Politica | ELEZIONI UE

“I giovani cambieranno l’Europa”

Stefania Baroncelli e il dibattito di Maastricht seguito dagli studenti di Bolzano: “Clima, lavoro, diritti, le nuove generazioni il pungolo per migliorare l’Unione”.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Maastricht debate 2019
Foto: Stefania Baroncelli

Stefania Baroncelli, docente di diritto pubblico dell’università di Bolzano, nonché prorettrice alla didattica, lunedì 29 aprile l’ateneo ha promosso una diretta con gli studenti del “Maastricht debate 2019”, il dibattito con i candidati di punta alle elezioni europee. Com’è andata?

Stefania Baroncelli: bene direi. Gli studenti erano presenti in un centinaio, di tutte le facoltà. Tutti hanno seguito il confronto con interesse e partecipazione. Anche un giovane cinese, ospite alla Lub, ha fatto un sacco di domande. Segno dell’attenzione sia per le posizioni dei cinque candidati all’incarico di presidente della commissione europea che per i meccanismi di governo dell’Unione, che sono sì complessi ma utili per portare avanti importanti politiche comunitarie, che hanno un effetto concreto. Pensiamo alla lotta al cambiamento climatico.

 

Dal parterre dei protagonisti del dibattito di Maastricht - Violeta Tomić (Sinistra europea), Frans Timmermans (Socialisti), Bas Eickhout (Verdi europei), Guy Verhofstadt (liberali), fino a Jan Zahradil, dei liberali e conservatori - mancava forse una rappresentanza adeguata del fronte sovranista. Che è il grande avversario delle forze europeiste alle prossime elezioni del 26 maggio. Una lacuna?

Per la verità mancava anche Manfred Weber, candidato alla presidenza della commissione Ue per i popolari. In effetti, la discussione si è concentrata un po’ di più sulle posizioni di sinistra, più che di destra, e su quelle degli euro-favorevoli piuttosto che degli euroscettici. Ma è stato comunque un confronto interessante, che ha preso spunto dalle domande formulate dagli studenti degli atenei europei, fra cui proprio il nostro, Bolzano.

 

Quali domande sono giunte dagli iscritti all’università altoatesina?

Una domanda a cui hanno risposto a Maastricht riguardava la tassazione differenziale nei diversi Paesi dell’Unione, il fatto una differenza nel livello di imposte porta vantaggi economici alle multinazionali, specie alle grandi compagnie tecnologiche, Amazon, Apple, Google, che pagano laddove conviene.

 

Nel complesso che temi hanno toccato i candidati?

Hanno risposto alle tematiche più scottanti poste dai giovani europei. La questione della tassazione, molto attuale, si è legata a quella della rivoluzione digitale. Molti candidati hanno detto che vorrebbero giungere ad un regolatore unico in materia di web e tecnologia, invece che 28 regolatori, ognuno per ciascun Stato membro. Proprio per arrivare anche alla tassazione unica. Altrimenti, è stato sottolineato, livelli di imposte differenti possono portare ad una concorrenza sleale fra territori dentro l’Unione.

 

Riguardo agli altri argomenti di discussione?

L’economia è stata in primo piano, in particolare con le proposte degli schieramenti europei per ridurre la povertà. E poi la lotta alle discriminazioni e quella al cambiamento climatico. Un tema che ha destato molto interesse da parte degli studenti, sull’esempio del monito di Greta Thunberg e dei cortei dei Fridaysforfuture. I giovani sono davvero, e giustamente, preoccupati per il futuro del pianeta. Le proposte dei candidati sulla riconversione dell’industria, la rivoluzione green nei trasporti e le penalità per chi inquina, basate sul principio di chi inquina paga, sono state molto seguite.

 

Tra i temi scottanti per l’Unione c’è sicuramente la Brexit, è così?

Sì e anche il Maastricht debate non ha fatto eccezione. Gli studenti europei hanno chiesto se alle elezioni per l’Europarlamento voteranno anche i cittadini britannici, come in effetti sarà visto che l’uscita del Regno Unito è stata ritardata al 31 ottobre. E c’è un’altra domanda: cosa succederà con la fuoriuscita, i parlamentari britannici decadranno? Tutte questioni poste nel dibattito. I giovani si sono mostrati preoccupati dell’eventualità che i parlamentari inglesi boicottino la Ue dall’interno.

