Cultura | NEL VANOI

LA STORIA SIAMO NOI

VIAGGIO ETNOGRAFICO NELLA STORIA
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: Di Valerio Riccardo

Una breve gita nella valle del Vanoi, unitamente alla visita della mostra molto interessante, dedicata al fenomeno migratorio dalle valli ladine allestita presso il Centro Trevi di Bolzano nel mese di aprile, sono state lo spunto di questa pubblicazione.

 

Esistono diversi itinerari che si possono percorrere per capire come vivevano i montanari di Caoria: quello detto della Val nella frazione principale per osservare l'architettura delle abitazioni e degli edifici religiosi, quello dei Pradi  con i tabiadi in parte fienili e in parte abitazioni, edifici straordinari a volte uniti a formare un agglomerato e che in passato erano abitati da aprile a ottobre, quello del Bosc che con la segheria di Ponte di Stel,  illustra l'utilizzo di questa risorsa ed infine quello della Montagna con i pascoli e le malghe di alta quota.

 

L'abitato di Caoria si trova a circa 850m. di quota mentre la malga come la Vesnota de Sora è ubicata sopra i 1800m. Volendo si può salire ancora più in su fino alla forcella di Cece che collega il Vanoi con la Val di Fiemme. Grazie a questo dislivello che considerando la Cima di Cece (m.2749) la più alta del Lagorai, supera i 1500m. il paesaggio risulta molto vario e con diverse nicchie ecologiche; aprile però non è il mese più indicato per goderne appieno che la fioritura inizia normalmente a giugno.

La valle non ha sbocchi perché chiusa dal Passo 5 Croci solo pedonabile che porta in Val Campelle; il collegamento principale è con Imer e dunque il Primiero attraverso il Passo Gobbera e attualmente con il tunnel di 3km che passa sotto il M.te Totoga. E' possibile raggiungere il Tesino attraverso il P.so del Broccon mentre la Val Cortela che affianca il torrente Vanoi non è chiaro se sia percorribile, specie dopo gli schianti prodotti da Vaia. Salendo da Fonzaso lungo la Valle dello Schener (Cismon) non si vedono indicazioni a riguardo. Durante la Prima Guerra mondiale il fronte passava di qui più o meno a ridosso della catena del Lagorai; celebri le gesta per la conquista del Cauriol (10 settembre 1916) che permise agli italiani di controllare le truppe austriache ubicate in Val di Fiemme. Impresa inutile visto che con la disfatta di Caporetto il fronte arretrò fino al Grappa. Le truppe del Cadore tagliate fuori dagli avamposti di Rommel finirono la loro guerra in prigionia dove la fame e la malattia fecero strage specie tra in non graduati perché impiegati nella manodopera militare a prescindere dagli accordi firmati a destra e manca con la supervisione della Croce Rossa che non prevedevano un tale utilizzo dei prigionieri.

Come dicevo innanzi, grazie al lavoro di Luciana Palla dell'Istituto Culturale Ladino, ad aprile c'era una interessante mostra allestita al Centro Trevi. La montagna come riporta l'introduzione del libro è stata un luogo che ha subito uno spopolamento costante come dimostrano le statistiche. Questo è successo per tutta la catena alpina ad eccezione forse dell'Alto Adige perché la politica gestita dalla minoranza di lingua tedesca, ha saputo mantenere i contadini-montanari nei luoghi di origine promuovendo scelte che hanno sviluppato una economia complementare a quella tradizionale dell'allevamento di bestiame e della gestione delle risorse boschive. 

Senza dubbio la tenacia dei coloni tedeschi è proverbiale o forse lo è stata in passato perché i tempi degli " Eredi della Solitudine " leggi Aldo Gorfer, sono passati da un pezzo.Oggi il rischio è quello di trasformare la montagna in un parco divertimenti frequentato da persone che della montagna e del rispetto dell'ambiente non sanno nulla.Tutti a Braies per un selfie da postare mentre affondo nell'acqua perché intelligentemente mi avventuro sul ghiaccio che si sta sciogliendo! 

La monografia dell'autrice fa riferimento alla zona tra Alleghe e Livinallongo circondata da ogni lato da gruppi montuosi celebri: la Marmolada a Ovest, il Col di Lana a Nord, il Pelmo e il Civetta a Sud. Laste, una piccola frazione, in 100 anni ha visto ridursi la sua popolazione ad un decimo pur con tutti gli impianti di risalita e gli incentivi della promozione turistica.

