Cultura | Salto Afternoon

Egeon e l'illusione della permanenza

Bolzano. Lo street artist Egeon (ve lo ricordate il murales in via Roen?) ha parlato a COOLtour della sua arte e del suo lavoro. "Comunicare è quello che ci rende umani".
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Foto: Domenico Nunziata

Su salto abbiamo già parlato di Egeon qui e qui. Un volta per il murales di Via Roen, a Bolzano, e l’altra volta per il murales ispirato alla poesia Ed è subito sera di Quasimodo per il centro giovanile Nologo di Laives. Egeon, al secolo Matteo Picelli, classe 1990, è lo street artist più conosciuto della città e disegna e dipinge non solo in giro per le altre città italiane ma anche in giro per il mondo: Germania, Austria, Grecia, Portogallo, India - questi sono alcuni dei paesi in cui ha creato i suoi murales.

Ieri, però, non era all’estero a dipingere sui muri per committenti o per necessità artistica, ma in un luogo molto più locale e urbano: in via Sassari 13b, che corrisponde al numero civico di COOLtour, una delle Botteghe di Cultura. COOLtour (che ha anche uno spazio qui su un blog della community del giornale) è una redazione giovanile che produce contenuti multimediali e organizza incontri culturali, segue e organizza progetti di varia natura. E infatti a introdurre l’incontro sull’arte di Egeon è stata Valentina Stecchi, dipendente della bottega, nonché fumettista e illustratrice.

 

 

"Sono un illustratore e un muralista, faccio sempre la stessa cosa - ovvero disegnare - ma con dei supporti diversi. Faccio murales da più o meno 15 anni. La formazione? Ho fatto l’istituto d’arte a Trento e poi mi sono spostato a Firenze, per seguire illustrazione e animazione tradizionale, i cartoni animati disegnati frame by frame". Matteo spiega che ha disegnato, per molto tempo, la maggior parte dei suoi soggetti (principalmente femminili) in bianco e nero, "una comfort zone per i disegnatori" e poi ha evoluto il suo stile e il suo modo di disegnare, aggiungendo il colore ad acquarello, creando un contrasto interno al disegno stesso, tra le linee di contorno (molto precise) e la pittura a base di acqua (molto meno controllabile).

"A un certo punto ho tolto tutto. Di solito quando si disegna si delineano le aree di colore, i punti luce, i riflessi. Nel disegno ho pulito questa parte, lasciando spazio al disegno e ho finito per fare un disegno con una linea sola. Poi ho ricreato volumi e fatto risaltare il concetto dietro le mie opere". L’idea di arte murale secondo Egeon non è solo un fatto estetico-formale, ma una missione, quella di comunicare un messaggio positivo attraverso i propri murales.

 

 

Per quanto riguarda il modo di lavorare Matteo ci dice di aver disegnato ogni progetto sulla carta ("a volte riesce meglio sulla carta, altre volte sul muro l’effetto è molto migliore") e poi di averlo trasmigrato sulla parete e che l’ispirazione non riguarda solo l’arte figurativa in senso stretto. "Beh, no, quello da cui traggo ispirazione per un’opera non riguarda quasi mai il disegno o la pittura, per esempio per il lavoro che ho fatto a Laives l’ispirazione proviene dalla letteratura, da una poesia di Quasimodo, a cui ho voluto rendere omaggio, è una poesia che riassume in pochi versi la vita ed è questo che fanno le opere d’arte".

Per Egeon l’arte (o il valore artistico) dipende dalla possibilità data agli altri di poter accedere a un’opera artistica, per via del suo valore intrinsecamente comunicativo, "altrimenti è solo decorazione, no? La riflessione per me deve essere positiva, tutto contamina tutto. Se poi ci penso bene, fare il mio mestiere implica alcune responsabilità: mettere un’opera a disposizione del pubblico rende parte il gesto artistico di una comunità urbana. E poi vabbè, chiunque potrebbe - con un solo colpo - distruggere l’opera. Se rimane dov’è, significa che è stata ben accolta".

La durata nel tempo delle opere d'arte non spaventa quindi la visione di Matteo: ritiene che i disegni e le pitture sui muri, appena entrino in contatto con lo spazio circostante (lo spazio deve essere sempre contesto) entrino a far parte di un ecosistema di segni e significati uguale al precedente ma un po' diverso e che l'opera - oltre alla diversità - porti con sè anche un valore indipendente da chi l'ha creata. "Non vivo nell'illusione della permanenza, le opere vivono una vita autonoma".