Cultura | giovani critici

Un meraviglioso viaggio nel tempo

Probabilmente la migliore prova fino ad ora dell'Orchestra Haydn, con l'appassionata violinista Anna Tifu e il direttore J. Axelrod
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Anna Tifu

Ha stupito la Haydn, che martedì 30 gennaio alle ore 20:00, presso l’Auditorium Haydn di Bolzano ha fatto un viaggio temporale, partendo dal tardo classicismo/inizio romanticismo di Mendelssohn, proseguendo poi il cammino musicale in atmosfera romantica con Franz Schreker e arrivando infine al prolifero compositore Kurt Weill, universalmente noto per le musiche dell’Opera da tre soldi del 1928.

Complimenti al direttore J. Axelrod, americano di nascita e residente in Svizzera, che è riuscito con grande maestria a giocare con l’orchestra coinvolgendola e trasmettendo a quest’ultima, ma non solo, molto bene le emozioni e l’essenza della musica eseguita. A momenti sembrava ballare o prendere in mano uno strumento dell’orchestra e con loro farsi trasportare dalla musica.

Non da meno era anche la giovane violinista Anna Tifu, nata a Cagliari nel 1986, che ha suonato con grande professionalità il concerto per violino e orchestra in mi minore di Mendelssohn, uno tra i più grandi e sicuramente molto complessi concerti per violino. A brano concluso, prima del solito intervallo di mezz’ora, ci ha offerto un assolo, senza orchestra e direttore, trasportando il pubblico in spazi e tempi complettamente diversi: la musica rumena di metà novecento di Georges Enescu con impressions d’enfance. Ottima scelta, quella di concludere la prima parte della serata, dopo due brani di Mendelssohn, con appassionata musica rumena piena di glissandi, dissonanze e tensioni, con continui slittamenti di velocità esecutiva.

Ad aprire il concerto è stata la musica dolce de La fiaba della bella Melusina, Ouverture, op.32 di Mendelssohn. Sin dai primi minuti si poteva intuire che la serata prometteva molto: l’orchestra era gìa in partenza molto carica e dinamica riuscendo a trasmettere appieno lo spirito mendelssohniano. Questo si è riaffermato e ulteriormente svilluppato anche nel secondo brano, il già citato Concerto per violino e orchestra in mi minore, op.64, nel quale troneggiava la solista, senza trascurare però il valore dell’orchestra.

Dopo l’intervallo, l’orchestra ha ripreso con l’Intermezzo per archi, op.8 di Franz Schreker, nato nel 1878 a Montecarlo. Compositore molto noto all’epoca, soprattutto nell’area tedesca e anglosassone. Morì nel 1934, dopo essere stato destituito dai nazisti perché ritenuto artista “degenerato”. La sua produzione musicale, oltre che teatrale dimostra ovviamente tutt’altro, e in questo brano, per soli archi era evidente la sua capacità e talento ad esprimere quel sentimento del “sublime” incarnato dal Romanticismo.

La serata si è conclusa in atmosfera novecentesca, con le melodie nuove della Sinfonia n.2 di Kurt Weill. Grande il finale della sinfonia: un presto carico di energia che ha lasciato senza fiato.

Mosso dall'entusiasmo, ho voluto a fine concerto scambiare quattro chiacchiere con una orchestrale: «La nostra migliore esecuzione della stagione!» Fino ad ora...

Liceo Pascoli classe 5M - indirizzo musicale

Linard Vogt