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Le incognite del cambiamento climatico

I cambiamenti climatici sono ormai sotto gli occhi di tutti. Se vogliamo intervenire vanno gestiti i possibili effetti a livello sociale.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Pixabay

Periodi di caldo intenso si alternano a periodi molto al di sotto della media stagionale e ogni cambiamento è accompagnato da eventi atmosferici a volte anche drammatici, come venti e tempeste di una violenza sinora quasi sconosciuta nelle nostre regioni. Quello che in passato era un evento straordinario si verifica ormai con una certa regolarità. Poi si tratta ovviamente solo di segnali, - cambiamenti di questo genere non si verificano in tempi brevissimi -, che vanno però interpretati con molta attenzione.

Contrastare la crisi climatica non è una questione puramente tecnica. Per essere efficace è necessario un cambiamento radicale con una profonda ristrutturazione del nostro sistema economico. Un'azione rispettosa dell'ambiente non può per questo prescindere da una valutazione attenta che tenga conto dell'impatto sulla società, sul sociale e sul lavoro. Per questo motivo, serve una "giusta transizione", che era già prevista nell'accordo di Parigi del 2015 come componente importante di una politica climatica ed energetica sostenibile.

Il concetto di fondo coniato dal movimento sindacale mondiale non è altro che un progetto volto a sostenere i lavoratori nel processo di cambiamento strutturale e a proteggerli dai suoi effetti sociali negativi. Se nel settore energetico i cambiamenti legati all’uscita dal nucleare o dalle fonti fossili sono facilmente individuabili, lo sono forse meno in altri settori ad alto impatto ambientale, come ad esempio il trasporto.  L'industria automobilistica è direttamente coinvolta e presumibilmente anche colpita con effetti quasi certamente negativi sull’occupazione. Ma ci sono altri soggetti interessati come i dipendenti nell’indotto, nel commercio e nella riparazione e manutenzione. Si tratta di un numero non trascurabile di persone interessate dai cambiamenti.

Il trasporto è un esempio pratico e comprensibile di come i cambiamenti non riguarderanno in primo luogo singole aziende, determinate figure professionali o singoli dipendenti. Si tratta piuttosto di prospettive per intere filiere produttive o di interi insediamenti che in futuro subiranno cambiamenti o addirittura scompariranno come il settore del carbone. Ciò comporta di solito la perdita di posti di lavoro e una riqualificazione a volte anche difficile soprattutto per i dipendenti più anziani. Ci sono già adesso molte zone che hanno subito una deindustrializzazione a causa della globalizzazione dove si possono vedere gli effetti sull’economia locale, sia sul sociale e sull’andamento demografico. Così anche altre imprese locali, istituzioni pubbliche, servizi pubblici e la popolazione nel suo complesso risentono della chiusura, anche a causa degli effetti sul fisco e sulle ridotte possibilità di investimenti della mano pubblica. La trasformazione verso un'economia sostenibile rappresenta quindi un cambiamento profondo per interi settori e regioni. 

Non basta allora decidere di cambiare, ma vanno elaborati progetti strutturali per facilitare la transizione e renderla socialmente più accettabile. Passare a un mondo più ecologico significa combinare la politica ambientale con il mercato del lavoro e il sociale. Contemporaneamente vanno promosse misure per il rafforzamento dei diritti democratici attraverso il coinvolgimento di tutti. Oltre agli aiuti ai lavoratori disoccupati per le ristrutturazioni e che vanno sostenuti finanziariamente da programmi di qualificazione e formazione, bisogna sviluppare progetti innovativi di politica economica, industriale e strutturale, con l’obiettivo di offrire anche in futuro sviluppo e prospettive alla regione e alla popolazione ivi residente. Solo così sarà possibile superare nella fase iniziale le resistenze giustificate della popolazione che teme gli effetti delle misure di politica climatica ed energetica.

L’Italia è piena di questi esempi: basta pensare all’Ilva di Taranto o alle trivellazioni nell’Adriatico che hanno spaccato la politica e la società. Ma si potrebbero citare tanti altri casi analoghi, tra i quali le discussioni sui fitofarmaci ben nota anche a noi. In linea di principio, è evidente il ruolo che deve rivestire il settore pubblico come organo di indirizzo, come erogatore di fondi pubblici per la ricerca e per gli ammortizzatori sociali. Le misure di politica del mercato del lavoro sono infine più importanti che mai. Un esempio attuale dei primi tentativi in questa direzione è la "Commissione carbone" tedesca. Nella sua relazione cerca di sviluppare proposte e misure (iniziali e timide) per monitorare e plasmare attivamente i cambiamenti strutturali proprio per le regioni particolarmente colpite dalla progressiva eliminazione del carbone.

Va però anche detto che non esiste una formula uguale per affrontare i cambiamenti pur in presenza di un obiettivo comune che si chiama sviluppo sostenibile con effetti probabilmente molto simili nella dimensione economica, sociale e ambientale in tutti i paesi. Ogni paese, regione o comunità locale deve decidere le strategie e le priorità, tenendo conto del livello di sviluppo del paese, dei settori e delle strutture economiche, nonché delle dimensioni delle imprese e della loro importanza nella struttura dell'economia regionale. Non è quindi possibile pensare a strategie comunemente valide. Una cosa in comune hanno le regioni dove questi problemi sono in via di realizzazione: una grande varietà di gruppi o persone sono stati coinvolti nel processo di cambiamento, non solo nella pianificazione, ma anche nella fase di implementazione e nella gestione dei problemi. Questo porta ad un equilibrio di interessi e ad un consenso, che rende molto più facile superare le resistenze dovute a possibili effetti negativi. Va anche detto che senza una sufficiente pianificazione preliminare e obiettivi a lungo termine non si va da nessuna parte.

Quando si tratta di finanziamenti, il settore pubblico è spesso la forza trainante. In molti casi, richiede miliardi per lo sviluppo di nuove fonti energetiche, la ristrutturazione delle infrastrutture, l'inclusione sociale o la compensazione degli effetti negativi sull'occupazione. Il settore pubblico è infine essenziale, sia per un'attuazione efficace, sia per rafforzare i processi partecipativi e democratici nella ricerca del necessario consenso.