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Libertà di razzismo, autogol Lega

Il post di Matteo Gazzini provoca una valanga di reazioni e finisce sui siti nazionali. “Il problema non è il razzismo, ma la discriminazione”. La difesa e i commenti.
Matteo Gazzini
Foto: facebook/Matteo Gazzini

Un autogol clamoroso, dal punto di vista della comunicazione, per non parlare del contenuto. In un post su facebook Matteo Gazzini, imprenditore agricolo di Pineta di Laives, nonché esponente della Lega Salvini, già candidato alle elezioni europee nel Nordest e prima alle politiche nella circoscrizione estero, ha teorizzato una sorta di “libertà di razzismo”, collegandola alla libertà di opinione e distinguendola dalla “discriminazione” che andrebbe invece combattuta. 

 

Il post e la valanga di critiche

 

“Non ci può essere libertà se non si permette ad una persona di essere razzista” è l’incipit del pensiero dell’autore, con all’attivo un incarico da coordinatore della Lega negli Usa, che già nella campagna elettorale del 2019 tuonava contro “l’Europa del pensiero unico, che vuole renderci tutti più manipolabili”. La frase ha scatenato un vero putiferio sul web. “Il problema - è la seconda parte - non è il razzismo, ma la discriminazione che il razzismo crea e questo è inaccettabile in una società civile”. Una teoria quantomeno singolare e azzardata, che ha provocato immediatamente una valanga di commenti social, quasi un migliaio, i più nettamente contrari. Tra attacchi, sfottò, insulti e critiche circostanziate, si fatica a trovare commenti di sostegno. A seguire è arrivata la nota dell’Anpi di Bolzano, che definisce la teoria “pericolosa”: “Il razzismo - scrive in una nota l’associazione partigiani - non è un’opinione, ma un grave reato (in realtà un’azione, ndr) contro l’umanità”. 

La vicenda è poi rimbalzata sui siti nazionali, dal Messaggero al Foglio (“Libero razzismo in libero Stato”) e Tpi (“Il post shock del consigliere leghista”) i cui titoli danno l’idea di quanto il post non giovi alla causa del partito di Salvini. Probabilmente non è la risposta che si attendeva il diretto interessato, il quale è difeso in un secondo post ma senza riuscire a placare gli animi. Gazzini controbatte parlando di una strumentalizzazione da parte di “persone in malafede” e precisa di aver solo detto che “un’opinione razzista, sebbene deprecabile, non sia reato”. Ancora, che nei Paesi liberi esiste la libertà di opinione, garantita in Italia dall’articolo 21 della Costituzione”. Ma l’incidente, se così si può dire, ormai si è consumato. 

 

La difesa non riesce

 

“Tale post - argomenta Gazzini - voleva provocatoriamente sottolineare che di per sè un’opinione razzista, sebbene deprecabile, non sia reato. Quest’ultimo scatta quando l’opinione razzista sfocia nella discriminazione o altre condotte illecite, ed oltretutto avevo pure aggiunto che tale cosa era inaccettabile. Cosa invece preoccupante sono le fake news di odio riguardante un post che invece vuole fare solo ragionare…”. 

La toppa risulta peggiore del buco, perché il secondo post genera un’ondata di commenti ancora maggiore, in cui dominano sempre i contrari. Si va da quelli ironici (“Da ora in poi la chiameremo supergazzinolata invece di supercazzola in suo onore”) fino ad altri più ruvidi (“Bella figura di m.. hai fatto”), con in mezzo le gif. C’è da leggere per ore. Il razzismo NON È un’opinione, è discriminazione pura e semplice. Si legga il vocabolario” scrive una utente. “Anche Hitler aveva un pensiero - rintuzza un’altra -, lo ha divulgato, era lecito divulgarlo.....lei non ragiona molto bene, riaccenda i neuroni se li ha, altrimenti. Penso che non ci sia nulla dentro il melone”.

 

 

L’uguaglianza, la Costituzione e la legge Mancino

 

In diversi ricordano l’articolo della Carta che sta ancora prima del 21, quello sulla libertà di opinione. È l’articolo 3, sull’uguaglianza dei cittadini e sul compito della Repubblica (e dunque anche dei candidati a qualsivoglia istituzione pubblica) di rimuovere gli ostacoli che limitano lo sviluppo della persona. “Tutti i cittadini - dice la norma inserita nei Principi fondamentali - hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”

A livello di legge ordinaria vale invece il testo Mancino del giugno 1993 che condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista. Una norma che nel 2018 l’ex ministro della famiglia Lorenzo Fontana, attuale numero due della Lega, aveva dichiarato di voler abrogare (accusandola di fungere nell’ottica dei sovranisti come “una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano”). Luscita di Gazzini si situa quindi lungo un crinale che non è nuovo alla forza politica guidata da Salvini.