Ambiente | Agricoltura

Km0, al via il progetto made in Trentino

Creare buone prassi per colmare il buco normativo: si rinnova la collaborazione tra la Provincia Autonoma di Trento e l’Ente nazionale italiano unificazione.
chilometro zero
Foto: (c)Pixabay

È partito negli scorsi giorni il tavolo di lavoro tra UNI e Provincia Autonoma di Trento volto a delineare le prassi di riferimento per la definizione di "Prodotto a Km 0". Il gruppo di analisi ha lo scopo di produrre un disciplinare mirato a orientare le scelte di consumatori e produttori, definendo chiaramente le caratteristiche e i requisiti che un prodotto dell’area “food and drinks” deve possedere per rientrare nella categoria. Il progetto coordinato dall’Ente nazionale italiano unificazione coinvolge la direzione del Centro tutela consumatori e utenti di Trento, il Dipartimento Agricoltura, il servizio Agricoltura, la Fondazione Mach, Coldiretti, Unione e commercio, Confesercenti, Confagricoltura del Trentino, l’Associazione Artigiani, la Federazione Trentina della Cooperazione e Confindustria.

I prodotti a Km 0 vengono generalmente definiti come quell’insieme di beni che vengono venduti o somministrati in prossimità al luogo di produzione, recuperando così il legame con il territorio e valorizzando al tempo stesso l’economia locale.

Sebbene siano molti i richiami all’universo della filiera corta e sempre più crescente sia l’attenzione che viene rivolta da parte dei consumatori ai prodotti del territorio, al momento non esiste né una definizione univoca né una normativa ufficiale di riferimento.

Accanto ad una serie di legislazioni a carattere regionale, troviamo la proposta di legge C. 183, recante “norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta, a chilometro zero o utile”, approvata - non senza polemiche - dalla Camera il 17 ottobre 2018, e che risulta ancora bloccata in Senato.

Il disegno di legge composto da otto articoli, contiene specifiche in merito a definizioni e finalità.

I prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero o utile vengono definiti come i prodotti alimentari, agricoli, di allevamento e provenienti dall'acquacoltura che giungono da luoghi di produzione e trasformazione a una distanza di ben 70 chilometri massimi di raggio dal luogo di vendita o somministrazione.

I prodotti a filiera corta prevedono invece la vendita diretta o la presenza di un unico intermediario tra produttore e consumatore finale. Le cooperative, i consorzi e le organizzazioni di produttori e interprofessionali non vengono tuttavia considerati come soggetti intermediari.

L'articolo 4 prevede inoltre l’istituzione del logo "chilometro zero o utile" e del logo "filiera corta" che sarà esposto nei luoghi di vendita diretta, nei mercati, negli esercizi commerciali o di ristorazione e all'interno dei locali, in spazi espositivi appositamente dedicati.

La normativa vigente europea, sulla base del Regolamento (UE) n.1305/2013, definisce invece il sistema della filiera corta come quei “prodotti agricoli e alimentari provenienti da una filiera di approvvigionamento, formata da un numero limitato di operatori economici che si impegnano a promuovere la cooperazione, lo sviluppo economico locale e stretti rapporti socio-territoriali tra produttori, trasformatori e consumatori".

I vantaggi di una scelta di consumo locale produce vantaggi non indifferenti: da quello ambientale - grazie alla riduzione dell’inquinamento generato dal conseguente al trasporto - a quello economico, favorendo la piccola impresa e il commercio del territorio. Ma il chilometro zero favorisce soprattutto la qualità dell’alimento, dando la possibilità ai consumatori di scegliere tra una serie di prodotti freschi che rispettano i ritmi della stagionalità.