Il fenomeno migratorio è nato ben prima del 1900 e coinvolge non solo la comunità ladina della zona considerata ma come dicevo Alpi e Prealpi tutte e anche tutto il Sud Italia. Le cause dell'abbandono e spopolamento della montagna sono molteplici, prima di tutto le poche risorse reperibili in loco: l'economia di montagna è un'economia di sussistenza dove bisogna lavorare da mattina a sera, spaccarsi la schiena portando carichi gravosi in su e giù invecchiando anzitempo.

La tradizione religiosa ha la sua responsabilità che i figli sono sempre benedetti ma tante bocche sono difficili da sfamare. Chi sopravviveva alla malattia e denutrizione che falcidiava i molti, chiedeva la sua parte di eredità e la proprietà spezzandosi, diventava sempre più piccola e meno redditizia. Ancora l'Alto Adige fa lezione con l'istituzione del Maso Chiuso che evitava il frazionamento della proprietà.

In montagna ci sono da sempre catastrofi e ricorrenti alluvioni che hanno distrutto strade, case, fienili, segherie e pure cimiteri come si legge percorrendo il sentiero etnografico di Caoria.

Come se non bastasse in passato (?) ha pensato la guerra a dare una ulteriore batosta. Quando il profugo ritornava nelle proprie terre non trovava nulla, solo distruzione.

Il colmo è che le genti appartenenti all'impero Austroungarico emigrate all'estero, sono state messe in campo di concentramento perché nemici dell'Inghilterra e dei suoi alleati:

La sorte di questi migranti che si spaccava la schiena per costruire la ferrovia australiana, produce il voltastomaco anche pensando ai leader attuali che si armano per produrre ancora morte e distruzione. Passati 100 anni siamo al punto di partenza. La geopolitica ci racconta però che gli stati e le nazioni sono fatte da uomini con tutti i pregi ma sopratutto difetti al seguito.

Il racconto che della guerra in generale sia responsabile un sol uomo è riduttivo. Nella cronaca di questi giorni sappiamo che il popolo russo è guidato da un dittatore che esprime però le aspirazioni di una parte dei propri sudditi. Solo quando questa visione non sarà più condivisa, sarà spazzato via come è sempre accaduto nella storia e sostituito da un altro ma quel tempo, non è ancora arrivato.

Ma se le nazioni sono fatte di uomini che lottano tra loro fin dalla più tenera età, sorge automaticamente la domanda che Vito Mancuso ha fatto alla platea del Festival di Scienza e Filosofia di Foligno:

Preferite la Conoscenza o la Virtù? La prima ha visto un accrescimento costante specie negli ultimi secoli ma a quanto pare è usata spesso a sproposito e la Virtù è al ribasso. La constatazione è che il progresso scientifico non è controbilanciato da quello etico-morale....il cervello è rimasto quello di 100.000 anni fa quello in cui l' IO dettava legge per garantire la sopravvivenza dell'individuo.

Gli emigranti per necessità andavano all'estero per divertirsi? O perché lo stato con la s miniuscola non era in grado di gestire quella massa di persone diseredate e di cui voleva disfarsene come ancor si usa oggi in altri luoghi del pianeta malmesso? E ricordo che qualcuno lucrava sull'emigrazione tra cui gli stessi armatori.....dunque il commercio di carne umana è stato con quello delle armi da sempre redditizio.....ecco la Virtù!

Ma torniamo sul cammino della civiltà contadina e montanara che lungi da essere un nostalgico, ha da insegnare cosa è l'ecologia e come si può vivere in un luogo difficile.

Cosa si trova in loco? Il legno e la pietra e le case di Caoria specie le più antiche sono lì a denotarlo. Tetti in scandole e fienili con tronchi ad incastro. Le intercapedini erano imbottite di muschio per evitare gli spifferi. La base dell'edificio rurale è in pietra metamorfica e in porfido che affiorano nei depositi alluvionali del Vanoi.

Negli anni 70 qualcuno smontava e trasferiva i tabiadi in altro loco e fu emanata una legge per vietare tutto questo e finanziare il restauro e la conservazione degli edifici utilizzando le antiche tecniche. Il bosco di Valsorda era a disposizione gratuita per chi ricostruiva il tetto in scandole. 

Le foto sull'emigrazione mostrano persone dignitose che allora, quando la fotografia aveva un valore sociale e non era inflazionata, si mettevano giustamente il vestito della festa e chi li ritraeva era del mestiere e non usava il cellulare a sproposito.

