Cronaca | Edifici pubblici

Amianto, il pericolo in agguato

La mappatura prevista dalla legge del 2008 non è mai stata fatta. Ora la Provincia vuole sbloccare le bonifiche, partendo da asili e scuole. Storia di un ritardo.
Eternit
Foto: Gieffe Bonifiche

La relazione tecnica per il disciplinare di gara è datata 2010. Ma da allora la mappatura necessaria per attestare la presenza di amianto e valutare il rischio per l’incolumità pubblica, nei 714 edifici di Provincia e Comuni in Alto Adige, non è mai stata fatta. Malgrado fosse prevista dal decreto legislativo 81 del 2008. I motivi? Non si sa. Secondo quanto trapela da Palazzo Widmann, i numerosi interventi di risanamento svolti in questo intervallo di 9 anni (in circa 300 strutture) sono stati attuati senza un precedente rilievo a tappeto. E l’amministrazione, che ha cambiato il criterio in corsa, ora vuole colmare il ritardo: l’idea è procedere “in parallelo con rilievo e risanamento” partendo - per i 428 immobili ancora da analizzare - da asili e scuole. Un incontro con gli enti coinvolti è atteso a breve, anche se non ci sono date fissate.

 

Rischio potenziale

Anche se dall’amministrazione si sottolinea il lavoro svolto e la volontà di proseguire, c’è chi, tra gli addetti ai lavori, sussurra che così esiste un rischio potenziale. Perché nessuno sa con certezza se in taluni edifici, ad esempio una scuola frequentata ogni giorno da decine di bambini e ragazzi, si possa annidare l’asbesto - cancerogeno se inalato. Magari negli isolanti delle tubature in cantina, oppure nelle coperture del tetto. Con un pericolo anche per eventuali manutentori.

Resta il fatto di come l’iter avviato per affidare il monitoraggio ad un gruppo di lavoro di professionisti sia finito nel nulla. La relazione tecnica aveva stimato un costo di 539.098,56 euro totali. Una somma necessaria per affidare l’incarico ad un team di almeno 5 tecnici, che per 600 euro per ogni edificio - comprensivi di analisi di laboratorio volte a tracciare l’amianto - potesse censire 314 edifici provinciali e 400 comunali. Dunque 714 beni pubblici in Alto Adige.

 

Mappatura finita nel nulla

Alla pubblicazione del bando non si è mai arrivati, quindi neanche al monitoraggio esaustivo. Ed ecco cosa dice la ricostruzione proveniente da fonti interne all’amministrazione. Intanto, si sottolinea, qualcosa è stato fatto. Sui circa 700 edifici pubblici costruiti prima che entrasse in vigore il divieto di utilizzo di amianto ne resterebbero 428 per effetto dei risanamenti effettuati negli anni - un dato fornito un anno fa da Georg Pichler, direttore dell’Ufficio aria e rumore, parlava invece di 350 edifici.

In secondo luogo, si prosegue nel riepilogo, le parti visibili di amianto e materiali che lo contengono sono già state rimosse dalle strutture di proprietà pubblica. In aggiunta a ciò, i Comuni hanno già avviato autonomamente i rilievi e gli eventuali interventi nei beni ritenuti prioritari.

 

Colmare il gap per priorità

Cosa rimane da fare? Per il “rilievo complessivo”, viene assicurato dai corridoi della Provincia, si stanno predisponendo gli atti e reperendo i fondi. Il criterio appare cambiato: non più una mappatura generale, ma una ricerca dei manufatti contenenti amianto secondo una “check list predefinita”. Vuol dire che si procede seguendo “un ordine di priorità”, differenziando per classi i 428 edifici rimasti. Si comincia dai 94 asili, passando alle 48 scuole elementari, alle 16 scuole medie, alle 66 superiori, per finire con gli immobili della Provincia.

Il criterio aggiornato prevede di “procedere in parallelo con rilievo e risanamento, onde evitare di avere un rilievo a tappeto e meno fondi disponibili” per l’intervento risolutivo. Questa dunque la spiegazione fornita. A breve, si promette, sarà organizzato un incontro tra le parti coinvolte (Palazzo Widmann, enti locali, consorzio dei Comuni) per “definire i dettagli operativi”.