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Giornali, finestra sull'informazione

"La finestra sui giornali" di Lorena Munforti e Giancarlo Riccio racconta 70 anni di giornalismo italiano in Alto Adige con la voce e le parole dei suoi protagonisti.
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Foto: Unsplash
Una storia tutta da scrivere, quella del giornalismo italiano dell'Alto Adige di oggi. E' l'impressione che emerge da “La finestra sui giornali” (Curcu & Genovese editore, 41 pag., 15 euro). In un'agile e gustosa rassegna di interviste ai protagonisti degli oltre 70 anni trascorsi dalla “nascita” nel 1945 del quotidiano Alto Adige, fra aneddoti e ricordi personali, gli autori Giancarlo Riccio e Lorena Munforti riescono in un'impresa tutt'altro che agile.

 

"Le interviste restituiscono l'esempio di una professione mai ideologica né faziosa" scrive Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera
Che non è solo quella di raccontare il giornalismo del passato, ma anche e soprattutto di ipotizzare, sulla scorta della Storia, strade future per un'informazione che sia davvero specchio della realtà di cui fa parte. E' questa la direzione verso cui guarda Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera e autore della prefazione al volume, quando individua nella pubblicazione di Munforti e Riccio una specie di vademecum “per tutti i giovani che vogliono cominciare questa professione nel territorio dell’Alto Adige”, cogliendo dalle interviste dei protagonisti “l’esempio di come la professione debba essere fatta: mai ideologica, faziosa”, al contrario permeata da “una sorta di culto oggettivo dei fatti e del rispetto delle opinioni degli altri”.
In settant'anni si sono sperimentate diverse strade di informazione bilingue, dalla pagina tedesca dell'Alto Adige ai reportage italiani di Ff
Il corpo a questi valori lo danno le vite e le parole di Umberto Gandini, Antonio “Toni” Visentini, Paolo Pagliaro, Giuseppe Marzano, Paolo Ghezzi, Riccardo Dello Sbarba e Alessandro Urzì, le prefazioni di Günther Pallaver, Mauro Keller e Rocco Cerone, ma anche e forse soprattutto le postfazioni di Arnold Tribus, Christoph Franceschini e Arnaldo Loner. Attraverso le loro analisi emerge un vivace affresco che ritrae settant'anni di esperimenti di comunicazione talora anche bilingue, dalla pagina tedesca dell'Alto Adige fino ai reportage italiani di Ff, passando per le esperienze – nel frattempo concluse - di due pagine di cronaca locale inserite nel quotidiano Il Giorno (nate nel 1967) e poi del Mattino dell’Alto Adige (fondato nel 1988).
"Usciamo lentamente da un panorama di netta separazione dei due gruppi linguistici per sfere di influenza definite" spiega Günther Pallaver
Esperimenti che, per dirla con il giornalista e analista politico Pallaver, sono riusciti a scalfire la “separazione del gruppo italiano da quello tedesco in sfere di influenza chiaramente definite” in favore di una “soluzione associativa del conflitto, caratterizzata dal graduale allargamento della cooperazione tra i gruppi linguistici”. Esperienze come Salto.bz o l'emeroteca dell'hotel Città – 80 quotidiani di 36 testate giornalistiche in 8 lingue a disposizione dei clienti del Caffè – sono esperienze avanguardistiche e “illuminate” per cercare una lingua che parli a chi, oggi, si informa unicamente sul web e sfoglia il giornale distrattamente al bar, magari cercando l'oroscopo, i necrologi o i programmi tv.
 
"Giornali italiani e tedeschi ora vanno d'accordo perché gli interessi economici prevalgono su quelli etnici" è l'analisi di Arnold Tribus
La ragione di questa “normalizzazione dei rapporti”, secondo l'editore del quotidiano in lingua tedesca Tageszeitung Tribus però è poco rassicurante: “Giornali tedeschi e italiani vanno ora d’amore e d’accordo, sono armonizzati perché gli interessi economici prevalgono su quelli etnici. Quando parliamo di società bilingue in Alto Adige, ebbene siamo molto indietro. Si tratta di un bel sogno, per carità, però non corrisponde alla realtà”.