Chronik | L'analisi

“L’epidemia c’era prima del 20 febbraio”

Lo dice uno studio della fondazione Fbk di Trento sui primi 5.830 casi in Lombardia. In Alto Adige il numero delle vittime del coronavirus sale a 53.
Codogno
Foto: Open

In Italia l’epidemia è iniziata molto prima del 20 febbraio e sono necessarie strategie di contenimento aggressive per controllare la diffusione di Covid-19 ed evitare esiti catastrofici per il sistema sanitario nazionale”. Questa è la conclusione a cui sono giunti i ricercatori italiani, tra cui i trentini Marco Ajelli, Giorgio Guzzetta, Valentina Marziano, Piero Poletti, Filippo Trentini e Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler (FBK) di Trento.

Lo studio (“The early phase of the COVID-19 outbreak in Lombardy, Italy”, ovvero “La fase iniziale dell’epidemia COVID-19 in Lombardia”), condotto dal team, mostra che nella notte del 20 febbraio 2020, in cui è stato confermato in Italia, in Lombardia, il primo caso di coronavirus, l’epidemia era già diffusa in gran parte dei comuni del sud della regione, con centinaia di casi scoperti retrospettivamente grazie ad un enorme lavoro di test da parte degli operatori sanitari.


I primi casi


La regione Lombardia, durante la settimana successiva, ha registrato un aumento molto rapido del numero di contagi. Per mettere a fuoco la prima mappatura delle infezioni da Covid-19 in un Paese occidentale, gli studiosi hanno preso in analisi i primi 5.830 casi confermati in laboratorio. I risultati hanno permesso di stimare che ogni persona infetta può trasmettere l’infezione a più di tre persone in media, e che il tempo tra un’infezione e l’altra è di circa 6,5 giorni. Sostiene Stefano Merler, uno dei ricercatori, che “questi due numeri, combinati assieme dimostrano il potenziale esplosivo di una epidemia di Covid-19. Se non controllata, potrebbe portare all’infezione di circa il 70- 80% della popolazione in pochissimi mesi, con un impatto devastante in termini di mortalità e di carico sul servizio sanitario, e sulle terapie intensive in particolare”. Stando allo studio il 18% dei pazienti ospedalizzati, infatti, ha richiesto ventilazione meccanica invasiva in terapia intensiva. Un altro dato degno di nota: non c’è differenza significativa di carica virale tra casi sintomatici e casi asintomatici, questo dimostra il potenziale di trasmissione di Covid-19 da parte di persone infette, ma asintomatiche.
 

La buona notizia


“Le nostre analisi ci hanno permesso di osservare una diminuzione della trasmissibilità a partire dal 20 febbraio, probabilmente collegata a una maggiore consapevolezza della popolazione e ai primi effetti degli interventi di contenimento, che sono stati tempestivi e consistenti, nell’area di Codogno e non solo - spiega Merler -. È però necessario continuare con strategie di contenimento aggressive per controllare la diffusione di Covid-19 e mitigare esiti altrimenti catastrofici per il sistema sanitario”.


Intanto, in Alto Adige


I numeri diffusi questa mattina dall’Azienda sanitaria per il contagio in Alto Adige riferiscono di 910 persone infettate dal coronavirus, 51 sono i pazienti in terapia intensiva e 3.215 le persone in quarantena domestica. Complessivamente ad oggi sono state testate 4.895 persone, sottoposte a 7.744 tamponi. Da ieri a stamattina sono stati analizzati 677 tamponi, di cui 74 sono risultati positivi. 222 sono i malati di Covid-19 ricoverati in ospedale, mentre ulteriori 59 casi di pazienti ricoverati sono attualmente sospetti. Il numero delle persone contagiate e decedute per complicanze legate ai sintomi del Covid-19 è aumentato ancora. In totale il numero delle vittime è di 53 (8 in più di ieri).

Bild
Profil für Benutzer gorgias
gorgias Do., 26.03.2020 - 19:31

>Se non controllata, potrebbe portare all’infezione di circa il 70- 80% della popolazione in pochissimi mesi<

Wenn man es hinkriegt die Neuinfektionen um die 6000 täglich zu halten und eine Herdenimmunität sich bei ca. 2/3 einstellt, dann würde es bei einer Bevölkerung von 60 Millionen ca. 18 Jahre und 3 Monate dauern bis das eintreten würden.

Do., 26.03.2020 - 19:31 Permalink
Bild
Profil für Benutzer Peter Gasser
Peter Gasser Do., 26.03.2020 - 21:18

Antwort auf von G. P.

Möglichkeit:
Die 1. Welle infiziert etwa 30 % und macht diese immun, der lockdown stoppt die Infektion, damit das Gesundheitssystem nicht überlastet wird und sich erholen kann; die Lockerung des Lockdown bringt in der Folge
die 2. Welle, welche wiederum etwa 30 % infiziert, durch einen erneuten lockdown gestoppt wird, damit ... (wie vorher),
kommt dann die 3. Welle, sind bereits etwa 60% immun, diese dritte Welle läuft “normal” ab, die Herdenimmunität stellt sich ein.

Do., 26.03.2020 - 21:18 Permalink
Bild
Profil für Benutzer gorgias
gorgias Fr., 27.03.2020 - 07:37

Antwort auf von Peter Gasser

Das wird die Gesundheitssysteme überlasten.
Nebenbei ist die Frage wie man mit einer Neuasteckungsrate von 6000 täglich durchhalten möchte.
Aber eine konkrete Frage: Auf wie viele Neuinfizierte täglich soll es bei eine dieser Wellen geben?

Fr., 27.03.2020 - 07:37 Permalink
Bild
Profil für Benutzer Massimo Mollica
Massimo Mollica Fr., 27.03.2020 - 08:12

Potete gentilmente girare le mie domande alla Fondazione?
1) Se il virus c'era già da prima perché il sistema sanitario non era così instasato e non si riscontrava un così alto tasso di morti?
2) Perché invece l'alto tasso di morti e ospedalizzati parte dopo la quarantena di Codogno?
3) Perché in nord Tirolo ci sono località scisitiche che hanno fatto infettare molti tursiti per tutta europa ma non si manifesta la stessa virulenza ne i medesimi tassi di mortalità del Sudtirolo?

Sono domande a cui non riesco dari risposte.

Fr., 27.03.2020 - 08:12 Permalink