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Parole del tempo: Risentimento

Un progetto comune di arti, musica e letteratura a cura di Meran/o Arte, Conductus e Alpa Beta Verlag. Un esempio? “Le vite lontane” di Anna Rottensteiner
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Foto: Zeitworte

Si cominciano a vedere in giro i grandi manifesti che annunciano un nuovo progetto davvero interessante e interdisciplinare che unisce arti visive, musica e letteratura e altrettante organizzazioni culturali che le diffondono in città, e non solo. Stiamo parlando di Zeitworte – Parole del tempo, a cura di Kunst Meran/o Arte, Conductus e Alpha Beta Verlag, che a intervalli più o meno regolari propongono parole chiave attraverso la cui lente osservare la nostra realtà e la cui prima edizione è dedicata al “Ressentiment” ossia il “Risentimento”. Sul vocabolario della Treccani troviamo il seguente significato linguistico: “stato d'animo di chi è risentito, irritato contro qualcuno per un comportamento ritenuto ingiusto o offensivo, con le preposizioni verso, contro: provare risentimento verso (o contro) qualcuno”. I sinonimi indicati sono “rancore, animosità, astio, acredine, livore, sdegno, irritazione, amarezza, acrimonia” e il suo contrario “il perdono”. Ovvio, poiché - come si legge nel comunicato stampa - lo scrittore Malachy McCourt lo aveva definito alquanto argutamente così: “è come se tu prendessi del veleno e aspetti che l’altra persona muoia”. Chi non lo conosce questo status che ti rode dentro? Pare che sia segno del nostro tempo, visto che ben tre attori della cultura cittadina/provinciale lo hanno scelto per misurare la temperatura emotivo-realistica presente nella nostra società contemporanea. Conductus con Marcello Fera nei ruoli di direzione artistica, direttore d’orchestra, violinista e compositore ha messo assieme cinque serate a tema per Sonora 703 (dal 20 marzo al 17 aprile).


Kunst Meran/o Arte inaugura la nuova mostra il prossimo 7 marzo con tredici artisti che si sono occupati di questo concetto nelle loro opere create ex novo, mentre Edizioni Alpha Beta Verlag ha già messo da tempo in cantiere pubblicazioni nelle due lingue, tedesco e italiano, tra cui Ressentiment II, una raccolta di racconti scritti ad hoc sul tema a cura di Giovanni Accardo. Alessandro Banda, Giorgio Falco, Elena Stancanelli, Giorgio Vasta e Nadia Terranova sono i cinque autori scelti che scrivono in lingua italiana e saranno successivamente tradotti in lingua tedesca e pubblicati dall’editore partner del progetto, il Limbus Verlag di Innsbruck. Ci saranno anche scrittori di lingua tedesca, poi tradotti in italiano e pubblicati da alpha beta. Ogni quintetto immagina storie determinate da questo particolare sentire, che cosa esso può stimolare o far scaturire a livello personale ma anche sociale, quali sono le evoluzioni e/o involuzioni sul piano umano, anche il più intimo, per indicare vie, dinamiche e spirali di questo strano virus, che, questo sì può far ammalare e uccidere davvero a largo raggio una comunità. Non a caso si è voluto, con questo progetto, puntare il focus sulla gente in uno spazio, diviso da un confine geografico-politico, e una volta tanto non insistere sulle (troppo) diffuse voci e teorie populiste che già conosciamo quanto piuttosto sulle più intimiste relazioni a tu per tu tra parola e anima di ogni lettore e lettrice. E’ così che si fuoriesce dal solito dibattito di frontiera culturale, linguistica ed etnica per entrare in uno molto più specifico dell’umano in generale: i sentimenti e le emozioni di ognuno e di ognuna nei confronti dell’altro e dell’altra, chiunque essa o esso sia.


Una vera punta di qualità esiste già, nel senso che dello stesso progetto fanno parte anche autori già pubblicati che vengono tradotti nell’una o nell’altra lingua avendo trattato questo tema nel loro romanzo, come ad esempio Le vite lontane di Anna Rottensteiner, fresco di stampa in italiano per merito di alpha beta, già uscito in tedesco nel 2016 presso edition laurin col titolo originale Nur ein Wimpernschlag (effettivamente difficile da rendere in italiano, essendo la sua traduzione letterale “era solo un batter d’occhio” oppure “basta un batter d’occhio”). Carla Festi rende bene nel suo bel linguaggio l’originale in tedesco che trasuda di rimandi plurilivellari originati da parole e frasi nonché il raccordo con il “risentimento” già presente nella citazione iniziale di un verso di una canzone del cantautore italiano Francesco De Gregori: “E guarda l’amore/ che non ha commenti da fare./ L’amore comunque che non ha paura/ del mare da attraversare.”

 

La capacità di Rottensteiner/Festi di rendere in un’unica frase l’ampia dimensione generale di questo tema apre questo romanzo a una ricezione a dimensione planetaria, benché ci siano in qua e là alcune indicazioni geografiche, posandosi al pari di un epos cinematografico che aveva fatto il giro del mondo negli anni novanta del secolo scorso: Heimat di Edgar Reitz, avendo anche lui focalizzato sentimenti e emozioni del suo paese, semplicemente umani. Infatti, basta quel “siamo in buona fede oppure diffidenti” ad aprire la mente su tutto, tutti e tutte, visto che è subito seguito da un ovvio “o entrambe le cose”. Molto interessante era anche la presentazione del libro a Bolzano presso la libreria Ubik davanti a una platea piccola, ma ben frequentata. Anna Rottensteiner in dialogo con la sua traduttrice Carla Festi aveva spiegato, anzi “non” ha spiegato ma solo accennato, i diversi significati del nome delle due protagoniste, Meta, eguali in entrambe le versioni: meta nel senso di “obiettivo” e meta nel senso di “oltre” e “ultra”. Leggendo alcuni brani del suo libro, l’autrice ci ha illustrato anche la fonte di tanti aspetti descritti davvero con una vicinanza e aderenza sorprendenti, come se lei - che la si riconosce nella Meta che varcando continuamente il confine, al di là e al di qua, aveva finito col perdere quella identità che a dire da molti media e da una certa politica ci dovrebbe salvaguardare da contaminazioni tanto pericolose - si fosse alla fine identificata anche nella Meta altra che era giunta dal “suo” paese lontano sul continente Europa, “anch’essa rapita, sedotta, naufraga, un continente che ha tradito la propria storia, che si distorce in una smorfia disgustosa, altro che le immagini sfavillanti degli schermi, è una bocca vorace che divora ciò che le piace e risputa quelli che non vuole”.


Lei, Anna Rottensteiner, ci confida infine, era stata una tra le tante volontarie e i tanti volontari che nel 2015 avevano offerto sostegno umano ai tanti profughi dalla Siria, grazie all’organizzazione costituitasi nella stazione ferroviaria di Bolzano, Binario 1. Era in quel contesto che era venuta a conoscenza di tanti dettagli per quanto riguarda le varie storie raccolte e confluite sul piano letterario in quella unica di Meta. Ne è nata una meta-storia, appunto, in grado di creare effetti di meta-morfosi per coloro che la leggono, forse, se solo hanno la giusta sensibilità e apertura, alla ricerca di un sentimento senza “pre” e senza “ri”…