Cultura | Passione

“Per fotografare occorre studiare”

Come nasce la foto vincitrice di un premio internazionale? Lo racconta il professor Paolo Giudici, appassionato fotografo e docente unibz, vincitore del Maria Luisa 2021.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Tre Cime Revealed: Winner, 31 Memorial Maria Luisa, Mountain Landscape; Honorable Mention, International Photography Awards (IPA), Landscape-Fine Art, Professional. 2019; Honorable mention, Chromatic Awards 2019
Foto: Paolo Giudici

Salto.bz: Come si concilia la passione per la fotografia con il suo lavoro di professore universitario dell'unibz e avvocato?

Paolo Giudici: Ho una vita triplice. Ma sono vite collegate, perché c'è un metodo di studio e approfondimento che è la componente presente in tutti e tre i casi. E in comune c'è anche la passione. La fotografia, perciò, è per me oggetto continuo di studio, non d'improvvisazione. Nella fotografia di paesaggio, la stragrande maggioranza delle persone pensa invece che questi scatti nascano passeggiando, prendendo la macchina fotografica e immortalando un momento. Nell'immaginario uno cammina e scatta. È il mito della fotografia di strada, alla Cartier-Bresson, dell'attimo fuggente. Invece è soprattutto un lavoro di scouting.

Come nasce la foto vincitrice del Memorial Maria Luisa, Mountain Landscape?

La foto alle Tre Cime nasce dal fatto che avevo studiato il meteo, sapevo come si muovevano le nuvole in una giornata di quel tipo: mi sono alzato alle tre, ho aspettato per tre ore questo movimento ascensionale delle nuvole che arriva di solito poco prima del sorgere del sole e infatti si è verificato. Quello delle nubi è stato un attimo, ma tutto programmato molto prima. Dove andare, a che ora, il tempo meteorologico, come fare la foto, l'attrezzatura da portare in montagna: c'è pochissimo d'improvvisato, salvo improvvisare quando il fenomeno arriva magari da un angolo diverso e inaspettato, ci sono delle condizioni meteo che si trasformano... Ma la preparazione è molto precedente, altrimenti non si fanno foto di questo genere, è impossibile.

Serve anche una certa conoscenza del territorio...

Una conoscenza del territorio assoluta. Non conosco casi, di amici fotografi professionisti o semi-professionisti, di foto di questo livello che possono essere fatte accedendo per la prima volta in un luogo. Era il mio quarto ritorno alle Tre Cime e avevo visto su internet delle fioriture attorno al rifugio Locatelli nel periodo di luglio. C'ero già stato nel periodo di giugno e sono tornato apposta quel giorno per cercare i fiori e fare quella foto.

Ha conosciuto meglio il Sudtirolo attraverso la fotografia?

Vivo a Bolzano quando ho i corsi, mentre nel weekend torno a Genova dalla mia famiglia, quindi ho pochissime foto delle Dolomiti. Uso sempre però la mia base a Bolzano per trascorrere le vacanze con mia moglie, siamo innamorati del territorio. L'ho esplorato e lo conosco in certi punti veramente molto bene. In particolare conosco bene la zona intorno a Cortina d'Ampezzo, prediletta dai fotografi di tutto il mondo: le Tre Cime, le Cinque Torri, il passo Giau... mi studio le carte, il territorio sui libri, passo la sera a studiare fotografia e a studiare geografia.

È un “vincere facile”, con le iconiche Tre Cime di Lavaredo?

È parzialmente vero. Quando feci questa foto al Locatelli, il rifugio era pieno e due terzi erano fotografi. Quando ho scelto quel punto la sera, non ho cenato apposta per scegliere il posto per la mattina dopo. La gente “copia” le foto, quando vede che hai organizzato una postazione, con cavalletto, attrezzatura, obiettivi, e quindi mi si è formata la coda dietro. C'erano fotografi ovunque, questa nuvola che è passata non l'ho immortalata solo io. I posti iconici sono anche i più fotografati: ai concorsi vedono foto delle Tre Cime continuamente e si somigliano tutte. In compenso la foto con i fiori davanti credo non sia mai stata vista, e presumo sia stata premiata anche per questo. La foto bella non basta, bisogna fare una foto nuova, e questa lo è anche se ha un soggetto assolutamente non nuovo.

 

Quando ha deciso di presentarsi a un concorso internazionale?

Nel 2019, su spinta di un amico, ho presentato alcune mie fotografie ai concorsi. Sono arrivati subito dei riconoscimenti, tutti negli ultimi anni. Il Memorial Maria Luisa è un concorso spagnolo che costituisce per i fotografi europei l'equivalente di una delle quattro prove di un ideale Grande Slam: il più prestigioso è il Wildlife Photographer of the Year (a Wimbledon, con una sezione di paesaggio), il concorso tedesco European Wildlife Photographer of the Year, il concorso italiano Asferico e, appunto, il Memorial Maria Luisa – il più famoso concorso di fotografia di montagna, dedicato a un'alpinista spagnola scomparsa. Prima di me, lo ha vinto Fortunato Gatto, un famoso fotografo professionista italiano che vive in Scozia.

Le piacerebbe essere fotografo professionista?

Lo potrei fare. Ma essere fotografo professionista oggi è una vita difficile. Riviste cartacee che comprano fotografie non esistono più, a parte ancora a livello altissimo, come il National Geographic. Molti professionisti lavorano organizzando workshops, portando persone nei luoghi più famosi, e in effetti io conosco il territorio dove fotografo in maniera quasi millimetrica. Ma non sono l'unico che fa anche altro e poi raggiunge livelli alti a questi concorsi fotografici, però non siamo tanti oggettivamente, la maggior parte sono professionisti.

 

A parte la montagna, quali sono i suoi Leitmotive fotografici?

Sono un appassionato di outdoor. Per un lungo periodo ho fatto fotografia di luoghi abbandonati; passando il weekend a Genova, d'inverno, faccio moltissime fotografie di mare. Nel mondo della fotografia di paesaggio di oggi – che è soprattutto fotografia del sublime – purtroppo il mare della Liguria risulta molto antropizzato. La costa basca, l'Islanda, sono ovviamente più incontaminate. Non faccio però il fotografo viaggiatore: sono convinto che sia meglio, per ottenere risultati elevati, lavorare su un territorio meno particolari, ma concentrarsi sul meteo, le maree – che anche nel Mediterraneo fanno cambiare tantissimo le fotografie. Mi piacciono anche i ritratti, ma è più complicato.

Quali sono i suoi consigli, dunque?

Bisogna studiare, guardare tante foto e al contempo non farsi influenzare. La stragrande maggioranza delle persone si concentra sul copiare le fotografie degli altri. Può essere un metodo per imparare, certo, ma per i concorsi no, va proposto alla giuria qualcosa di nuovo. Vedono migliaia di foto belle. Ma sono tutte uguali.