Società | Corona Home story

Compleanno in quarantena, a Venezia

Una settimana fa ho festeggiato il mio primo compleanno in Italia dopo 10 anni. Proprio nella città dove la quarantena fu inventata nel XIV secolo.
Manuela Pegoraro
Foto: Manuela Pegoraro

Abbiamo raccolto testimonianze in giro per il mondo per capire come viene vissuta, nei vari Paesi, la situazione coronavirus. Ecco Manuela Pegoraro da Venezia.

 

Sono approdata alla Serenissima a settembre dell'anno scorso per iniziare un lavoro nell'ambito dell’Educazione ai diritti umani. Addio Gerusalemme, ritorno all'amata città dei miei anni universitari. Ho trovato un appartamento al piano terra di una villa del XX secolo al Lido. A Venezia ho avuto un ottimo inizio: il primo giorno che ho passeggiato nella laguna mi sono letteralmente imbattuta nella Regata Storica. Nonostante l'umidità insopportabile, lo spettacolo è stato ovviamente magnifico.

La notte del 12 novembre Venezia è stata colpita da ciò che la gente del posto chiama “acqua granda”. Con un’alta marea di 187 cm la città ha quasi rivissuto la tragedia dell’alluvione del 1966 quando l’acqua raggiunse i 194 cm. Mi sono però resa conto di ciò che era realmente accaduto solo il giorno seguente, quando ho visto con i miei occhi la gente per strada svuotare dall’acqua i propri negozi e fare pulizia. La maggior parte dei vaporetti non era in funzione e pochissimi dei miei colleghi sono riusciti a raggiungere l’ufficio - mentre io abito a breve distanza, così mi sono unita ai presenti per dare una mano. Gli addetti alle pulizie avevano iniziato a lavorare già alle 6 del mattino cercando di salvare computer, libri e documenti: il mio posto di lavoro è stato molto colpito rispetto ad altri luoghi di Venezia.

 

Tornati alla normalità pensavamo che il peggio fosse alle spalle, e invece...

A metà febbraio l’organizzazione per cui lavoro ha co-organizzato un evento a Bangkok: era il periodo in cui il coronavirus stava iniziando a diffondersi fuori dalla Cina – non tanto in Italia, non ancora. Alcuni dei miei collaboratori erano però preoccupati e chiesero ai colleghi che sarebbero tornati dalla conferenza di mettersi in “auto quarantena”. Pensavo che esagerassero... questi italiani isterici... Ma nel giro di un paio di settimane la Provincia di Venezia e altri luoghi nel nord Italia divennero “aree monitorate” (o come si legge sulla stampa “zone rosse”). Quindi scuole chiuse e ben presto anche le università. Così è iniziato il lavoro a distanza.

Non riuscivo ancora a prendere la cosa sul serio; durerà un paio di settimane, ho pensato. Così, avendone il tempo, mi è piaciuto passeggiare in una Venezia quasi vuota, ammirare i canali puliti, godermi i musei vuoti e andare in bicicletta verso le isole vicine. Pensavo di godermela, insomma.

Tornati alla normalità pensavamo che il peggio fosse alle spalle, e invece...

Il 27 marzo, giorno del mio compleanno, l’Italia ha raggiunto il picco di morti per epidemia: 969. Un’amica di famiglia, che mi aveva chiamato per farmi gli auguri, mi ha raccontato che il mio ex parroco (a Bolzano), arrivato oltre i suoi 70 anni, ha celebrato funerali ai quali pochissimi hanno potuto presenziare e accompagnare la bara. Il marito di una mia cara amica di Milano è stato finalmente ricoverato in ospedale solo quando non riusciva più a respirare da solo.

Immagini di infermiere esauste che si addormentano su scrivanie e sedie alla fine del loro turno di lavoro circolano ormai ogni giorno (mio fratello è un infermiere neonatale in terapia intensiva a Bolzano).

Mia mamma ha contribuito a mantenere il morale alto condividendo con WhatsApp il coro “virtuale” del “Va Pensiero” di Verdi, registrato dai cantanti del Coro Internazionale Lirico Sinfonico di Roma che si esibivano da casa tramite i loro smartphone. 

 

E io sto pensando ai miei amici  sparsi per il mondo: nella Bay Area, in Israele/Palestina, in Europa... e al dolore e alle preoccupazioni comuni che tutti proviamo, per il presente e per il futuro.

Una nota finale positiva: “la Gina”, una gatta randagia che ho adottato in Israele, mi ha finalmente raggiunto. Dopo essere quasi impazzita dal veterinario e ministero degli esteri israeliano per test, vaccini e certificazioni, la Gina è sbarcata a Venezia. Ora è anche lei in crisi per la quarantena. E mi ricorda ogni giorno quanto io sia privilegiata a condurre una vita senza reali preoccupazioni, anche in questo momento terribile.