Politica | Oltre gli appelli

Serve una spinta per far spendere bene!

È cruciale definire priorità e rendere trasparente i programmi di investimento e riforma per il Recovery Fund. Ecco un compito bipartisan per i media.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Recovery Fund
Foto: Firstonline.info
Per l’Italia gli aiuti del Recovery Fund rappresentano una chance irripetibile per rilanciare l’economia, rinnovare le infrastrutture, promuovere innovazioni e rinfrancare tutta la società. Cautelativamente l’UE ha collegato questo straordinario e massiccio piano di aiuti finanziari, per i quali si assume la responsabilità in solido, a regole precise. Non ci saranno, quindi, degli automatismi tanto cari agli allegri spendaccioni in giro per l’Europa, che sono abituati a presentare piani finanziari farlocchi per poi distribuire secondo discrezionalità i fondi messi a disposizione.
 
 

Fondi accessibili sulla base di piani concordati

 
 
Il percorso previsto per poter accedere ai fondi del cosiddetto Next Generation EU sottopone gli stati che abbiano intenzione di usufruirne ad un iter preciso: 1) Devono presentare entro aprile 2021 un programma sugli investimenti ed indicare i capisaldi dell’agenda delle riforme che intendono realizzare nei prossimi anni. Questo programma verrà valutato da un comitato composto da rappresentanti dei vari paesi del Consiglio Europeo, mentre la decisione finale spetta alla Commissione. 2) I fondi saranno resi accessibili soltanto in caso di esito positivo della trattativa tra lo stato e la Commissione che verificherà l’aderenza dei programmi presentati agli obiettivi definiti a livello europeo, la loro coerenza con le raccomandazioni del Consiglio e la loro idoneità a promuovere effetti benefici durevoli sul sistema paese. 3) All‘interno dei programmi saranno definiti ex ante dei benchmark per la valutazione dei progressi fatti in relazione agli obiettivi posti. 4) I fondi saranno liquidati in successive tranche in relazione ai programmi di investimento e di riforma sulla base dell’esito del monitoraggio continuo degli effetti concreti ottenuti.
 
 

Gli appelli all’assennatezza non besteranno

 
 
Bisogna spendere bene 209 miliardi di Euro. Il governo italiano si è impegnato di presentare i relativi programmi e progetti entro il 15 ottobre, la prima data possibile, per poter contabilizzare l’anticipo nel bilancio e si è assunto l’impegno di valutare fino a questa data tutti i ca. 530 progetti già disponibili presso i vari ministeri. Opportunamente da tutte le parti adesso arrivano gli appelli affinché si evitino gli errori del passato, distribuendo risorse senza propiziare effetti di crescita, accontentando clientelismi vari ed irruenti, mettendo delle toppe invece di attivare riforme lungimiranti, facendo lievitare la spesa corrente e fregandosene degli effetti sul debito. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sostiene l’iter scelto dal governo e chiede interventi strutturali nonché „responsabilità“ nella stesura dei piani di rilancio. L’economista Tito Boeri chiede serietà nella valutazione degli interventi e mette in guardia di fronte ad una tradizione storica di bizantinismi. Il commissario UE Paolo Gentiloni invita a concentrarsi su investimenti e riforme e bolla come no go tagli fiscali generalizzati.
 
 

Assumersi la responsabilità di fare ciò che è necessario

 
 
Conoscendo le dinamiche deleterie instaurate in decenni di tanto fantasiosa quanto inappropriata gestione delle risorse disponibili, la cittadinanza giustamente dubita che appelli e consigli vengano accolti. È indispensabile, infatti, creare una forte pressione da parte dell’opinione pubblica affinché le decisioni da assumere siano in primo luogo coerenti con i bisogni del paese ed in grado di configurare un vero cambiamento in direzione di un rilancio efficace, ponderato e duraturo. Questo è il perno della questione. Che i programmi da realizzare corrispondano anche alle richieste dell’UE rappresenta un corollario di decisioni responsabili per il paese e non un vincolo imposto da un Europa ostile. La UE ha a cuore il benessere dell’Italia e di tutti i paesi che ne fanno parte.
 
 

Trasparenza e valutazione da varie angolazioni

 
 
I media possono dare una spinta decisiva affinché il processo decisionale segua un percorso high road. Garantire la trasparenza del processo di decisione e non soltanto della stessa decisione ne rappresenta un elemento fondante. E questo è un impegno che, di fronte alla mole di risorse in questione, i media dovrebbero assumere con spirito bipartisan. In primo luogo possono aprire una discussione approfondita sulle priorità del piano di rilancio. Secondo me, la buona politica non dipende dai colori delle fazioni politiche, ma dalla competenza, ragionevolezza, responsabilità e lungimiranza con cui si affrontano le questioni da risolvere. Dovrebbe, quindi, essere possibile stilare una lista di priorità suscettibile di larghe intese.
 
 

Dal confronto delle idee alle soluzioni

 
 
Vanno resi trasparenti, poi, i progetti di riforma e gli interventi principali che sono in linea con le priorità. Descriverne obiettivi, strumenti ed effetti desiderati e promuovere la discussione da varie angolature rappresenta un’ottimo esercizio di valutazione in vista del confronto con il Consiglio Europeo e della definizione dell‘accordo con la Commissione. In questo modo oltre al confronto politico esperti ed esperte del mondo scientifico e delle parti sociali potranno contribuire alla ricerca delle soluzioni più appropriate e la cittadinanza avrà modo di confrontarsi con vari punti di vista ed intervenire anche nel dibattito.