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Foto: Salorno 1981
Società | Tra gli scaffali

La Chiusa e il fiume

Storia e storie di Salorno

Piaccia o non piaccia, il paese di Salorno occupa un posto del tutto particolare sulla sia pur variegata carta geografica dei comuni altoatesini.

A determinare questa spiccata singolarità i sommovimenti geologici avvenuti in ere lontane che hanno provocato l’emersione di una sorta di sbarramento che va a chiudere la valle proprio qualche chilometro a meridione del luogo dove, in tempi storici, sorsero le case. E poi la storia che, in un fluire a tratti convulso di popoli in movimento, determinò, ad un certo punto, che quella chiusa, diventasse confine linguistico, mai politico, mai chiuso, tuttavia, ad un reciproco interscambio di uomini, di imprese economiche, di cultura.

Non è un caso che anche oggi Salorno sia il laboratorio dove con più intensità si sperimenta il non sempre facile inserimento dell’antica realtà mistilingue dei nuovi immigrati. Salorno è anche il luogo dove ci si ferma lungo il viaggio. Oggi i traffici corrono lungo il nastro autostradale, al centro della vallata, ma l’antica strada del Brennero che ripete il segno tracciato dalla Claudia Augusta romana è ancora una rotta essenziale, vista dall’alto della montagna, dove si snoda il sentiero del Dürer, via alternativa verso la pianura veneta.

E poi c’è il fiume.

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È più che giusto che il sottotitolo del volume celebrativo voluto dall’amministrazione comunale per raccontare con un formidabile apparato iconografico la storia del paese dalle origini ai giorni nostri sia proprio “Una storia lungo il fiume”. A Salorno l’Adige è qualcosa di molto di più della via d’acqua sulla quale gli abitanti degli altri paesi della valle si affacciavano per i commerci, per i viaggi, per la pesca. A Salorno il fiume è un vicino di casa, a pochi metri dalle abitazioni, una presenza costante, nel bene e nel male, con la fertilità assicurata alle terre coltivate e con l’incubo delle alluvioni, con quelle notti passate sugli argini in attesa dell’ondata di piena. Quella del 1981, con il paese ricoperto di acqua e fango sin quasi a lambire l’ingresso della parrocchiale, non è che l’ultima di una lunga serie di piene disastrose, nelle quali il grande fiume ha rotto le barriere costruite dall’uomo per ingabbiarlo, andando magari a riprendersi il corso antico. Tutto questo e molto di più il libro racconta. Lo fa con i testi agili e accattivanti ma perfettamente documentati degli autori Carlo Romeo, Christian Terzer, Andreas Raffeiner. Lo fa con una mole impressionante di testimonianze fotografiche tra le quali, e non poteva essere altrimenti, spiccano quelle stupende di un fotografo come Albert Ceolan che ha raccontato sulle grandi riviste e nei suoi libri la natura di mezzo mondo ma che continua a puntare l’obiettivo nel cortile di casa, tra i vicoli del paese, sulle pendici del Parco di Monte Corno per cogliere i segreti di una natura e di un paesaggio che non si stanca mai di inseguire nel suo mutare. Lo fa, ancora, col bellissimo progetto grafico di un altro Ceolan, Renato, che è riuscito a fondere il segno grafico, l’immagine e i testi in un fluire affascinante.

Adesso le donne gli uomini di Salorno, quelli di ceppo antico e quelli arrivati magari solo da poco, da terre lontane, avranno la possibilità di sfogliare le 317 pagine del volume e di appropriarsi per un po’ di tutti i segni che la natura e la storia hanno lasciato sulla terra in cui vivono.