L'emigrazione non era solo quella all'estero, comunque preponderante e definitiva ma anche quella stagionale. Si partiva in aprile e si tornava ad ottobre. Sulle donne gravava la gestione del campo, delle bestie, dei bambini e dei vecchi e non era poco, tutt'altro. Con i soldi guadagnati dal migrante si comprava un altro pezzo di terreno o la vacca ed il maiale per sopravvivere durante l'inverno. E i bambini? Molti partivano per lavorare al servizio delle famiglie più o meno benestanti dell'Alto Adige, della Svizzera e della Germania. Se la famiglia era balorda facevano la fame come scrive Nuto Revelli nel suo libro testimonianza sulla vita contadina nella provincia di Cuneo.

Tra i tabiadi più interessanti che abbiamo potuto vedere ci sono quelli dei Pradi di Tognola a circa 1200m di quota. Costituiscono un agglomerato di una decina di edifici quasi tutti con tetto in scandole; durante la stagione estiva da luglio a settembre sono visitabili e ospitano fotografie, video e testimonianze della vita contadina. Qui durante la bella stagione i contadini-allevatori si trasferivano dal fondovalle  per lo stoccaggio del fieno e la cura dei campi, magari con qualche capra e pure il maiale al seguito. Non mancavano infatti le casere per la produzione di burro e formaggio un prodotto che veniva commerciato col ricco Veneto. Si scopre leggendo che proprio questo insediamento apparteneva in passato all'Ospedale di Feltre; una volta l'allevamento era sopratutto ovino meno esigente per quanto riguarda il foraggio e qui si trasferivano le greggi della Val Belluna durante l'estate.

L'ambiente montano è spettacolare; a destra appare il massiccio granitico di Cima d'Asta (m.2847). Quella parte della montagna era considerata improduttiva e veniva denominata i gròti; in effetti percorrendo la Val Regana non ho visto la ricchezza di fiori e prati che caratterizza le pendici del Lagorai.

Qui il turista gode di questi spazi belli e silenziosi, ricchi di un passato che è testimonianza della vita di un tempo. Che dire però guardando la pendenza dei prati che venivano concimati a mano con la zésta della grassa?

Era giusto emigrare! Perchè spaccarsi la schiena da mane a sera? Tornando all'inchiesta di Revelli quando è cominciata la rivoluzione industriale italiana ossia negli anni 50-60 le donne non volevano sposare un contadino, volevano un operaio con uno stipendio sicuro, forse basso ma fisso come l'orario di lavoro.

Io sono figlio di quella rivoluzione e mio padre è fuggito dai Monti Marsicani perché non c'era futuro.Ora i tempi sono cambiati, le macchine danno una mano e semplificano la vita del contadino e allevatore ma non basta. Vivere la montagna è ancora difficile.

La politica deve aprire gli occhi non con progetti PNRR tanto di moda oggi ma con scelte di lungo respiro.

Allargando lo sguardo, qui ma sull'Appenino ancora di più, interi paesi stanno scomparendo; buttiamo via tutto quello che intere generazioni hanno realizzato?

Per cosa? Per costruire megalopoli insulse per disadattati che si ritrovano per incontri di pugiliato? Per devastare ulteriormente una pianura avvelenata e cementificata con strade inutili e capannoni vuoti a causa dell'economia della globalizzazione?

Con ipermercati dove le famiglie trascorrono felicemente la domenica e quando fanno la gita fuori porta vanno a Braies per provare la tenuta del ghiaccio?

Bella questa società consumista dove la televisione spesso inguardabile ha prodotto un lavaggio del cervello totale.

Il TG3 ( 25 aprile!!!! ) propone il servizio sui  >, i volontari pagati del mitra...italiani che vanno in Ucraina alcuni e in Russia altri per spararsi addosso. Sono i figli dementi cresciuti in quelle città, si fanno i selfie, dichiarano che la loro è una missione suicida e si sentono realizzati.....la fogna della TV di stato oltretutto a pagamento, li pubblica nel giorno della liberazione.

Intanto Profumo ( quale? ) presidente di Leonardo azienda a partecipazione statale fa il pranzo a Roma a nostre spese con i venditori di armi globali che plaudono all'incremento delle spese militari votata dall'intero parlamento non rappresentativo di nulla.

E' lo stesso parlamento, in cui qualche altro demente propone di costruire una base militare nel Parco di San Rossore per i carabinieri che non sanno dove trascorrere le ferie. Cos'è? La nuova politica al bazooka green necessario per mimetizzarsi?

Il mio reportage si ferma qui che vengono le vertigini ad ascoltare le cazzate italiche che provengono da tutti i punti cardinali.

Altre immagini nel sito dell'autore:

http://www.riccardodivalerio.eu/la%20nostra%20storia%20(tra%20virtute%20e%20canoscenza).htm