Kultur | Il progetto

Vom Militär zu Meran

Si chiama “Campus M” l'ambizioso progetto che dovrebbe realizzare negli spazi militari del capoluogo del Burgraviato una cittadella della cultura.
Campus M
Foto: Campus M / Facebook

Un precedente c'è già, e non è neppure distante. Si tratta dell'ex Caserma Druso di Silandro, da qualche anno “rivisitata” come centro – denominato BASIS – che ruota attorno all'economia moderna, l'educazione informale, l'arte contemporanea e lo sviluppo socio-culturale. Una transizione auspicabile: crollano le impalcature strutturali che parlano di guerra, di militarizzazione del territorio, quindi di logica nazionale e nazionalista, di passato insomma, ed emergono spazi bianchi che possono suscitare la scrittura di storie civili, spazi o ambienti nei quali la popolazione è chiamata a convergere per creare insieme il proprio futuro. A Merano il progetto riguarderebbe l'area militare di Maia Bassa, dismessa da quasi 20 anni. Una superficie di circa 29 ettari dalla quale ricavare in prima istanza, dove ora si trova una parte dell'ex Caserma Rossi (1,5 ettari), un centro polifunzionale di vasta e trasversale ispirazione culturale (Campus M, il nome) che utilizzi i quattro edifici esistenti senza dismetterli definitivamente.

Una comunità creativa dentro la città

La descrizione del progetto, leggibile con un depliant firmato dai propositori, recita: “Campus M è una comunità creativa dentro la città, è slow, attento al contemporaneo, a dimensione umana, multi-linguistico, aperto e accogliente, sostenibile, cross-generazionale. Unisce il meglio dell'Alto Adige della cultura, dell'artigianato creativo, dell'agroalimentare di qualità. Un laboratorio della memoria per l'arte, l'architettura e la musica; è un sito per eventi e mostre, è un centro di ricerca e documentazione sul luogo e la sua storia”. Di tutto e di più, insomma, e contando anche sull'appoggio della politica non solo comunale (oltre all'interesse di Karl Zeller ci sarebbe anche l'impegno dei massimi quadri provinciali), le possibilità di realizzazione non dovrebbero essere remote.

Per parlarne abbiamo incontrato Max Carbone, libero professionista nell'ambito del marketing e della comunicazione, il quale fa parte di una “Kerngruppe” di caldeggiatori che annovera anche Arnold Mario Dall'O, Nadine Gottardi Armani, Hannes Egger e Max Schweigkofler. “L'areale in cui dovrebbe sorgere questo Campus – spiega Carbone – è al centro di una zona sensibile della città. A ridosso dell'ippodromo, nel tempo si sono fatte molte ipotesi sul suo possibile utilizzo. Si è parlato per esempio di spazi universitari, di edilizia abitativa, dell'allestimento di un parco o di laboratori da destinare alle start-up. Tante idee, ma nessuna concretizzazione. Stavolta, invece, pare proprio che siamo arrivati alla svolta decisiva. Fondamentalmente tutti sono d'accordo sul principio che dovrebbe guidare la riqualificazione dell'area, quindi si tratterebbe di passare finalmente dalla carta alla realtà, sfruttando un finanziamento di 4 milioni di euro già disponibile”.

La cultura è il contrario dell'odore di stalla e ci può far capire cosa significa vivere al confine tra influenze diverse

Carbone ci tiene soprattutto a far capire quale dovrebbe essere la visione da sostenere al fine di orientare l'impresa: “A me piacerebbe che questo luogo non venisse inteso soltanto come una proposta limitata alla città, ma come un vero e proprio centro propulsivo per fare di Merano un punto d'incontro alpino tra l'ambito culturale tedesco e quello italiano. Finora abbiamo avuto molte iniziative nominalmente improntate a questo spirito, basti pensare all'Euregio, però spesso ci si è ristretti alle dichiarazioni d'intenti. La cultura, che si basa per sua stessa natura sul concetto di interazione e commistione, potrebbe davvero rappresentare quel campo nel quale misurare concretamente che cosa significa vivere al confine tra influenze diverse”. Insomma, il contrario di quell'odore di stalla (Stallgeruch) che per molti versi ha caratterizzato la prima fase d'implementazione delle norme autonomistiche, cementando un sentimento di appartenenza fondamentalmente diviso tra le diverse sensibilità linguistiche della provincia, e che adesso si tratterebbe per l'appunto di superare pensando già in linea di principio ad una destinazione più larga.

Come detto, l'ipotesi di una spedita realizzazione del progetto non è più soltanto un'utopia legata al sogno di pochi interessati. I rappresentanti militari, gli architetti e i funzionari dell'amministrazione provinciale hanno già ispezionato l'area e gli edifici; esiste già un accordo con l'autorità militare sulla immediata assegnazione di una parte dell'areale dell'ex Caserma Rossi; è stato definito un contratto di affitto; c'è il sostegno da parte della Provincia Autonoma di Bolzano grazie all'interessamento personale del presidente Arno Kompatscher e dell'assessore Philipp Achammer. Se, indipendentemente dalla giunta comunale che si insedierà nel prossimo autunno, anche la politica cittadina desse un unanime e spedito via libera, i tempi per vedere avverarsi questa opera non dovrebbero essere più lunghi di due anni. Chi ama la cultura a Merano (e non solo a Merano) ha buoni motivi per rallegrarsene.

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Alberto Stenico Mo., 17.08.2020 - 05:42

Viva il Campus, abbasso i pregiudizi.
"L'odore di stalla" (Stallgeruch) che per molti versi ha caratterizzato la prima fase dell'implementazione delle norme autonomistiche", un'espressione dispregiativa che tante volte ho sentito in città nei confronti dei contadini di montagna.
Usarla anche per descrivere il clima nel quale sono state approvate le norme di attuazione dello Statuto di Autonomia, mi sembra una reiterazione di tale pregiudizio.

Mo., 17.08.2020 - 05:42 Permalink
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Max Carbone Mo., 17.08.2020 - 09:26

Antwort auf von Alberto Stenico

Stallgeruch è forma e contenuto di un sentimento culturale che capisco e rispetto. Le comunità possono evolvere come tornare indietro, dipende da molteplici fattori, interni ed esterni. In questo caso Stallgeruch è la garanzia di un legame col territorio e le sue tradizioni, anche se ne abbiamo annusato fin troppo, sia come altoatesini sia come sudtirolesi. Campus M evolverà solo nella misura in cui saremo (tutti) capaci di realizzare luoghi inclusivi e non esclusivi.

Mo., 17.08.2020 - 09:26 Permalink