Società | MIGRAZIONI

Aiutiamoli a casa loro!?

Propaganda politica, arma di distrazione di massa o aiuto allo sviluppo?
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

"Aiutiamoli a casa loro", frase che oggi va molto di moda; provoca approvazione ma anche sospetto e, per quello che mi riguarda, mi induce rassegnazione.
La si sente da qualche anno; da quando le migrazioni verso l'Europa sono diventate un fenomeno imponente. Centinaia di migliaia di persone, solo nell'ultimo anno, hanno lasciato i loro paesi diretti in Europa con lo scopo di rimanere vivi o con la speranza di trovare occasioni migliori per loro vita e per quella delle loro famiglie. "Aiutiamoli a casa loro" è una frase che dovrebbe farci sospettare sulla buona fede di chi la pronuncia. Quando poi sono i politici a pronunciarla allora possiamo essere quasi sicuri: si tratta di propaganda politica oppure è solo un tentativo di "distrazione di massa". 

"Aiutiamoli a casa loro!" Collego questa frase ad un'altra che mi veniva rivolta in modo critico, quando mi occupavo attivamente di Terzo Mondo: "Anche in Italia c'é chi ha bisogno di aiuto!". Le due frasi sono solo in apparenza contrastanti. Chi allora pronunciava quest'ultima frase, oggi non si fa problemi nel pronunciare la prima. Sono lo stesso tipo di persone; le difficoltà degli altri non li toccano, filtrano ciò che succede attraverso una visione etnocentrica del mondo e una buona dose di egoismo o, peggio, di xenofobia.

Ma con "Aiutiamoli a casa loro!" è pure difficile non essere d'accordo. E’ d’accordo chi ha speso o sta spendendo anni della vita lavorando all'estero nelle emergenze umanitarie o in interventi di cooperazione internazionale. Lo pensa chi lavora in Italia nelle associazioni di volontariato per il terzo mondo, nel Commercio Equo e Solidale o nell'informazione per darci notizie su quanto accade in quei paesi che sembra-vano lontani anni luce dalla nostra casa.
Chi é stato nei paesi del terzo mondo, non nei resort o nelle località turistiche, ma chi ha potuto vedere da vicino la vita nei villaggi, nelle bidonville, nelle periferie delle metropoli africane, sudamericane o asiatiche sa che dire "Aiutiamoli a casa loro" é una frase tanto giusta quanto ipocrita. Giusta perché utile alle persone, al gruppo, alla comunità ai quali è rivolto l'aiuto (..ed è utile anche a noi, per "restare umani"). Ipocrita perché qualsiasi attività di cooperazione, qualsiasi intervento, per grande o particolarmente efficace esso sia, é una goccia in un immenso, sconfinato mare di necessità.

Centinaia di migliaia di migranti hanno iniziato l'assedio alla nostra tranquillità. Siamo spaventati e ben presto "Aiutiamoli a casa loro!" diventerà il grido di allarme dell’intera popolazione europea. I leader della EU, a cominciare da quello italiano, hanno intensificato i viaggi all'estero con l'intento di porre freno all'emigrazione: si concedono aiuti economici, si stipulano accordi, si incentivano collaborazioni tra imprese. Quanto tali aiuti o collaborazioni siano realmente utili o quanto invece rientrino nei vecchi schemi di spogliazione colonialista, é non solo difficile da capire ma ormai è pure inutile. 

Le stime dell'ONU e di altre organizzazioni mondiali prevedono per i prossimi anni, flussi migratori dalle proporzioni enormi con movimenti di milioni e milioni di persone. Secondo gli istituti internazionali negli ultimi 20 anni le migrazioni più numerose verso l'Europa, sono partite dai paesi in via di sviluppo ai nostri confini. Oggi stiamo assistendo a migrazioni provenienti anche dall'Africa sub sahariana. Confinanti o meno, sono popolazioni che lasciano paesi sconvolti da guerre, da lotte di religione, dal terrorismo, oppure da epidemie, dalla deforestazione che porta con sé carestie e fame.
Come possiamo fermare migrazioni di decine di milioni di persone con iniziative di "aiuto a casa loro”? Come possiamo fermarle se l'Italia non ha saputo fermare l'emigrazione dal proprio sud; se l'Europa non ha saputo fermare flussi migratori provenienti dal sud e dall'est, nonostante il dispiego di ingentissime risorse economiche?

Negli anni '70 sembrava che un "Nuovo Ordine Economico Internazionale" fosse alle porte. Un nuovo ordine economico che doveva dar inizio ad uno sviluppo più equilibrato, con una equa distribuzione delle risorse tra Nord e Sud del mondo, "nell'interesse della giustizia, della stabilità e della pace". L'ONU nel 1974 ne approvò i principi ma poi le grandi potenze occidentali non colsero l'occasione. La riforma fu vista come troppo marxista e rivoluzionaria. Prevalse invece, la via economica neo-liberista: il libero mercato e l'iniziativa privata dovevano essere il solo rimedio alla povertà e all'arretratezza del Terzo Mondo.

L'ottusa guerra tra marxismo e capitalismo, ha impedito di cogliere gli aspetti migliori da ognuna delle due filosofie/ideologie; una contrapposizione che ci ha lasciato un centro ricco in un mondo di poveri. C’è ancora tempo per trovare una via d’uscita? Dubito! Siamo in un castello assediato. Sul pennone la bandiera crociata. Stiamo rinforzando mura di cinta e portoni. Ora sistemiamoci comodi per vedere cosa succederà. Prima o poi la massa sfonderà e sfonderà pure gli schermi dei nostri televisori.