Umwelt | Riforestazione

“Siamo noi ad aver bisogno del bosco”

E non viceversa. Ne sono convinti i giovani altoatesini promotori dell'iniziativa South Tyrol Plants. La prima piantumazione partecipativa nelle zone devastate da Vaia.
I partecipanti di South Tyrol Plants
Foto: Lisa Bringhenti

Un vero successo la manifestazione “South Tyrol Plants” organizzata da un gruppo di giovani altoatesini in collaborazione con la Ripartizione provinciale Forestale. Si tratta della prima piantumazione partecipativa realizzata in una delle zone devastate dalla tempesta Vaia di due anni fa.

Una settantina di persone, tra giovani, adulti e bambini, si sono trovati alla seggiovia di Obereggen, per salire insieme fino alla Malga Laner, dove hanno poi potuto piantare centinaia di piantine nella zona boschiva a fianco della pista da sci.

 

L’idea della manifestazione nasce da tre giovani amici, Matthias, Greta ed Ariane, i quali, affranti dal panorama degli alberi caduti durante la tempesta decidono di voler fare qualcosa a riguardo. Riuniti altri amici, gli otto organizzatori – giovani studenti e laureati tra i 19 e i 28 anni - hanno proposto all’ispettorato forestale di realizzare la prima piantumazione partecipativa in Alto Adige. L’evento si sarebbe dovuto tenere a giugno, ma a causa della pandemia in corso, è stato posticipato fino al 5 settembre. Per motivi di sicurezza la partecipazione è stata limitata a 70 persone. Ma chi è rimasto in lista d’attesa non si deve preoccupare, in quanto la manifestazione verrà proposta nuovamente la prossima primavera.

“Siamo molto contenti del grande successo in termini di partecipazione” decreta Ariane, la determinata diciannovenne insignita del titolo di Alfiere della Repubblica per il suo impegno in progetti di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali e di riforestazione. È proprio questo lo scopo della manifestazione, spiega Matthias: “Non solo piantare nuovi alberi, ma specialmente sensibilizzare le persone sull’importanza fondamentale dell’ecosistema boschivo. Vogliamo anche dare un messaggio intergenerazionale, in quanto gli alberi che vengono piantati oggi, saranno gli alberi che vedranno i nostri figli e nipoti”. Anche i partecipanti stessi sembrano aver compreso l’importanza della trasmissione di questi messaggi alle prossime generazioni: il pubblico si compone infatti di giovani studenti, ma anche di famiglie con bambini e adulti.

 

 

“È un giorno di festa” dichiara Mario Broll, Direttore della Ripartizione Foreste. “La mia felicità è vedere qui oggi bambini, ma anche ultrasessantenni e vedere che questi valori si trasmettono di generazione in generazione”. Broll spiega che il 92% degli alberi caduti durante la tempesta Vaia sono stati già rimossi, mentre i rimanenti si trovano su terreni impervi che vengono costantemente monitorati dal punto di vista scientifico. La forestale sta intervenendo con progetti di piantumazione su 1.000 ettari di bosco per riforestare velocemente queste zone e integrare il processo naturale di rinnovamento boschivo. I restanti 5.000 ettari circa verranno invece monitorati per i prossimi 10-15 anni: “In queste zone è molto probabile che la riforestazione avvenga come processo naturale, perché gli alberi rimasti in piedi sono in grado di seminare il terreno circostante” spiega Broll.

 

 

È fondamentale che gli effetti dei cambiamenti climatici vengano monitorati con attenzione perché creano situazioni di stress in tante zone. E per farlo è fondamentale che venga trasmessa la consapevolezza dell’importanza dell’ecosistema boschivo per le nostre vite. “Voi siete oggi i protagonisti. Il vostro compito è quello di trasmettere questi valori, che noi non riusciamo a trasmettere al meglio sui nostri canali: la città vive se la montagna è stabile e la montagna è stabile solo se lo sono i boschi” esorta Broll.

Come spiega Anna, una degli organizzatori, dottoranda di scienze forestali presso l’Università di Bolzano, gli ecosistemi naturali ci forniscono molteplici benefici. Alcuni sono abbastanza facili da distinguere, come il legname. Altri sono invece più celati e creano beneficio senza che noi interveniamo: l'emissione di ossigeno, il ciclo dei nutrienti, la protezione dei versanti, la regimazione delle acque, la mitigazione del cambiamento climatico e molto altro. “Il bosco non ha bisogno di noi, siamo noi ad avere bisogno del bosco” afferma Anna.

 

Dopo i discorsi di presentazione da parte degli organizzatori e della forestale è giunto il momento di piantumare. A ogni partecipante vengono consegnate alcune piantine di larice, abete rosso, pino mugo o sorbo degli uccellatori. Le buche nel terreno dello scosceso versante di fronte a malga Laner sono già state realizzate dai forestali nei punti più strategici. Non resta che piantare i piccoli alberi nelle buche e ricoprire di terra. L’entusiasmo dilaga, così come la sinergia tra i partecipanti delle più svariate età: c’è chi cerca nuove buche, chi porta nuove piantine e chi dispensa consigli sulla tecnica migliore per piantumare.

