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Prendersi cura del futuro

Dalle aule virtuali del liceo Da Vinci di Trento arriva un documento che raccoglie riflessioni, speranze e impegni per il "post coronavirus".
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Foto: copertina di

I giovani si mobilitano. Tutto parte da un documento, che verrà consegnato alle istituzioni e alla società civile, e che sintetizza pensieri, parole e idee maturate durante un percorso di tredici incontri online nei quali gli studenti hanno dialogato con varie personalità appartenenti a mondi diversi. Esponenti della politica, del giornalismo, della medicina e dello spettacolo si sono confrontati senza intermediazioni con i ragazzi per riflettere su questo periodo di crisi e cambiamento, legato all'emergenza coronavirus, e soprattutto per cercare di capire cosa portare con sé nel “dopo” per costruire un futuro migliore. 

“Un percorso molto bello e molto impegnativo cominciato all’inizio del lockdown quando con i ragazzi ci siamo interrogati su come avremmo potuto sfruttare al meglio questo nuovo spazio virtuale” racconta Alberto Conci, insegnante di religione del Liceo Da Vinci di Trento, promotore dell’iniziativa: “L’idea che abbiamo avuto è stata quella di metterci in dialogo, incontrare delle persone. A tutte abbiamo posto le stesse domande: come vedi questo periodo e cosa immagini per il futuro?”.

Più di un centinaio gli studenti del liceo Da Vinci che hanno aderito al progetto, a cui si sono aggiunti ragazzi di altri istituti della città e anche alcuni studenti lombardi del liceo Giuseppe Parini di Seregno e del liceo Maffeo Vegio di Lodi.

Gli ospiti - tra cui figurano personaggi di spicco come Enrico Letta, Benedetta Tobagi, giornalisti del calibro di Marco DamilanoMario Calabresi, e ancora medici e figure impegnate in vari ambiti - hanno proposto ottiche e chiavi di lettura diverse che hanno portato a uno scambio sempre più profondo con il passare delle settimane. “La bellezza di questo progetto è stata proprio trovare in ogni singolo ospite degli spunti diversi: ci sono stati degli incontri diretti più alla politica, altri più sentimentali. L'insieme ha reso questo progetto speciale” racconta Cristiana, una delle studentesse coinvolte. 

“Abbiamo parlato delle disuguaglianze create dal sistema economico attuale, dell’ambiente, di cosa vuol dire essere adulti, di quanto sia importante affidarci agli altri e capire la responsabilità che abbiamo nei confronti del prossimo” dice Maddalena, ma ci si è concentrati anche sull'elaborazione del lutto nel periodo del lockdown, l'importanza della buona informazione, la situazione attuale dell'Europa e le difficoltà di una sanità pubblica spesso non abbastanza considerata. “Abbiamo parlato della legittimità costituzionale dei recenti provvedimenti del governo, della libertà e delle limitazioni della libertà, abbiamo affrontato i temi della corruzione e del valore della memoria, perché da ogni esperienza negativa si può trarre un insegnamento positivo ed è quindi centrale non dimenticare quello che è successo” aggiunge Gloria.

Durante gli incontri, che si sono chiusi spesso a notte fonda, abbiamo ascoltato, pensato, discusso, sorriso, pianto, ci siamo interrogati, arrabbiati, commossi e indignati (Alberto Conci)

Protagonisti assoluti del progetto i ragazzi, che tra una videoconferenza e l’altra si sono incontrati tra loro con i vari mezzi digitali a disposizione per prepararsi e confrontarsi. Da qui nasce un decalogo che riassume i punti focali del percorso: dieci “prendersi cura” su cui dovrebbe poggiarsi la ripartenza individuale e collettiva. Prendersi cura di se stessi, delle persone, delle relazioni, della politica, dell’economia, dell’ambiente, dell’informazione, della professionalità, della bellezza e della memoria.

“Dietro ad ogni parola e ogni frase c’è una storia, degli occhi dei volti. Non è un documento scritto a tavolino, ma arriva da quello che i ragazzi hanno colto, è un documento ricco che andrebbe letto con attenzione e lentezza” sottolinea il prof. Conci: “Durante gli incontri, che si sono chiusi spesso a notte fonda, abbiamo ascoltato, pensato, discusso, sorriso, pianto, ci siamo interrogati, arrabbiati, commossi e indignati. Abbiamo capito, come dice la filosofa Luigina Mortari, che la cura non è un sentimento o un'idea, ma un atto”

Responsabilità personale, forza di scorgere in ogni difficoltà l'opportunità di costruire qualcosa di buono, questi gli ingredienti che non potranno mancare nel mondo "post coronavirus" e che di certo non mancano ai ragazzi che hanno preso parte a questo percorso e che guardano fiduciosi al domani.

“Sono tantissimi i ragazzi che hanno detto negli incontri, o mi hanno scritto, che quello che li ha cambiati di più è stato capire che la responsabilità personale è qualcosa di molto serio - conclude Conci -. Si può sempre scegliere come guardare alle cose, c'è chi dice che nel mondo non cambierà nulla, chi vede la catastrofe imminente e infine c'è un terzo sguardo: quello dell'impegno personale” .

Per leggere il documento intero cliccare qui.