Cronaca | Fase due

Un virus insidioso

Riprendere le attività economiche è una necessità, ma deve avvenire in maniera sicura e ben strutturata.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
pixabay_mouth-guard.png
Foto: Pixabay mouth_guard

Un monitoraggio costante della curva epidemiologica e controlli puntuali sono la priorità. Isolare eventuali focolai può evitare altre chiusure su vasta scala. Il virus circola ancora tra di noi e solo il rispetto delle regole sanitarie sarà in grado di minimizzare i rischi. Per questo serve un progetto sanitario di lungo respiro e controlli su larga scala per monitorare il numero delle persone venute in contatto con il virus.

Va evitata una fase con alti e bassi, con continue fermate e riprese delle limitazioni per cittadini e imprese. Non vogliamo neppure ipotizzare i guasti di una seconda fase di infezioni su larga scala. La strategia del contenimento della pandemia è fondamentale per evitare un collasso delle strutture sanitarie e un numero imprecisato di vittime.

Va bene la fiducia nei cittadini. Ma chi si guarda attorno vede ancora troppa sottovalutazione dei rischi. Ma così non si mette in pericolo sola la propria salute ma anche quella dei familiari e dei concittadini, ma anche la nostra economia, basata molto anche sulla nostra reputazione altrove come dimostro il turismo.

E’ un virus insidioso con periodi di incubazione lunga, un andamento imprevedibile, con asintomatici già infettivi e a volte con complicazioni spesso mortali. Le forze dell’ordine chiamate a reprimere comportamenti scorretti non vanno demonizzate, anche se conviene muoversi con sensibilità in un’ottica preventiva e non repressiva.

Alla crisi sanitaria fa seguito una crisi economica, dai risvolti sicuramente molto pesanti. L’apertura delle attività produttive e dei servizi, seppur necessaria, è un’incognita. In primo luogo noi siamo legati all’andamento in altri paesi. Nessuno può prevedere quante saranno le commesse e neppure i consumi nel medio e lungo periodo.

Molte attività saranno per un certo periodo concentrate sul mercato locale, viste le limitazioni della mobilità in quasi tutta l’Europa. Il commercio e il turismo saranno ancora in difficoltà e soprattutto le strutture alberghiere dovranno decidere di aprire o meno. A questo si aggiungono le norme igienico-sanitarie che vanno comunque rispettate.

E qui vogliamo fare un appunto. Si moltiplicano le prese di posizione contro queste misure considerate troppo rigide per la redditività degli esercizi, soprattutto di bar e ristoranti. Diffidiamo dal voler ridurre le indicazioni da parte degli esperti, anche se le pressioni, come sappiamo ben orchestrate, aumenteranno.

Poi forse un po’ di umiltà non guasterebbe. Certamente anche da noi nella sanità non tutto ha funzionato. Mascherine per i medici e per le case degli anziani, indumenti di protezione carenti e un numero di morti ben superiori che nei paesi confinanti. Alla fine di questo incubo andrà fatta un’analisi sul sistema sanitario approfondito, su cosa ha funzionato e dove c’erano delle carenze e elaborato un piano di emergenza in caso di altre pandemie.

Sul piano politico generale ognuno può avere una propria opinione. Nonostante una maggioranza eterogenea litigiosa e un’opposizione populista e con le idee poco chiare, se non quella di volerlo estromettere da Palazzo Chigi, Conte ha gestito con determinazione l’emergenza sanitaria affidandosi agli esperti.

Ora però serve un piano di rilancio ambizioso e non la restaurazione del passato. Ambiente, digitalizzazione, energie rinnovabili e welfare sono da privilegiare. Visti i miliardi che saranno messi in circolazione va rafforzata la lotta alla corruzione e alla malavita organizzata, sempre pronti a fare il pieno.

E’ giusto dare aiuti con i soldi dei contribuenti alle imprese e società che hanno la loro sede nei paradisi fiscali o che hanno portato i posti di lavoro nei paesi del terzo mondo? In altri paesi europei come Francia e Danimarca la discussione è aperta. Il problema sono i paradisi fiscali nella Ce.

Proprio l’Olanda che ci prende a schiaffi è la sede legale delle grosse società italiane per motivi fiscali. Irlanda e Lussemburgo privilegiano le multinazionali in genere. Visto che la Commissione europea non accetta la loro esclusione dagli aiuti di Stato si potrebbe almeno chiedere a queste aziende una dettagliata rendicontazione sulla attività e sui profitti nei singoli paesi. Almeno questo si dovrebbe ai cittadini che pagano le tasse onestamente!

Anche chi ha dei contenziosi con il fisco andrebbe messo in coda. Evadere significa danneggiare la collettività, alla quale si chiedono poi spesso aiuti a squarciagola. Non si tratta di invidia o di vendetta ma evitare una doppia beffa per il cittadino onesto sarebbe soltanto un atto di giustizia e coerenza.

Concludendo, a noi interessano poco le recenti diatribe tra Roma e Bolzano. Noi saremo i primi a essere contenti se tutto procede bene, perché il nostro obiettivo è la tutela della salute per chi lavora e una struttura economica sana. Purtroppo rimane il sapore amaro, che dietro una questione economica reale, si nascondano obiettivi politici molto diversi.

C’è chi pensa agli atti di forza per staccarsi da Roma, chi cerca alleanze con altre Regioni di destra per mettere in difficoltà il Governo e nella Volkspartei si pensa di regolare alcuni conti interni aperti da tempo. Poi le lobby all’interno del partito hanno dimostrato a chi aveva dei dubbi, chi comanda in questa terra.

Se il problema era l’economia e un’apertura anticipata di qualche giorno (sic!) si poteva aprire un tavolo con tutte le parti sociali e affrontare la questione con tutti i pro e contro. Ma come al solito il mondo del lavoro è relegato a puro spettatore quando si muovono le lobby interne.

A proposito di autonomia. So che i paragoni spesso non sono felici, ma sulle chiusure domenicali dei negozi la competenza era senza ombre di dubbio dello Stato, le aperture dei negozi in tempi di coronavirus fanno invece parte delle competenze autonome. Entrambe le questioni sono dubbie a livello costituzionale. Ma difendere grazie all’autonomia quello che è opportuno e sorvolare sulle cose che vanno bene anche qui, magari richiamandosi alle norme nazionali, non aumenta certamente la credibilità in chi deve difendere l’autonomia.

Alfred Ebner