Pasque di sangue
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Pasque di sangue

Come riemerge l’antisemitismo

Mi si perdonerà, spero, se invece che della Pasqua che mezzo mondo (forse meno) festeggia in queste ore mi occuperò, in queste poche righe, di pasque al plurale. La storia è quella, nota ma non molto conosciuta dal grande pubblico, delle cosiddette pasque di sangue, uno dei più terribili scellerati capi di imputazione elevati, nel corso dei secoli, nei confronti delle comunità ebraiche di mezza Europa.

Si tratta, in buona sostanza, di questo: predicatori, inquisitori, cacciatori di ebrei di ogni fatta fanno circolare la sinistra leggenda secondo la quale quelli che definiscono giudei deicidi hanno l’abitudine, per celebrare i loro nefasti riti pasquali, di rapire e sacrificare bambini cristiani. Ogni volta che un bambino scompare, se nelle vicinanze vi è una comunità ebraica c’è il rischio che scatti la tremenda ritorsione. Il pogrom, i massacri, il sangue, quello vero e non inventato, che scorre a fiumi.

Uno degli episodi più noti dell’intera e orrenda catena che avvolge in quegli anni molti paesi d’Europa, ha come teatro la città di Trento dove, il 23 marzo del 1475 scomparve un bambino chiamato Simone, il cui corpo fu ritrovato alcuni giorni dopo. Il meccanismo del capro espiatorio scattò implacabile. Gli ebrei della città furono incarcerati, processati con l’uso allora benedetto della tortura più feroce, condannati e messi a morte. La storia, da allora, è stata raccontata molte volte. Per chi volesse saperne di più c’è un bel video realizzato dagli esperti del Museo storico di Trento.

Il povero Simone ebbe però un destino abbastanza particolare. La Chiesa lo arruolò senza esitazioni nel martirologio cristiano, proclamandolo santo e favorendo un culto particolare della sua memoria e della sua immagine. Un fatto non deve stupire in un contesto nel quale il filone cattolico dell’antisemitismo ha sempre mantenuto solide radici, tanto che solo in anni molto recenti è stato modificato il testo della liturgia del Venerdì Santo che conteneva sino allora la terribile preghiera Oremus et pro perfidis Judaeis.

Rimuovere dagli altari la santità del martire Simone, ribattezzato per acclamazione popolare San Simonino, si era giunti con qualche anno di anticipo, ma non troppi. Il suo culto è stato mantenuto vivo nel corso dei secoli ed era particolarmente sentito, ovviamente, in quel di Trento dove gli era stata intitolata anche una strada. Ancora negli anni 50 il dipinto che lo raffigurava era portato in processioni seguite da una folla di fedeli che, si presume, alternavano alle preghiere imploranti la grazia, cupe meditazioni sulla ferocia cannibale dei perfidi giudei.

A decretare la fine del culto, la rimozione di Simone dal martirologio era stato il Concilio Vaticano II, nell’ambito di una profonda revisione dottrinale sul rapporto con le altre religioni e in particolare con quella ebraica. Un riconoscimento dei torti compiuti anche sulla base di una profonda ricerca storica che non aveva tardato a riconoscere la totale falsità di quelle e di molte altre accuse.

Sin qui la parte della nostra storia che si ferma ad alcuni decenni fa e che forse non sarebbe stato neppure necessario recuperare se non avesse avuto, ai tempi nostri, degli sviluppi incredibili e preoccupanti al tempo stesso.

Si è detto che il culto del Simonino si nutriva anche della devozione ad alcune immagini, rimosse anch’esse dagli altari, non senza qualche dissenso da parte delle frange più conservatrici del mondo cattolico.

Succede ora che sul sito Internet di un pittore pugliese, piuttosto noto anche a livello internazionale, compare un quadro, ancor fresco di vernice che riprende in pieno l’iconografia quattrocentesca sulle pasque di sangue e che in particolare rievoca con una fedeltà ai limiti del grottesco, il sacrificio mai avvenuto del piccolo Simone. L’artista, specializzato in opere a carattere religioso, vicino, secondo quanto affermato da alcuni quotidiani, agli ambienti che amano essere definiti tradizionalisti della Chiesa cattolica, ha dunque scelto e volutamente ostentato un tema, quello dei sacrifici rituali perpetrati dai perfidi giudei, che pareva essere stato consegnato all’archivio delle più terribili aberrazioni compiute nel corso dei secoli in nome della religione. Tutta la storia, per chi desiderasse approfondirla e minuziosamente ricostruita in un articolo comparso recentemente sul quotidiano on-line Il Post.

