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Bolzano dice no allo Sprar per i minori

La giunta comunale rinuncia ad aderire al programma statale per la mancanza di strutture adatte a ospitare i 20 giovani migranti. Rabini (Verdi): “Grosso errore”.
Caramaschi, Renzo
Foto: Comune di Bolzano

L’accoglienza di 20 minori stranieri non accompagnati nella rete statale Sprar non s’ha da fare. La conferma è arrivata ieri (2 luglio), durante la consueta conferenza stampa post-giunta, dal sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi. Va ricordato che dopo il rifiuto da parte del proprietario dell’immobile di via Roma, ex sede Assb, a concedere lo spazio per ospitare i giovani migranti il passo successivo dichiarato dal Comune è stato quello di cercare un’alternativa. Meglio ancora se gratuita grazie all'intervento di un privato, come aveva di recente auspicato l’assessore comunale alle politiche sociali Juri Andriollo. Ma il risultato è stato un buco nell’acqua. E così la giunta ha deciso di rinunciare all’adesione al Sistema Nazionale di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati per i minori. 

Parallelamente il primo cittadino ha annunciato di voler allargare i numeri per l’ospitalità di donne migranti in difficoltà con minori presso la residenza Conte Forni di via Renon. “Resta invariato l’impegno della giunta a individuare sul mercato un edificio che possa fare al caso in questione, essendo per altro i termini di adesione allo Sprar non perentori - promette Caramaschi -. Si tratterebbe di aggiungere a quelli che già ospitiamo, una ventina di minori con un contributo annuale del Ministero sull’affitto dei locali necessari allo scopo di circa 70mila euro, cifra comunque insufficiente a Bolzano per affittare un'itero edificio da adibire a questo servizio”.

 

Occasione persa

 

Amareggiata per il ritiro del Comune dal programma Sprar è Chiara Rabini, consigliera comunale dei Verdi e referente in municipio per i richiedenti asilo e i rifugiati, che di fronte alla mancata disponibilità della struttura di via Roma, alla difficoltà di realizzazione del progetto nonché al ventilato dietrofront dell’amministrazione aveva cercato di prendere tempo: “Ho chiesto l’immediato ritiro della decisione di fermare tutto e proposto di sondare l'utilizzabilità di altri edifici - dichiara su salto.bz Rabini -. Grazie al sindaco che crede in questo progetto sono state verificate altre possibilità purtroppo senza buon esito”. La consigliera ambientalista aveva poi suggerito di chiedere una proroga al Ministero così da avere più margine per reperire un locale idoneo. “Ora spero che come annunciato dal sindaco si trovi presto una soluzione, rinunciare è un grosso errore”. 

 

 

Constatando che il numero dei minori stranieri è de facto calato e che a Merano è stata aperta una struttura di seconda accoglienza, Rabini sottolinea che “a Bolzano si poteva (e ancora si dovrebbe), chiudere uno dei due centri, in particolare Conte Forni che ospita minori e adulti insieme, famiglie e senzatetto in emergenza - quindi in un contesto non adatto e non a norma, che ho visitato nella Giornata del rifugiato dello scorso 20 giugno, e sostituirlo con due appartamenti Sprar, così come avevo chiesto presentando con la garante un progetto al Comune, a inizio consiliatura”.

Il rammarico è per i minori e per il fallimento di un piano che poteva aprire la strada anche a Bolzano al sistema Sprar “che tanti benefici ha portato alla nostra provincia - dice l’esponente dei Verdi -. Se davvero il Comune vuole fare un salto di qualità nel sistema di accoglienza deve aderire allo Sprar non solo per minori, previsto dalla legge Zampa sui minori e anche dal decreto sicurezza, ma anche per famiglie con bambini con titolo di rifugiati, che rappresenta la priorità attuale per il capoluogo. Se non si va in questa direzione il sistema cittadino rimarrà inaccettabile come ho più volte detto e sottolineato in ultimo anche nella mia relazione presentata in consiglio ad aprile scorso”.