Chronik | Rischio geologico

Imbrigliare il Virgolo

“Versante con blocchi instabili”: nuovo intervento di messa in sicurezza dopo il brillamento del febbraio 2020. Barriere, reti metalliche, progetto da un milione di euro.
Virgolo, progetto, consolidamento
Foto: Provincia Bolzano

La Provincia di Bolzano procede per mettere nuovamente in sicurezza il Virgolo, il monte a est del capoluogo altoatesino, che presenta ulteriori rischi di instabilità dopo il brillamento effettuato nel febbraio 2020. Il progetto del valore di un milione di euro, oggetto del bando di gara appena pubblicato sul portale provinciale, riguarda l’installazione di tre distinte barriere paramassi e varie opere di consolidamento di singoli blocchi con ancoraggi in roccia, funi d’acciaio o reti metalliche. L’obiettivo è scongiurare il pericolo di distacco di massi di dimensioni di uno o due metri cubi e proteggere la strada statale 12 del Brennero situata alla base della parete.

 

Contro la caduta massi

 

Il progetto intitolato “Mitigazione del pericolo di caduta massi mediante l’installazione di barriere paramassi, il fissaggio di rivestimenti in rete metallica e la realizzazione di consolidamenti puntuali” (importo complessivo dei lavori un milione e 42.364,47 euro) è curato dall’ufficio geologia e prove materiali, inserito nella ripartizione edilizia dell’amministrazione.

 

 

Nella relazione tecnica si considera in premessa l’intervento effettuato a inizio anno, quando per il brillamento di un blocco roccioso di circa 300 metri quadrati che minacciava la viabilità sottostante erano state chiuse temporaneamente sia la Ss 12 che l’autostrada. “In seguito al brillamento eseguito con successo - si legge -, sempre in ambito degli interventi di somma urgenza, è stata installata una barriera paramassi da 3.000 kiloJoule, altezza 6 metri e lunghezza 50 metri al piede del settore interessato dal canalone. Tale intervento è stato realizzato allo scopo di mettere in sicurezza la strada statale 12 contro i blocchi e i massi di crollo accumulatisi sul canale detritico”.

 

 

Non è però finita, come precisano gli esperti (la relazione tecnica allegata, datata marzo 2020, è firmata dai progettisti Francesco Di Lorenzo, ingegnere, e Ursula Sulzenbacher, geologa, dello studio Baukanzlei di Brunico). C’è un’ulteriore area di indagine che “si estende per circa 27.000 metri e si colloca sul versante nord del Virgolo, una propaggine rocciosa relitta che ha resistito alle forze modellanti ed erosive dei ghiacciai che hanno smantellato parte dell’edificio vulcanico atesino e successivamente riempito la valle dell’Adige con materiali di deposito alluvionale, dando origine alla piana sulla quale sorge la città di Bolzano”.

Il versante, proseguono i tecnici, comprende una fascia tra 266 e 400 metri di quota. È lì la zona posta sotto particolare attenzione: “Le porzioni di versante con maggior distacchi di blocchi instabili si estende sulla parte superiore, in questi 90-100 metri di dislivello durante i nostri rilievi eseguiti sono stati individuati blocchi instabili, che verranno messi in sicurezza in questo progetto”.

 

 

La colpa? Il ritiro del ghiacciaio

 

Fa specie pensare che l’instabilità del versante dipenda, secondo quanto precisano i progettisti, dal ritiro dei ghiacci che un tempo coprivano massicciamente l’arco alpino. “Il ritiro del ghiacciaio ha contribuito a fratturare e modellare la roccia e il tratto di versante sommitale che nei primi 100 metri ha causato lo sviluppo di una sistema di fratture e di superfici di taglio subverticali. Ció ha provocato un detensionamento dell’ammasso roccioso che comporta la destabilizzazione di blocchi tra 1 e 2 metri quadri (dimensioni di base per le simulazioni di crollo effettuate). I blocchi più grandi verranno consolidati in loco in ambito del presente progetto”.

 

Barriere, funi e reti metalliche

 

Le contromisure sono dunque le barriere paramassi e le opere di consolidamento. Le prime sono tre distinte file di protezioni con differenti classi di energia: 500, 2.000 e 3.000 kiloJoule. L’altezza prevista è di 3,5 metri per le prime, di 6 metri per le altre due. I montanti sono ancorati tramite calcestruzzo armato e micropali, con tirafondi metallici dotati di doppia protezione anticorrosiva .

 

 

Seguono le opere di consolidamento attive. Si va dal consolidamento di singoli blocchi con ancoraggi in roccia all’ancoraggio a funi d’acciaio di singoli blocchi, comprendendo la messa in sicurezza di volume di circa 20 metri con pannelli in rete e funi d’acciaio.

Il progetto prevede infine il riutilizzo completo del materiale di scavo non inquinato e una “particolare attenzione per evitare di danneggiare la vegetazione esistente”.