 

Lo scontro con i sovranisti è affiorato?

In parte grazie alle tesi portate da Zahradil, che da conservatore è favorevole a togliere potere all’Unione per darlo agli Stati nazionali. Sull’immigrazione ad esempio si è opposto a Verhofstadt e Timmermans, decisi ad una politica comune e ad un diritto di asilo europeo. Per non lasciare soli Stati come Italia, Spagna, Bulgaria nel fronteggiare gli arrivi.

 

 

Il confronto è stato seguito passo passo nell’aula bolzanina?

Senza dubbio. Testimonia il fatto che ad un certo punto c’è stato un intervallo nel segnale della trasmissione e ci sono stati brusii in sala.

 

Come ad una partita di calcio?

Forse non a questi livelli (sorride, ndr) ma partecipazione e interesse sono stati elevati, contando poi che era tutto in inglese. Io e gli altri relatori, fra cui il politologo Marco Brunazzo dell’università di Trento, abbiamo tenuto delle introduzioni sui meccanismi comunitari e sul perché è importante votare.

 

È davvero un momento importante a cui partecipare, secondo la sua analisi di docente universitario?

Si tratta di un momento cruciale per l’Unione continentale. Da una parte il fenomeno Brexit ha forse sorpreso per il fatto che tutti gli altri Stati membri hanno tenuto la posizione insieme. Alcuni inglesi come l’ex ministro Boris Johnson si attendevano un sfaldamento e non è stato così. Se la vicenda inglese è stata determinante soprattutto per le altre 27 nazioni, dall’altra assistiamo al confronto tra sovranisti-euroscettici ed europeisti. In generale però la Ue ha delle strade da percorrere davanti a sé che possono portare soluzioni positive e coinvolgere di più i giovani.

 

Quali sono?

Puntare di più sulle nuove generazioni significa coinvolgerle in un percorso di modifica delle istituzioni comunitarie e delle politiche continentali dall’interno, ma anche lavorare con maggiore impegno contro il cambiamento climatico, parlare di più di diritti sociali e meno di banche. Gli studenti, lo abbiamo visto anche qui a Bolzano, sono molto interessati a questo cambiamento. Si attendono una svolta.

 

Una svolta dagli effetti pratici?

Certamente. Se prendiamo il caso del bando ai sacchetti di plastica nei supermercati, ho spiegato loro che è stata la Ue ad attuarlo, non gli Stati nazionali. Di qui l’importanza del Parlamento europeo che condivide con il Consiglio dell’Unione europea, formato dai ministri dei vari Paesi in base alla materia di discussione, l’iniziativa legislativa comunitaria. Se i giovani fanno pressione su queste istituzioni, porteranno avanti i temi che stanno a cuore alle nuove generazioni.

 

I giovani sono quindi il pungolo del cambiamento?

Esatto, lo sono. Sul cambiamento climatico l’azione di un singolo Stato sarebbe inutile, solo un organismo continentale può avere l’impatto sufficiente.

 

Ma esiste infine un problema di partecipazione dei giovani alle elezioni, comprese quelle europee?

In effetti solo una minoranza delle ragazze e dei ragazzi sotto i 25 anni ha votato alle ultime consultazioni del 2014. E giovani eletti ce ne sono stati pochi. Tuttavia, non ci si può arrendere a questo dato. Anche la rappresentanza femminile deve crescere. In questo senso giunge la proposta sedere secondo la quale ogni Stato membro dovrà proporre due candidati, una donna e un uomo, per ciascun incarico, in modo da favorire la parità tra i generi.

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Karl Trojer Mar, 05/07/2019 - 10:34

a mio parere il modo più efficiente per l´avvicinamento delle persone (sopratutto giovani) alla politica e dei politici alle persone, risulterebbe da una aplicazione seria e trasparente dal basso (Comuni) verso l´alto ( UE) e viceversa, del concetto di sussidiarietà.

Mar, 05/07/2019 - 10:34 Collegamento permanente