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La rivoluzione di WhatsApp

Dall’8 febbraio scattano nuovi termini di servizio: o si accettano o non si potrà più usare l’app. Cosa cambia e quali alternative ci sono? Il CTCU risponde.
WhatsApp
Foto: Pixabay

Gli utenti italiani di WhatsApp stanno ricevendo in queste ore le notifiche sulle nuove regole d’uso della piattaforma. A partire dall’8 febbraio, infatti, verranno applicati alla popolare app di messaggistica termini e condizioni aggiornati e se non verranno accettati non si potrà più usufruire del servizio.

Il motivo di questa novità, spiega il Centro Tutela Consumatori Utenti altoatesino, sta in una nuova funzione, la cosiddetta “WhatsApp Pay”, non ancora attiva in Italia, ma che in futuro fornirà al servizio di messaggistica una modalità di shopping e di pagamento.

I nuovi termini riguardano l’utilizzo dei dati da parte di “WhatsApp di Facebook”: le nostre interazioni sul servizio di messaggistica saranno trasferite a Facebook (la casa madre) e viceversa, e utilizzate per scopi di marketing. Cosa significa questo? Se contattiamo un’azienda tramite WhatsApp, poi ci appariranno anche i suoi annunci su Facebook.

Cosa possono fare quindi i consumatori? Se non vogliono accettare le nuove (e non negoziabili) condizioni potranno scegliere un servizio di messaggistica alternativo, come Threema o Signal.

Siamo tutti consapevoli, almeno inconsciamente, che con ogni ‘mi piace’ divulghiamo anche i nostri dati

“Per il momento non ci dovrebbero essere grandi cambiamenti - commenta Gunde Bauhofer, direttrice del CTCU -. Tuttavia siamo tutti consapevoli, almeno inconsciamente, che con ogni ‘mi piace’ divulghiamo anche i nostri dati, e che questi dati possono essere utilizzati per azioni di marketing. Il fatto che questo cambiamento di condizioni sia ‘drastico’ o meno dipende anche dall’utilizzo che si fa di questi due servizi”.

Infine degna di nota è anche un’altra questione che vede coinvolti Facebook e WhatsApp dall’altra parte dell’oceano: la Commissione federale del Commercio degli Stati Uniti e 48 Stati americani hanno citato in giudizio Facebook a dicembre, chiedendo la vendita dei servizi WhatsApp e Instagram.

 

 

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Gianguido Piani Fr., 08.01.2021 - 17:13

Intanto la Commissione europea dorme, dorme, dorme...
Ci vuole così tanto a farsi in proprio questi servizi? Dobbiamo continuare a foraggiare multinazionali commerciali americane e accettare unilateralmente le loro condizioni?

Fr., 08.01.2021 - 17:13 Permalink