A far rabbrividire è il fatto che, per negare il processo storico che ha portato a riconoscere la totale falsità di questa ed altre vicende connesse alla persecuzione degli ebrei e ad abolire il culto del martire Simone, questi ambienti non trovino di meglio che approfittare di una ricerca storica condotta da uno dei maggiori studiosi italiani dell’ebraismo, Ariel Toaff, che è andato ad indagare minuziosamente gli ambienti ebraici dell’epoca in cui si svolsero avvenimenti come quello di Trento, arrivando ad ipotizzare che, in qualche caso, non siano da escludere comportamenti che possano aver in qualche modo attizzato l’ira antisemita. Un libro complesso a sua volta oggetto di pesanti critiche, ma che si muove sul piano della ricerca storica e che in nessun modo può essere utilizzato per recuperare addirittura la memoria di avvenimenti così nefasti.

Eppure è proprio quello che fanno determinati ambienti. Per rendersene conto chi può contare su uno stomaco forte può dare un’occhiata a siti come questo.

Dell’intera vicenda ci si potrebbe sbarazzare considerandola come il frutto marcito di tempi ormai passati, incubi che passano solo per la mente di qualche ottuagenario incatenato dalla memoria ad un’epoca del tutto passata agli archivi.

Sarebbe però un errore, così come si sta rivelando ogni giorno di più uno sbaglio l’aver considerato per troppo tempo come semplici e disgustose aberrazioni mentali di qualche inguaribile fanatico il recupero della mitologia e della prassi politica del nazismo e del fascismo.

La realtà è che queste funebri ideologie, o nel caso di specie teologie, stanno uscendo con impeto dalle catacombe della ragione nelle quali erano rimaste confinate e conquistano adepti e proseliti anche e soprattutto tra i giovani. Basterebbe, tanto per fare solo un esempio, considerare il peso che il cosiddetto movimento teocon ha acquistato nella realtà politica americana o il ruolo, per venire ad un paese europeo più vicino a noi, che le frange ultrareazionarie della Chiesa polacca stanno svolgendo per la costruzione di un paese nel quale il livello di democrazia e i diritti della persona sono sempre più messi in dubbio.

E così anche ridipingere su una tela il falso martirio di Simone da Trento diventa un’ostentazione pubblica di un credo, quello dell’antisemitismo cattolico, che, pur distinguendosi nell’analisi storica da altre correnti, ha finito per portare un contributo determinante alla nascita e allo sviluppo della teoria e della prassi delle persecuzioni contro il popolo ebraico.

Così ai tempi del piccolo Simone da Trento, così negli anni recenti della Shoah.

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Hartmuth Staffler Sa., 03.04.2021 - 16:31

Man sollte vielleicht auch erwähnen, dass der beinahe zum Heiligen der katholischen Kirche gemachte Alcide Degasperi ein glühender Verehrer des Simmerle von Trient war. Er hat in seiner Studienzeit in Wien, in den Dunstkreisen der christlichsozialen Antisemiten, in denen sich Degasperi bewegte, Vorträge über das Martyrium des Simonino gehalten.

Sa., 03.04.2021 - 16:31 Permalink
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Hartmuth Staffler Mo., 05.04.2021 - 16:20

Ich habe sogar ein ganzes Buch über den christlichsozialen Antisemitismus geschrieben. (Krummstab und Krummnase, der Antisemitismus in der christlichsozialen Presse Tirols). Und ich bin in meiner Zeit im Gemeinderat in Brixen immer gegen die Wand gerannt, wenn ich ein auch noch so kleines Zeichen der Solidarität mit unseren vertriebenen jüdischen Mitbürgern gefordert habe. Die SVP war immer dagegen, weil man das den Italienern nicht zumuten könne.

Mo., 05.04.2021 - 16:20 Permalink