzista e disumana. Crea solo sofferenza e morti, ma non risolve il problema. E l'SVP si deve vergognare, perchè sta legittimando questo comportamento. Abbiamo bisogno di politici seri che risolvono i problemi, cercano delle soluzioni, trattano con i governi del nord Africa, capiscono come gestire le emergenze. E non dei piccoli fascistelli che al mattino postano una foto con la nutella e al pomeriggio la solita frase di estrema destra.

Do., 03.01.2019 - 18:53 Permalink