Cultura | Il lutto

È morto Joseph Zoderer

Il grande scrittore sudtirolese è deceduto dopo una caduta in casa. Aveva 86 anni. Tre anni fa pubblicammo l'intervista per l'uscita di Der Irrtum des Glücks. Ri-eccola.
Joseph Zoderer
Foto: Lorena Munforti

È morto all'età di 86 anni il grande scrittore Joseph Zoderer, considerato il padre della letteratura contemporanea del Sudtirolo. Lo scorso febbraio Zoderer, assieme all'alpinista Reinhold Messner e alla giornalista Lilli Gruber ha ricevuto ad Innsbruck l'onorificenza del Land austriaco del Tirolo. Il decesso è avvenuto per le conseguenze di una caduta in casa.

Nato a Merano il 25 novembre 1935, visse dai 5 ai 17 anni in Austria e in Svizzera. La sua famiglia infatti optò per la Germania e si trasferì prima a Graz e poi a Widnau. Tornato in Alto Adige negli anni cinquanta, si diplomò a Merano e proseguì gli studi (non conclusi) in giurisprudenza, filosofia, psicologia e teatro a Vienna. Nella capitale austriaca lavorò come giornalista presso i quotidiani Kurier, Kronen Zeitung, Die Presse e iniziò a pubblicare poesie e brevi prose.

 

Il suo interesse per la letteratura si rafforzò a seguito della partecipazione alle Österreichische Jugendkulturwochen del 1965 e del 1969. Fra 1971 e 1981 lavorò alla Rai di Bolzano. Il suo primo vero romanzo risale al 1976, ma fu pubblicato in Italia solo nel 1987 con il titolo "La felicità di lavarsi le mani". Già noto nell'ambito letterario di lingua tedesca, si era fatto conoscere in Italia nel 1985 col romanzo "L'Italiana" (Die Walsche): una fotografia dei rapporti conflittuali fra italiani e sudtirolesi di lingua tedesca in Alto Adige che è considerato un vero e proprio caposaldo della letteratura altoatesina.

Tre anni fa, per l'uscita dell'ultimo libro, Salto.bz pubblicò questo articolo di Giancarlo Riccio.

 

Un giorno il Sudtirolo e i suoi intellettuali (e scrittori veri e solidi come Kurt Lanthaler e Alessandro Banda) dovrà fare i conti con Joseph Zoderer.
Chiedersi, cioè, se e con quali modalità stiamo restituendo all’autore meranese 83enne qualche Fragmente della sua arte di scrittura, della sua lungimiranza, del suo coraggio, del suo disincanto. Riconoscendolo a lui con gratitudine, anche informale, meglio senza salamelecchi. Per ora gli siamo debitori in un una misura quasi incommensurabile.
Ad ogni nuova uscita in libreria,  sempre da parte di Haymon Verlag (Innsbruck e Vienna) adottiamo dalla letteratura e dalla narrazione poetica di Zoderer qualcosa in più. Ne siamo storditi, ne riconosciamo universalità e forza, il non conformismo e l’energia. Fin dai tempi di “die Walsche” tradotta da Umberto Gandini tanti anni fa. Fin dai tempi, più recenti, in cui nei suoi romanzi non abbiamo mai ritrovato né il thrilling né il racconto storico, ovvero i due corni della narrazione senza qualità, almeno nella nostra regione. E con un paio di felici eccezioni: Luca D’Andrea e Anita Pichler. Più, Lilli Gruber, figura coraggiosa di ricercatrice di linguaggi e non solo giornalista.
Gli altri, nati qui o arrivati da Roma con il bagaglio della scrittura per la tv, si accontentino di qualche sorriso e di qualche complimento formale. Da queste parti, lodare e adulare sono esercizi talvolta sovrapponibili…

Se mi chiede un plot, posso provarci. Ma si sa, per alcuni giornalisti vale invece „la storiella“.
(Joseph Zoderer)

Ma torniamo a Joseph Zoderer. Esce in questi giorni “Der Irrtum des Glücks“ (L’inganno della felicità, 184 pagine, 19.90 euro, edito da Haymon Verlag di Innsbruck e Vienna) nei Paesi germanofoni e anche in Alto Adige.  
Il romanzo esce in originale tedesco ma già si ipotizza, tra le altre, l‘edizione italiana. Gli indizi portano a una non conformista e giovane casa editrice milanese. Ma nessun accordo è stato finora formalizzato.
La trama ruota intorno al rapporto tra due amici giornalisti, nella Vienna di oggi. Uno muore, l’altro dopo qualche tempo viene a sapere di un manoscritto inedito dell’altro. Intorno ai temi Amore, Vecchiaia, Morte, Zoderer costruisce una delle sue opere da Poeta narratore (non poeta e narratore) più belle, più forti, più spazianti e più libere.


Salto.bz: Joseph Zoderer, davvero la trama di questo nuovo romanzo è così difficile da sintetizzare?

Joseph Zoderer: Se mi chiede un plot, posso provarci. Ma si sa, per alcuni giornalisti vale invece „la storiella“. E non mi sento a mio agio nel parlare di questo mio libro. Leggetelo, questo è il mio invito. Poi, la lettrice e il lettore potranno lodarmi oppure…condannarmi“.

E il plot?

Cominciamo. Alexander è l’amico dello scrittore, sono amici da sempre. Tutto è ambientato a Vienna. Alexander è diventato un giornalista televisivo, il suo amico, creatore della storia che racconto, lavora invece nella carta stampata. Alexander non si è mai sposato, l’altro sì e ormai con figli grandi. Il romanzo inizia – quasi – il giornalista tv muore per un infarto, dopo essere andato in pensione. Lui amava certamente le donne ma è sempre stato riservatissimo, anche con il suo amico.

Dietro ogni realtà, c’è un’altra realtà.
(Joseph Zoderer)

Improvvisamente, nel romanzo arriva il passaggio con il quale l’amico viene avvertito che è stato ritrovato un manoscritto postumo di Alexander.

Sì, è così. Prima, aveva già lasciato all’amico la sua grande biblioteca viennese, trasferita in uno chalet nel Wienerwald. Nel manoscritto, Alexander è disperatissimo e innamoratissimo. Non si capisce se avrebbe voluto pubblicare quel testo o meno. Le basta, del plot?

Certamente e grazie. Perché lei approfondisce, soprattutto in questo nuovo romanzo (ma anche nel Theaterstück di due anni fa, molto di successo, „das Haus del Mutter“, ndr) i temi Amore, Vecchiaia, Morte?

Di amore nella vecchiaia si parla ormai in tanti luoghi e occasioni diversi. Ci si scandalizza ancor oggi, ma in verità la gente coltiva più che mai una gioventù eterna. L’amore non finisce più quando i figli sono grandi e allora i vecchi devono…sparire. Nel libro siamo spesso tra amore e coscienza di dover morire. Poi, ovviamente, la Vecchiaia e la Morte sono molto presenti.
Naturalmente, non racconto l’epilogo.

È vero che si è ispirato un po' a „Tristan und Isolde“ di Wagner?

Sì, avevo in mente la storia di un amore come quello.

La parola chiave del titolo è Glück. Anni fa era „crudeltà“ nel romanzo „I colori della crudeltà“, uscito per Bompiani di (allora) Elisabetta Sgarbi e la bella traduzione di Giovanna Agabio. Che cosa è cambiato?

Non ho pensato al libro precedente. Talvolta dimentico anche i nomi dei personaggi nei miei racconti passati. In questo ultimo, scrivo che tutto  nel mondo consiste di illusione. Dietro ogni realtà, c’è un’altra realtà.

Giancarlo Riccio