Società | Convegno nel mirino

“Quest’università non è Libera”

Giovanni Cordini, direttore dell’istituto Rosmini, sulla polemica per l’invito a Dugin e Réveillard. “Dibattito censurato”. Ma la revoca della sala non c’è, si conclude.
Giovanni cordini
Foto: Rosmini.bz.it

Vorrà dire che in futuro troveremo altre sedi in cui svolgere un dibattito intellettuale pur da posizioni diverse. Stupisce che un’università che si dice libera finisca per limitare la discussione sulle idee, che vanno conosciute e se necessario criticate. Quanto a Dugin, non è affatto un propagatore di fascismo e nazismo, fosse così non l’avremmo mai invitato”. Giovanni Cordini, docente di diritto pubblico comparato a Pavia, interviene sulla polemica che ha portato l’istituto Rosmini di Bolzano, di cui è direttore, nell’occhio del ciclone riguardo alle presenze nel programma del 58/esimo convegno internazionale organizzato in questi giorni. Dopo essere stato stato colto alla sprovvista, l’ateneo ha intimato il ritiro del patrocinio e della disponibilità della sala concessa a causa di due relatori, Christophe Réveillard e Aleksandr Dugin, ritenuti controversi per motivi differenti. Tuttavia, vista la mancata partecipazione di entrambi gli invitati questa mattina gli organizzatori non hanno trovato nessuna aula chiusa e così i lavori si possono concludere.

 

Prima Salvini, poi Dugin

 

Nel 2018 il convegno internazionale dell’istituto Rosmini a Bolzano aveva ottenuto risalto mediatico per il possibile arrivo (poi negato) di Matteo Salvini, in veste di ministro dell’interno. Quest’anno a provocare l’attenzione mediatica è stato l’inserimento nel programma di Dugin, filosofo vicino ai sovranisti europei, e di rimando anche di Réveillard, professore universitario francese (già venuto al convegno in passato), condannato nel 1990 a Parigi per aver partecipato ad un attentato con esplosivo volto a impedire la proiezione de “L’ultima tentazione di Cristo” di Martin Scorsese. 

 

 

Di fronte alle proteste, concentrate soprattutto sul pensatore russo (atteso oggi, ma che aveva già comunicato di avere altri impegni) l’ateneo ha ritirato il patrocinio e la disponibilità della sala, motivando la decisione. Per la Libera università di Bolzano le posizioni dei due invitati - nessuno dei due alla fine è venuto - “non rispecchiano i principi di libertà, tolleranza e scientificità” a cui si rifà l’accademia altoatesina. Nella quale, precisa la presidente Ulrike Tappeiner a salto - non c’è spazio per le ideologie”. Non è d’accordo però per quello che reputa “una forma di censura” Cordini, convinto che a Bolzano sia avvenuta una limitazione della discussione, accademica e non, sul tema di fondo del 58/esimo incontro, le culture “non egemoni” in Europa e il ruolo delle autonomie. 

“L’istituto Rosmini - afferma - organizza congressi nel capoluogo da più di 50 anni. Su temi attuali. Quest’anno c’erano due relatori, inseriti nel programma, sia Réveillard che è professore alla Sorbona che Dugin, che hanno posizioni radicali, ma da coinvolgere in un’ampia discussione, nella quale si dà libero spazio a tutte le repliche. Il dibattito infatti si fa sulle idee”.

 

“Fascismo e nazismo, rifiuto totale”

 

Ci sono però due elementi da chiarire che dividono l’istituto dall’università. Uno sulla comunicazione della presenza di Dugin nel programma (entrambi i nomi figurano nel testo diffuso nella conferenza stampa del 23 settembre) e l’altro sulla sua caratura e presunta vicinanza ai neofascisti europei, come affermano Anpi e Bozen solidale. “Dugin è un intellettuale, non un politico - prosegue Cordini -. Se ha posizioni di intransigenza, queste avrebbero contribuito ad un dibattito, nello spirito del principio di libertà che è alla base del concetto di università. Mi sorprende che un ateneo che si dice libero abbia un atteggiamento preclusivo verso una discussione”. 

 

 

Diversa è per il docente la questione dei legami con neofascismo e neonazismo. “A mio avviso - continua - dire che è un ispiratore dei neofascismi europei è un’interpretazione parziale. Se fosse un propagatore dei totalitarismi non l’avremmo mai invitato. L’istituto Rosmini non inviterebbe mai chi in modo indiretto o aperto è fautore delle dittature, non c’è nessun collateralismo. Riguardo alla sua vicinanza a Putin, è vero, ma si tratta del capo di Stato russo, che dialoga con tanti leader ed è invitato dalle cancellerie internazionali. La partecipazione di Dugin avrebbe potuto fornire un punto di vista sulla situazione in Russia, sui rischi che corre anche la democrazia in Europa. Comunque già giorni prima aveva comunicato di avere altri impegni”.

Quanto a Réveillard, “è venuto più di una volta a Bolzano ed è docente alla Sorbona di Parigi”: “È un accademico aperto al dialogo”, aggiunge il direttore. La decisione della presidente dell’ateneo Ulrike Tappeiner non piace insomma all’istituto. “Mi dispiace - è la conclusione di Cordini - per la polemica, è evidente che c’è stata una chiara pregiudiziale. Ci si avvicina ad una forma di censura”.

 

La nota dell’istituto

 

In una nota giunta questa mattina il “Rosmini” torna a difendere il proprio operato. “L’Istituto - si legge - ricorda di essere presente ininterrottamente a Bolzano dal 1954, di avere organizzato decine di incontri nazionali e internazionali con ospiti provenienti dalle maggiori università del mondo, su temi centrali per il dibattito culturale. I soci sono tutti o alti magistrati o professori universitari di ruolo in prestigiose università europee e americane, Cracovia, Salisburgo, Udine, Pavia, Padova, Roma, Parigi/Sorbona, Calabria, Torino, Madrid, Lisbona, Buenos Aires. Spiace annotare che siano state diffuse notizie non adeguatamente approfondite. L’Istituto Rosmini continuerà a svolgere il suo compito con libertà e con metodo rigoroso”.

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Peter Gasser Sab, 10/05/2019 - 11:39

„Quanto a Dugin, non è affatto un propagatore di fascismo e nazismo, fosse così non l’avremmo mai invitato”, sagt Giovanni Cordini.
Dazu wikipedia:
„Alexander Geljewitsch Dugin (russisch Александр Гельевич Дугин, wiss. Transliteration Aleksandr Gel'evič Dugin; * 7. Januar 1962 in Moskau) ist ein russischer Politiker, Politologe, politischer Philosoph und Publizist. Er war von 1994 bis 1998 Co-Vorsitzender der mittlerweile verbotenen Nationalbolschewistischen Partei Russlands (NBP). Beobachtern gilt er als Neofaschist und als Ideengeber einer intellektualisierten extremen bzw. Neuen Rechten in Russland“.
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Prof. Christophe Réveillard, französischer Historiker und Dozent. Wurde 1990 für das Attentat auf ein Pariser Kino (mehrere teils schwer Verletzte) zu einer Geldstrafe und drei Jahren Freiheitsentzug auf Bewährung verurteilt. Mit zwei weiteren »katholischen Integralisten« (Le Monde vom 5. April 1990) wollte er die Vorführung des Films »Die letzte Versuchung Christi« verhindern.

Sab, 10/05/2019 - 11:39 Collegamento permanente