Politica | Dal blog di Massimiliano Boschi

I sudtirolesi con il Tricolore

Le identità nazionali viste dagli scaffali di un supermercato.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

La confezione da tre bottiglie faceva bella mostra di sè in uno scaffale di un supermercato irlandese e leggere sotto al marchio "Forst" la scritta "birra italiana" con tanto di bandiera tricolore ha inizialmente destato un certo stupore, poi ha scatenato una risata, infine un'alzata di spalle. 
Perchè la Forst è presente in ogni città del Sudtirolo con il classico marchio "Spezialbier-Brauerei Forst", non c'è festa di paese che non ospiti il classico stand per la spina, ma del tricolore non vi è traccia alcuna. 
L'azienda, evidentemente, gestisce il proprio marchio territoriale a seconda del contesto, niente di male, anzi. A quanto pare non è nemmeno l'unica, visto che, questa volta in Inghilterra, sotto al marchio Loacker in ogni confezione della "Gran Pasticceria" si legge "Pure goodness from the heart of the Italian Alps". Auna di Sotto trasformata nel "cuore delle Alpi italiane". 
Qualcuno storcerà il naso, qualcuno griderà al tradimento, ma non c'è nulla di cui stupirsi. Meglio fingere l'appartenenza ad una identità collettiva che non sentiamo nostra, piuttosto che snaturare la nostra identità individuale. Meglio mettere un tricolore sulla confezione o snaturare la qualità del proprio prodotto per andare incontro ai voleri altrui? Loacker e Forst hanno la sede in Italia, dovrebbero subirne solo gli svantaggi?
Fare l'italiano a Londra, il sudtirolese a Roma e l'europeo a New York può essere molto divertente e in sintonia con i tempi. Se qualcuno preferisce guardare al passato e difendere orrendi manufatti in cemento o indossare pantaloni di cuoio per le feste comandate, sono problemi suoi. Ognuno cerca le rassicurazioni che preferisce.
In una memorabile vignetta di Altan si legge "Più uno è nessuno, più è geloso della propria identità", ma cercando di essere meno provocatori, portando un po' più di argomenti, vale la pena di citare uno che di identità se ne intende, Zygmunt Bauman che sembra parlare proprio di alimenti e monumenti: "I padri fondatori dell’Europa unita, hanno costruito l’Europa dalla porta della cucina, non dall’ingresso monumentale, coordinando e integrando la produzione di carbone e acciaio e senza porsi il problema della cultura europea, dell’identità europea e neppure della comunità europea. Hanno creato un fatto compiuto, confidando che esso, una volta sistemato, avrebbe poi creato la sua stessa logica giustificante. In questo modo pragmatico e concreto sono riusciti dove tutti gli sforzi di unificazione attraverso la fede o la forza erano miseramente falliti nei secoli precedenti".  
   

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Federica Cumer Mer, 11/06/2013 - 11:53

Condivido lo spirito, e sì, è divertente osservare queste permutazioni di marchio. Però dovrebbe anche essere possibile, con uno sguardo sereno e con onestà intellettuale da entrambe le parti, vedere la BELLEZZA dell'architettura razionalista e la BELLEZZA delle feste di paese con Dirdl e Lederhosen.

Mer, 11/06/2013 - 11:53 Collegamento permanente
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Enrico Rizzi Mer, 11/06/2013 - 21:30

...non dovrebbe stupirci più.
Credo sia la peggiore aberrazione esistente oggi: un'istituzione che fa sopravvivere le leggi di domanda e offerta, ma io penso che sia cosa risaputa, sig. Massimiliano.

Z.Bauman posso permettermi di sconsigliarlo caldamente dalla lettura?
Eccede nell'illustrare le cause economiche del nostro tragico presente, trascurando ciò che ribadisce in tutte le sue premesse: siamo società massificate. Lui lo ribadisce sempre, noi lo sappiamo? Mi spiego: cosa serve rimarcare le concatenazioni economiche che han portato all'oggi se già dichiari che tutto è degenerato con la costituzione delle masse, caro Bauman?
E per quale ragione ti metti ad apostrofare la modernità come 'liquida' se a stento gli statisti e i matematici riescono a inquadrare in grafici la crescita iperbolica del nostro presente, caro Bauman?

La prego, sig. Massimiliano, non tutti i grandi e incensati pensatori contemporanei parlano sensatamente: parlare bene è istillare criticità nei lettori.

Ma a parte l'invettiva, gusti alla fine se si vuole, non c'è da stupire su queste dislocazioni di marchio, benvenuti nell'arcicapitalismo sfrenato 2.0 dentro e oltre le democrazie, fra politici grillini e intellettuali strumentalizzati.

Noi, prima di essere cittadini con diritti, siamo consumatori. ;)

Mer, 11/06/2013 - 21:30 Collegamento permanente
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Hannes Rottensteiner Gio, 11/07/2013 - 11:39

Lo trovo abbastanza strano che cose del genere possano ancora trovare tanta attenzione. Io lo trovo abbastanza logico che la Forst in Alto Adige punti sulla provenienza altoatesina. Qui bisogna distinguersi da Moretti, Stella Artois e quantaltro. In Irlanda, cosa devono scrivere? Che è una birra di Merano, se nessuno sa dov'è sto Merano? Il Made in Italy tira sul settore alimentare, e quindi è il santo diritto di ogni azienda italiana di usufruire di questo trend. Dall'altra parte abbiamo la preferenza del prodotto locale, ed anche qui abbiamo il diritto di ogni azienda di puntarci sopra. Sono abbastanza convinto che un'azienda milanese che vende i suoi prodotti come "Milanesi" a Milano e come "Italiani" all'estero non causerebbe tante discussioni. Perché allora un azienda di Merano / Renon / che cacchio ne so? Sarebbe bello se, dopo quasi 100 anni di convivenza, fossimo un pochino più in avanti su queste cose...

Gio, 11/07/2013 - 11:39 Collegamento permanente
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Martin B. Gio, 05/28/2015 - 15:57

In risposta a di Hannes Rottensteiner

Ich bin jetzt kein Biermarktexperte, aber ich trinke bei Alternativen nie italienisches Bier; sehr wohl aber Wein. Um klarzustellen: das ist eine reine Geschmackssache. Forst mag ich auch nicht, unabhängig was jetzt am Etikett steht. Ich denke mir ich bin da nicht allein und deshalb sehe ich es nicht als Vorteil außerhalb Italiens "Made in Italy" beim Bier zu haben - im Unterschied zu Wein. Ich kann mich da auch irren.

Gio, 05/28/2015 - 15:57 Collegamento permanente
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Salto User
Anonymous (non verificato) Lun, 05/25/2015 - 16:19

Λάθε βιώσας scriveva Epicuro ben oltre 2.000 anni fa: vivi nascosto, lontano dalla gente, coltivando la tua propria identità. La provocazione di Altan è simpatica, ma tale rimane, piena di un assoluto vuoto di contenuti e pertanto completamente ingiustificata. Per smontarla, basta ricordare che il 99,999% degli individui che compongono le moderne società di massa sono degli emeriti signor "Nessuno" che il problema della propria identità proprio non se lo pone. O, almeno, così parrebbe.

Lun, 05/25/2015 - 16:19 Collegamento permanente