Società | L'intervista

“Il loro successo è anche il nostro”

Un obiettivo da puntare, un sogno da realizzare nel mondo del lavoro fra sfide e soddisfazioni, le storie di chi ce la fa. La formazione secondo Lisa Rinaldo di U-Academy
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Lisa Rinaldo

Massimizzare il proprio potenziale e trasformare le aspirazioni personali in successi professionali: come riuscirci? Scommettendo su se stessi, prima di tutto. Ne abbiamo parlato con Lisa Rinaldo di U-Academy, cooperativa sociale consortile - accreditata presso l’ufficio del Fondo sociale europeo - che si occupa di erogare formazione a 360°.

 

Rinaldo, quando inizia l’avventura di U-Academy?

Nel 2017, da un’idea di Gernot Seebacher, presidente della U-Academy. Siamo accreditati con il Fondo Sociale Europeo e ci attiviamo su tutti i bandi possibili: aziendali, per disoccupati, per i migranti, per le scuole, operando anche nell’ambito sociale, in collaborazione con la cooperativa Sorriso Academy.

Quali sono le più forti richieste di formazione da parte delle aziende?

Nella maggior parte delle nostre imprese c’è molta formazione sulla leadership, gestione dei conflitti, vendita, dunque parliamo soprattutto di un livello teorico. Le aziende ci richiedono un piano formativo, per quanto riguarda migranti e disoccupati abbiamo più “spazio di manovra”: guardiamo gli annunci di lavoro, valutiamo ciò che a noi sembra interessante sul mercato, redigiamo i piani formativi e poi andiamo alla ricerca di partecipanti interessati a quel determinato settore. In merito alle scuole, invece, con la mia collega Federica Tonini abbiamo appurato la grande necessità di inserire figure di educatori all’interno delle lezioni e per il doposcuola.

Capita che alcuni gettino la spugna, ma coloro che sono arrivati fino alla fine del percorso ad oggi lavorano tutti e questo ci riempie davvero di gioia

È difficile convincere i datori di lavoro ad assumere persone che sono state lontane per lungo tempo dal mondo del lavoro, o che non vi sono mai entrate?

In questo senso abbiamo notato grosse differenze rispetto ai settori. Ad esempio nel caso di un piano per il comparto agroalimentare in Alto Adige ci siamo interfacciati con persone che non erano mai riuscite a trovare nemmeno un primo impiego, se non per pochi giorni, o che conoscevano a malapena la lingua italiana. Si trattava di un corso per disoccupati di lunga data e devo dire che è stato veramente un successo. Vede, capita che alcuni gettino la spugna, ma coloro che sono arrivati fino alla fine del percorso ad oggi lavorano tutti e questo ci riempie davvero di gioia.
Ci siamo messi anche nei panni delle aziende: è lecito avere delle riserve su un candidato che ahimè presenta carenze non solo a causa della poca esperienza ma anche per la mancanza di continuità sul lavoro, eppure dopo il corso formativo tutti i ragazzi che abbiamo accompagnato al colloquio per lo stage (lo step prima dell’inserimento lavorativo vero e proprio) si sono fatti notare.
Il Fondo Sociale Europeo infatti fornisce la possibilità di poter inserire in stage, senza spese aggiuntive per le aziende, i nostri partecipanti che in questo modo possono dimostrare il loro valore. Molti migranti ad esempio hanno trovato lavoro soprattutto nell’ambito agroalimentare, ma anche in cucina e nel settore delle pulizie, più difficoltà e ostacoli abbiamo invece incontrato con il green marketing, dove è richiesta una figura più impiegatizia e requisiti come titoli di laurea e bilinguismo.

La più grande soddisfazione nel fare formazione?

Vedere queste persone realizzarsi. Il loro successo è anche il nostro. Posto che la U-Academy non ha il dovere di trovare un’occupazione ai partecipanti, ci teniamo che il corso abbia comunque un seguito, non abbandoniamo i ragazzi e cerchiamo di dar loro una mano. Certo, è giusto che trovino da soli la loro strada ma noi ci siamo.

Qualche risultato ottenuto dagli studenti che hanno frequentato i vostri corsi che vi è rimasto particolarmente impresso nella memoria?

Di esempi ce ne sarebbero molti. Ricordo un ragazzo straniero, ventenne, che non aveva ancora mai lavorato e che conosceva appena due parole di italiano e faceva dunque molta fatica a comunicare. Ebbene, a fine corso è riuscito a presentarsi benissimo in lingua italiana e a imparare termini complicati, insomma è stato in grado di seguire le lezioni nonostante la difficoltà linguistica e poi a fare un primo stage in un panificio. Oggi ha un contratto in un supermercato dove il contatto col pubblico è all’ordine del giorno, mica male per uno che fino a poco tempo prima non parlava nemmeno la lingua. Ricordo poi un ragazzo di nazionalità italiana molto introverso, insicuro, che aveva difficoltà a socializzare. Aveva bisogno di un ambiente protetto dove poter lavorare e siamo riusciti a trovarglielo. Nei nostri corsi peraltro sono previste ore individualizzate con una nostra collaboratrice psicologa e dunque grazie a un supporto efficace a tutto tondo il ragazzo ha ottenuto un contratto di un anno, prorogato, in una cooperativa sociale, dopo aver finito lo stage. E ancora: un ragazzo migrante che, fatto il corso, oggi lavora in una famosa pizzeria di Merano, più volte premiata. Vederlo in una foto di gruppo, con il premio in bella vista, è stato impagabile.

Il Fondo Sociale Europeo fornisce la possibilità di poter inserire in stage, senza spese aggiuntive per le aziende, i nostri partecipanti che in questo modo possono dimostrare il loro valore

Invece quali sono le principali criticità che limitano le potenzialità della vostra offerta formativa?

Onestamente trovare partecipanti non è semplice, e una volta trovati bisogna anche mantenerli. Il punto è che per molte ore non possono lavorare, secondo i criteri del Fondo Sociale Europeo infatti devono essere disoccupati per tutta la durata del corso e i corsi sono lunghi. Per tutto il tempo devono tenere alta la motivazione, venire in aula, non fare assenze. Il piano agroalimentare, ad esempio, è iniziato con 10 partecipanti e si è concluso con 5, che però lavorano tutti.
Ora è in partenza un corso dedicato alle donne per formarle come contabili. Per i migranti invece replichiamo il piano agroalimentare - sono principalmente loro i disoccupati di lunga durata in Alto Adige.

Come immagina la formazione del futuro?

Qualcosa di buono nato durante il lockdown c’è stato: la formazione online, per esempio, che prima non era permessa dal FSE. Soprattutto per i disoccupati e i migranti la possibilità di frequentare i corsi online è un grande beneficio, del resto anche solo prendere l’autobus e venire ogni volta in sede è un costo. L’online è un vantaggio anche per le aziende: ognuno può collegarsi dal proprio computer e fare formazione senza troppi spostamenti e perdite di tempo. La formazione in presenza non ha prezzo, beninteso, però l’auspicio è che il Fondo non elimini la possibilità dell’online anche perché la formazione sarà sempre più “smart”.
Riguardo le tematiche ritengo utile fare tanta formazione sulla gestione delle nuove generazioni che, a quanto pare, sembrano essere più difficili delle precedenti a livello scolastico e aziendale. In ogni caso proseguire nel solco che abbiamo tracciato funziona, siamo molto soddisfatti.