Società | stato d'animo

Vi prego, fermatevi.

Breve pensiero personale
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: massimo mollica

Pensavo che dopo aver pubblicato il mio pensiero sulla ricerca disperata del senso della vita, lo stato d’animo avesse toccato il fondo. Cosa può essere peggio di vivere senza capirne il senso? In realtà questa mancanza di verità veniva sopperita dalla voglia stessa di vivere. Dall’emozione e i brividi che crea la consapevolezza di avere all’interno di me stesso un intero universo di Amore da riversare verso ogni atomo che mi circonda. Tradotto, sono consapevole di non capire l’essenza di tutto questo quindi mi limito a essere travolto da questa vibrazione chiamata Vita.

Avevo così trovato una sorta di equilibrio che riusciva a salvarmi dai colpi inferti dal destino. Vicissitudini familiari che mi hanno toccato profondamente, la totale mancanza di una compagna che abbia la mia stessa sensibilità, ma anche l’assenza di amici ai quali potersi sfogare o semplicemente parlare di filosofia, matematica, e dei massimi sistemi. La poca considerazione nel mio operato lavorativo.

Poi vi sono i fatti del mondo che hanno lo stesso impatto di quelli personali, solo che toccano tutti. Mi piace pensare che attualmente siamo tutti figli della caduta del Muro di Berlino. Lì è iniziato tutto della storia 7.0(?) che stiamo vivendo adesso. Com’è lontana quella sensazione euforica che tutte le barriere un giorno sarebbero scomparse Che un nuovo mondo era possibile. Io già allora sognavo un’Italia a impatto ambientale zero. A questa poi fu accompagnata la creazione dell’Europa, della consapevolezza di essere un unico popolo e che le differenze erano la nostra forza, la nostra ricchezza.

Ho visto nascere Internet, la Globalizzazione e una crescente sensibilità che il mondo è la nostra casa e dobbiamo avere maggiore empatia e rispetto per tutto ciò che ci circonda. A incominciare dai bambini e dalle donne, che purtroppo molte delle quali ancora oggi subiscono umiliazioni e soprusi.

Il problema di fondo è la cattiveria dell’uomo. Quella che ti porta a pestare una donna, a uccidere il tuo simile, a essere mafioso, ma anche a volere sempre di più, a sognare il potere e la supremazia sugli altri. E’ la stessa cattiveria che ha creato mostri passati, guerre e genocidi mondiali. E ha sottratto energie all’inventiva e all’arte per creare divisione, odio, rancori. Quella che ti porta a parlare di confini, di cartelli, di loro e noi. Che distingue chi ha le tu stesse convinzioni da coloro che invece si sentono diversi. Dal credere a idee strampalate pubblicate dai più insulsi siti del web e amplificati dai più tristi social esistenti. E’ il singolo che prevale sul collettivo. E’ la rabbia che vince sulla ragione.

La mia consapevolezza ora mi porta a essere triste e disperato non solo perché c’è una guerra in corso vicino a casa mia, ma anche perché nel mondo ve ne erano e ve ne saranno di altre, nella totale indifferenza dei più. A incominciare da quel Mediterraneo che è diventata la tomba di tanti innocenti.

E a tutta questa sofferenza e ingiustizia sono totalmente impotente. Non trovo una soluzione. Contro la cattiveria umana non c’è rimedio. Anche perché forse è essa stessa dentro di me, fa parte del mio, come di ognuno, DNA. Oggi mi sento più sconfitto che mai. Oggi non ho voglia di combattere. L’unica cosa che mi sento di dire è “vi prego, fermatevi”.