Società | Lingua e scuola

La seconda lingua nelle scuole

I metodi e le visioni per insegnare ed imparare la seconda lingua nelle scuole dell'Alto Adige sono cosi divergenti come i politici dai quali provengono.

Tre, quattro o cinque ore di lezione sono sufficienti per avvicinare gli studenti altoatesini alla seconda lingua e consentire loro di uscire dalla scuola con sufficienti competenze in merito? Genitori, insegnanti e sempre più datori di lavoro spingono sempre più verso modelli di apprendimento linguistico più flessibili, quali quelli già adottati da alcuni anni nella scuola italiana.

L'immersione linguistica finora ha ottenuto un semaforo rosso perché contrasterebbe con l'articolo 19 dello statuto di autonomia che regola l'insegnamento nella madre lingua. Fino ad oggi gli studenti che vogliono imparare veramente la seconda lingua possono contare sulla possibilità di trascorrere un anno in una scuola superiore dell'altra madre lingua oppure frequentare dei soggiorni linguistici estivi. Ultimamente, l'assessora provinciale alla scuola tedesca Sabina Kasslatter-Mur si è messa in evidenza manifestando un'apertura nei confronti del modello Clil, che prevede d'insegnare alcune materie nella seconda lingua. Le scuole superiori di lingua tedesca potranno così, a partire dall'anno scolastico 2013/14, attivare in tal senso dei progetti linguistici. Ci stiamo forse incamminando verso una nuova forma di convivenza? È il primo passo verso la condivisione della lingua? 

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Enrico Hell Ven, 09/06/2013 - 19:21

La Giunta provinciale ha definito ( delibera n. 1034 dell’8 luglio 2013) i criteri per l’insegnamento CLIL nelle scuole tedesche, e cosi' ha posto le basi giuridiche per l'insegnamento di materie in seconda lingua. Questa sembra essere una vera e propria svolta rispetto alle paure generate in passato dall'articolo 19 dello Statuto di autonomia nel mondo politico tedesco.

La delibera della provincia definisce con assoluta chiarezza il CLIL, che consiste nell’utilizzo di un’altra lingua per la trasmissione sia di contenuti disciplinari che di lingua, con l’obiettivo di promuovere la padronanza sia dei contenuti disciplinari che della lingua e consente progetti CLIL nella scuola tedesca fino a un massimo di due discipline e per massimo del 50% delle materie coinvolte.

La delibera prevede anche che la prosecuzione dei progetti sia subordinata a una valutazione positiva da parte della scuola (autovalutazione), mentre la Provincia viene impegnata ad attivare corsi formativi per gli insegnanti CLIL.

La scuola italiana da anni percorre la medesima direzione, ma finora non è riuscita a darsi una base normativa solida tanto quanto sta facendo la scuola tedesca. Tutto per il momento è sembrato casuale e non regolato nella scuola italiana. Non si è prevista alcuna autovalutazione, non ci sono stati impegni della Provincia per la formazione degli insegnanti. La valutazione dei risultati sembra essere affidata agli esami di certificazione linguistica internazionale del tedesco, che testano solo la competenza linguistica, non quella delle materie trattate in seconda lingua.

Dunque la scuola italiana deve imparare dalla scuola tedesca per quanto riguarda la progettazione CLIL. Meno trionfalismi, meno discorsi sul dichiarato e piu' dati sull'agito, questo è il nuovo atteggiamento che la serietà dell'approccio della scuola tedesca impone anche ai responsabili politici della scuola italiana. Siamo ora in attesa e auspichiamo una delibera analoga, chiara e ben strutturata.

Ven, 09/06/2013 - 19:21 Collegamento permanente