 

 

È un peccato che per vedere il risultato della piantumazione ci vorranno interi decenni. Ma i partecipanti non sembrano scoraggiati da ciò, anzi. La giovane Ariane, di Plants for the Planet, contagia tutti con il suo entusiasmo e racconta che secondo studi scientifici bisognerebbe piantare un trilione di alberi per ridurre di un terzo l’anidride carbonica prodotta dall’uomo e darci quindi più tempo per combattere il cambiamento climatico. “Sembra un numero esorbitante”, dice Ariane “ma se facciamo un calcolo, si tratta di piantare 150 alberi a testa”.

Come darle torto? Esistono ormai innumerevoli iniziative di riforestazione, basti pensare alla ormai celebre “Treedom”, la piattaforma web dove ognuno di noi può comprare o regalare una piantina e monitorarne la crescita a distanza. O basti pensare al motore di ricerca “Ecosia”, che dichiara di donare l'80% dei proventi ricavati dalla pubblicità online per sostegno a programmi di riforestazione in vari Stati del mondo.

Insomma, le iniziative in materia non mancano ed è importante che ci si attivi anche a livello locale. Sicuramente South Tyrol Plants rappresenta un ottimo punto di partenza nella lotta al cambiamento climatico.

 

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rotaderga Mo., 07.09.2020 - 09:53

Sicher positiv, besser als nichts. Aber wissen die Beteiligten wirklich Bescheid über das Ökosystem Wald. Welche Arten wurden gepflanzt, sind Laubbäume dabei, Sträucher usw zur Geländesicherung dabei? Sind die Pflanzen dem Boden angepasst? Sauerer Boden, kalkreicher Boden, karger Boden, Humus, Flachwurzler, Tiefwurzler usw. Oder hat man den Fehler der letzten Jahrhunderte wiederholt und nur Nadelnutzholz angepflanzt? Sind Futterspender für Vögel und Wildtiere dabei.
Oder hat man den Beteiligten nur Würstl und Cola kredenzt wie beim Baumfest in der Volksschule?
Hauptsache aber, ein bisschen bunt und englisch angehaucht.

Mo., 07.09.2020 - 09:53 Permalink
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Michael Steinwandter So., 13.09.2020 - 19:01

Super Aktion, und die Teilnahme von verschiedensten Leuten und Behörden ist zu begrüßen.

Schade dass einige immer noch jammern müssen und solche Aktionen schlechtreden müssen... (siehe Kommentare).
Hätte man den Artikel gelesen, würde man feststellen dass Lärche, Fichte, Latsche und Vogelbeere gepflanzt wurde und das Projekt von Forstbehörde und Wissenschaftlern begleitet wurde.
Vielleicht das nächste Mal mithelfen und sich das ganze selbst ansehen?

So., 13.09.2020 - 19:01 Permalink
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Michael Steinwandter Mo., 14.09.2020 - 21:02

Heute werden auf der ganzen Welt Bäume gepflanzt und ich verstehe, was Sie andeuten wollen: dass der Wald ja auch natürlich aufkommen könnte und uns nicht braucht, und durch die Bepflanzungen hauptsächlich die Forst bzw. die Besitzer (wirtschaftlich) profitieren werden.
Das war wohl eine Anspielung auf "Der Erde benötigt die Menschen nicht, aber die Menschen die Erde".

Trotzdem sind Baumbepflanzungen - wenn eben mit den richtigen Arten - zu begrüßen, denn sie beschleunigen die Wiederaufforstung immens. Ein natürlicher Wald würde leider viel länger benötigen, junge Keimlinge von Wild und Weidevieh immer wieder am Heranwachsen gehindert und wir müssen so viel Bäume wie möglich wieder pflanzen, denn jeder gepflanzte Baum bindet CO2 und wirkt auch der Rodung entgegen, also ein Nutzen für alle.

Dass die Bäume dort gepflanzt wurden wo vor 2 Jahren noch ein dichter Wald stand, ist logisch und auch zu begrüßen, und da mehrere Stakeholder dabei waren, gehe ich davon aus, dass nicht "wild drauflos" gepflanzt wurde, sondern schon genau(er) überlegt wurde wie und wo.

Leider gibt es bei uns keine "freien Wälder" mehr, und auch wenn man ein Stück Wald sein eigen nennen möchte, muss man die Regeln der Forst respektieren. Dafür können Wälder in anderen Teilen der Welt geschützt werden, bzw. bei der Aufforstung durch Spenden oder einfach durch das Suchen im Internet geholfen werden (einfach statt Google ECOSIA.org nehmen) ;-)

P.S.: Ich wollte niemanden als ingorant bezeichnen! Ich finde nur schade dass zur Zeit bei jeder mMn positiven Aktion negative Aspekte gesucht werden. Wir benötigen einfach mehr Optimismus!

Mo., 14.09.2020 - 21:02 Permalink