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Politica | Maltrattamenti

I dolori del giovane Huber

Ecco la triste storia del neosegretario PD di Bolzano e delle ambizioni di un territorio travolto da un meteorite con gli occhi azzurri paracadutato da Arezzo.

Seduto accanto a Maria Elena Boschi, nell'ormai famosa conferenza stampa che ha fotografato l'atterraggio dell'illustre paracadutata toscana a Bolzano, il povero Alessandro Huber sembrava un post della pagina “Vedo la gente Joy Division”: Here is the young man, a weight on his shoulders. Teso, tesissimo, pallido, anzi viola, ha letto un comunicato scritto con lo stesso inchiostro atrabiliare con il quale Werther, il personaggio goethiano, vergava i suoi dolori prima di spedirli all'amico Guglielmo. Non erano tuttavia i palpiti d'amore per la bella Maria Elena-Charlotte la causa della sua malinconia, bensì considerazioni e preoccupazioni di carattere politico: democratica piantina appena spuntata dal Boden e già seccata dal gelido vento romano. Come noto, la candidatura della Boschi si è materializzata grazie a circostanze avverse alla segreteria locale del PD. Dopo il gran rifiuto di Francesco Palermo, deciso a lasciare la città del Tevere, si sarebbe voluto, forse dovuto trovare per il collegio di Bolzano almeno un candidato nato e cresciuto da queste parti. Il mancato ancoraggio territoriale dei possibili papabili, infatti, era visto come un vero e proprio spettro, e la materializzazione del fantasma ha poi lentamente assunto i contorni della figura più temuta: quell'avvenente etrusca reduce da una vicenda di demolizione o autodemolizione del proprio consenso, impossibilitata a finire nella sua sede naturale (vale a dire la città di Arezzo), quindi costretta all'esilio, raminga alla ricerca di un luogo meno infettato da rabbiosi sospetti. Ma non qui, almeno non qui, sembrava ancora pensare lui mentre, tra le mani il comunicato, leggeva scandendo bene le frasi levigate dal suo tormento: certo, noi ci pieghiamo al volere supremo, al gesto del comando, ma non siamo contenti, no, non siamo affatto contenti, obbediamo, pretendiamo però che, ecco noi pretendiamo che... La belle dame sans merci, imperturbabile, non ascoltava neppure. Guardava i cronisti che guardavano lei, e tutto il resto era, per l'appunto, solo insignificante resto. Alla fine ha taciuto, il giovane Huber, serrato nel suo dolore appena smaltato dalla dignità di un compito svolto fino in fondo, aspra cicuta bevuta goccia a goccia. Difficile risollevare la testa. Game over. Ancora qualche mugugno da assorbire tra i militanti inseguiti dal sarcasmo degli avversari sui social, poi altro lavoro sporco affidato ai maggiorenti SVP alle prese con i ribelli dell'Unterland, che vorrebbero finalmente eleggere solo gente affine, senza l'impiccio di questi Walschen pasticcioni, neppure buoni a trovarsi uno straccio di candidatura non costretta a dire “sì certo, conosco l'Alto Adige perché ci sono venuta in vacanza e imparerò il tedesco più velocemente di quanto avviene nella scuola trilingue di Tommasini”. Dannazione: “Doveva proprio avvenire che ciò che forma la felicità dell'uomo fosse anche la fonte della sua miseria”?