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Perché la Marmolada ora è trentina?

Per una vecchia disputa sui confini tra Veneto e Trentino – c'entrano Pertini, Dellai e gli interessi economici attorno alla costruzione di nuovi impianti di risalita.
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Foto: Provincia di Belluno

Marmolada, “Regina delle Dolomiti” o Bella addormentata? Comunque sia, la montagna più alta delle Dolomiti è tornata a essere trentina. È l'ultimo capitolo nella “guerra dei confini” che si trascina sin dalla vigilia della Grande Guerra, quando l’Austria-Ungheria di Francesco Giuseppe e il Regno d’Italia di Vittorio Emanuele III si accordarono per fissare il confine di stato lungo la cresta più alta della Marmolada, che passò all'odierno Trentino a discapito dei bellunesi. Il confine del 1911 fu ratificato nel 1982 da un decreto del Presidente della Repubblica Sandro Pertini e ribadito da un pronunciamento del Consiglio di Stato nel 1998, che fissava il confine sulla linea di cresta che da Punta Rocca scende verso Passo Fedaia. Se ne tornò a discutere negli anni delle bordate venete all'autonomia speciale del Trentino-Alto Adige: fu così che il 13 maggio 2002 l'allora presidente trentino Lorenzo Dellai e l'ex-governatore del Veneto Giancarlo Galan firmarono un protocollo d'intesa secondo cui la Provincia di Trento si “ritirava” di 30-40 metri rispetto alla vetta. Un patto mai ratificato dagli organi competenti delle due regioni.

"Difenderemo il confine con le unghie"

La battaglia legale è proseguita nella Capitale. Lo scorso gennaio, due comuni della Val di Fassa – Canazei e Vigo – e la Provincia Autonoma di Trento hanno sollecitato l'Agenzia del Territorio di Roma chiedendo la revisione dei confini catastali della Marmolada, a scapito del comune veneto di Rocca Pietore in Provincia di Belluno. La decisione dell'Agenzia è arrivata ieri, 6 luglio: cancellato l'accordo del 2002 e confine nuovamente tracciato sulla linea di displuvio della cresta, punto più alto misurabile. In questo modo, Trento ha riconquistato la “competenza territoriale” sulle due cime più alte della Marmolada, Punta Penia (3343 m) e Punta Rocca (3309 m). “Difenderemo la Marmolada e il nostro confine con le unghie. Non si tratta solo di una questione di impianti di risalita e attività economiche, ma la Marmolada è parte identitaria del Veneto. Stiamo valutando tutte le azioni necessarie da intraprendere per tutelare non solo gli interessi del Veneto, ma soprattutto il preminente interesse del simbolo stesso delle Dolomiti patrimonio dell’umanità” ha dichiarato il governatore della Regione Veneto Luca Zaia.

Marmolada in stato di abbandono

In ballo c'è un vecchio progetto di “riqualificazione”, per così dire, del ghiacciaio. Il Comune ladino di Canazei vorrebbe realizzare un nuovo collegamento sciistico (il progetto provinciale fu già bocciato dall'Unesco) che prevede un impianto di risalita fra Arabba, Porta Vescovo, Fedaia e Punta Rocca, con la costruzione di un traliccio di 65 metri in mezzo al ghiacciaio per raggiungere la vetta. La proposta da parte veneta, invece, è di realizzare una nuova seggiovia da Passo Fedaia verso la bidonvia trentina. Secondo il presidente di Mountain Wilderness Luigi Casanova una lite “inutile”, che ha causato quarant'anni di abbandono: “Serve un piano paesaggistico che protegga il ghiacciaio, diviso in tre tronconi e destinato a scomparire in 15 o al massimo vent’anni”. “Dalla funivia scaricavano rifiuti e noi abbiamo fermato questo scempio – ricorda al Corriere del Trentino - Ci portarono in tribunale ma abbiamo sempre vinto. La guerra che si è creata ha portato solo danni e degrado ambientale, paesaggistico. Ora chi va sulla Marmolada trova solo abbandono”.