Studenti
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Gesellschaft | Finferli e nuvole

La scuola bilingue c'è già...

...è quella tedesca.

Almeno a Bolzano. De facto, ovviamente, non certo de iure. Prendiamo il liceo Walther von der Vogelweide. Indirizzo classico, linguistico, artistico e musicale.

In classe, nei corridoi, in cortile, durante le gite e le settimane linguistiche si sente parlare tedesco (südtirolerisch) e italiano. Direi quasi nella stessa misura. Un fenomeno nuovo, per me, che torno in Alto Adige dopo quindici anni passati all'estero.

Una volta, venti o forse trent'anni fa, era l'elite. Ai Franziskaner o al Vogelweide si iscrivevano i figli della high society italiana.

BISOGNA IMPARARE IL TEDESCO. BISOGNA IMPARARE IL TEDESCO. BISOGNA IMPARARE IL TEDESCO.

Il mantra picchiava forte nella testa di chi voleva contare. Imprenditori, intellettuali, politici. Gente tutta quanta orientata verso il futuro. Verso un Ca' de Bezzi ormai diventato solo Batzenhäuesl. E un Grifone solo Greif.

Ma ora il fenomeno è diverso. Adesso alla scuola tedesca si iscrivono figli di gente normale. Italiani figli di italiani che lavorano in ufficio. Che fanno le pizze. Che guidano i furgoni.

Sentono il declino. Il declino del gruppo etnico italiano. E quindi si rivolgono a quello più forte: a quello tedesco. Vedono lì il futuro dei loro figli.

Nelle classi l'ora di italiano, in una scuola tedesca come il liceo Vogelweide, è un casino. Ci sono i madrelingua italiani puri; i bilingui italotedeschi; i germanofoni bolzanini che parlano molto bene l'italiano; i germanofoni di provincia che parlano malino l'italiano (pochi).

E allora la scuola si è organizzata. Con le fasce di livello. Il che vuole dire: insegnamento differenziato a seconda di come sai la lingua.

In classe, nei corridoi, in cortile, durante le gite e le settimane linguistiche si sente parlare tedesco (südtirolerisch) e italiano. Direi quasi nella stessa misura. Un fenomeno nuovo, per me, che torno in Alto Adige dopo quindici anni passati all'estero

Se sei italiano 100% doc, a te, Sandro, che hai scelto la scuola tedesca, nell'ora di italiano ti si crea un corso apposta che altrimenti a ripetere gli articoli determinativi ti ammosci. Ti diamo cose tipo scrittura creativa, analisi di un testo argomentativo, devi raccontarci a braccio un film visto a casa: Förderkurs

Dall'altra parte ci sei tu, Julia, che hai scritto oggi mattina sono andato sul mercato per comprare le maroni. Si può migliorare. Ti offriamo una cura elementare a base di superormoni grammaticali: Stützkurs.

Gli altri stanno in mezzo e si va con il programma standard.

Gli insegnanti, malpagatissimi, sono flessibili. Fanno un grande lavoro. A parità di anzianità, rispetto ai colleghi di Hannover o Stuttgart, dove la vita costa meno che da noi, prendono la metà. È una vergogna. Come è possibile che in Alto Adige i dipendenti pubblici e privati non riescano a farsi sentire? Com'è possibile che non riescano ad ottenere stipendi decenti?

(Per approfondire l'argomento rimando a questi due illuminanti articoli pubblicati su Salto da Maurizio Ferrandi e Sepp Bacher).

Le cose d'altra parte si muovono. Sulla scena irrompono altri attori. Sono immigrati migranti profughi: albanesi, rumeni, nigeriani, ucraini, marocchini...I cui figli frequentano le nostre scuole. E, appunto, sempre più quelle tedesche. Portano nuove culture e nuove lingue che si sovrappongono alle nostre. Una bella sfida e di sicuro un'occasione di arricchimento.

Nel sistema incestuoso del nostro Alttirolo (vedi, esempio perfetto, “Bankomat” di Christoph Franceschini) spalancano una finestra di aria fresca.

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Martin Senoner Mo., 24.02.2020 - 16:39

Ai miei tempi (classe 1971) nel Vogelweider ceranno 10% provenienti da famiglie italiane, il 15% (forse) da famiglie bilingui il 25% provvenienti dalle valli e il resto eranno tedeschi Bolzanini, nel cortile si parlava solo tedesco e non si distingueva tanto nelle lezioni d'italiano!

Mo., 24.02.2020 - 16:39 Permalink