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“Zeller? Sarebbe un’ottima vicesindaca”

Dario Dal Medico parla del suo piano per Merano ma non risparmia critiche (e complimenti) agli avversari: “L’approccio ideologico di Rösch è scollegato dalla realtà”.
Dario Dal Medico
Foto: Dario dal medico

Al ballottaggio dell’anno scorso, la vittoria di Dario Dal Medico sul sindaco uscente di Merano è mancata per un soffio. Oggi il candidato di Civica per Merano ci riprova, incassando ancora una volta il sostegno dell’ex assessore Nerio Zaccaria e della sua Alleanza per Merano, potendo contare anche sull’apporto di Forza Italia e di Think Lady, la nuova lista fondata dall’ex esponente del Partito Democratico Lucia Giampieretti. In attesa del voto di questa domenica, 10 ottobre, Dario Dal Medico racconta a salto.bz il suo piano per la città del Passirio, le possibili alleanze e cosa, a suo parere, non ha funzionato della precedente amministrazione Rösch.


salto.bz: Avvocato Dal Medico, l’anno scorso ha perso al ballottaggio contro l’ex sindaco per soli 37 voti. Quest’anno è convinto di farcela?

Dario Dal Medico: È come se avessi perso i voti di un autobus che quel 4 ottobre del 2020 ha deciso di farsi una gita fuori Merano. Tutti si soffermano su questo numero, 37, io preferisco concentrarmi sulle 7013 persone che mi hanno dato fiducia. Noi restiamo con i piedi per terra, non posso dire di essere sicuro di arrivare anche questa volta al ballottaggio, ma sono invece certo degli ottimi riscontri che mi ha dato la cittadinanza rispetto la strada che abbiamo intrapreso l’anno scorso e che abbiamo continuato a portare avanti. Restiamo coerenti e non modifico la mia rotta sulla base di quello che fanno gli altri candidati, che tra le altre cose non seguo nemmeno sui social.

Lei si definisce l’alternativa a Rösch e così l’ha consacrata anche la stampa. Che cosa avrebbe sbagliato secondo lei il sindaco uscente tanto da non potergli essere perdonato?

Sicuramente a Rösch non perdono l’approccio, che definisco troppo ideologico e totalmente scollegato dalla realtà. Il comune è un’amministrazione, non stiamo parlando di massimi sistemi ma di gestire i bisogni una città, di rispondere alle esigenze delle persone, che siano operatori economici, cittadini o turisti. Servono risposte concrete che a mio parere l’amministrazione precedente non ha dato, rivelandosi aperta solo di facciata ma non coinvolgendo mai davvero la cittadinanza.

Quindi più che sul “cosa”, lei condanna il “come”...

Il tipo di approccio si è riversato indubbiamente anche sul “cosa” ha prodotto l’amministrazione Rösch, basti guardare la gestione del traffico e della mobilità in senso generale: mi stanno bene le ciclabili così come la mobilità alternativa ma io non voglio criminalizzare le auto. Il traffico in città va gestito e smaltito, ma le automobili portano benessere, fanno crescere l’economia cittadina e senza soldi non si fa nulla. Prima le persone devono riempire le proprie tasche e poi, eventualmente, si può pensare all’ideologia. Se chiudere una strada significa mettere in ginocchio quaranta negozianti, io ci penso venti volte prima di farlo. E se i commercianti mi portano le firme per rivedere il piano mobilità io ci penso a quello che ho fatto, invece questi cittadini non sono mai stati presi in considerazione.

 

A giugno, durante la conferenza stampa di presentazione delle liste che sostenevano la Sua candidatura, parlando di Paul Rösch lo aveva definito un candidato “stanco”. Perché questo inconsueto aggettivo?

A ridosso del ballottaggio dell’anno scorso, io e Rösch ci siamo parlati, confrontandoci anche su che cosa avremmo fatto se non fossimo diventati sindaco di Merano. Io dissi che sarei tornato a fare il lavoro che facevo prima, l’avvocato, lui mi rispose che si sarebbe preso un anno di stop per andare a riposarsi in qualche parte del mondo. Credo che per lui, quei cinque anni, siano stati davvero pesanti.

Ma un pregio non riesce proprio a trovarlo?

Sicuramente sul piano personale Rösch è un uomo molto affabile, se lo incontrassi per strada mi ci fermerei a bere una birra.

E sul piano politico?

Politicamente siamo diversi ma ci sono anche delle cose sulle quali lui la pensa come me. Nell’ambito della cooperazione e del sociale, per esempio, non siamo poi così distanti.

Mi sembra che Urzì sia venuto nella nostra città solamente con un intento distruttivo, non sentivamo la mancanza di questa modalità di fare politica

Nell’arena elettorale ha fatto il suo ingresso anche il consigliere provinciale Alessandro Urzì, che proprio i giorni scorsi ha mosso accuse pesanti nei suoi confronti, sostenendo che le due Civiche snobbano Fratelli d’Italia sul piano pubblico, mentre di nascosto ne supplicano i voti, aggiungendo che “senza Fratelli d'Italia al ballottaggio, non ci sarebbe stato il fenomeno Dal Medico”. Come risponde a queste insinuazioni?

Per la verità noi meranesi non conosciamo Alessandro Urzì, si è fatto vedere poco ed è arrivato qui da poco. Siamo una città accogliente, per cui lo accogliamo con gentilezza. Il Consigliere è qui da turista e che tra poco lo saluteremo con altrettanta gentilezza. Per ora, mi sembra che Urzì sia venuto nella nostra città solamente con un intento distruttivo, non sentivamo la mancanza di questa modalità di fare politica.

Quindi non vi siete mai incontrati? Non c’è mai stato un dialogo?

Ci siamo visti una volta all’Ippodromo in occasione di una fotografia organizzata da altri, ma non l’ho mai sentito in altre occasioni e non c’è nessun contatto da ambedue le parti.

E invece cosa pensa della candidatura di Katharina Zeller per la Volkspartei?

Quello che noto in Katharina Zeller è sicuramente una maggiore energia rispetto a me e a Rösch che siamo in ballo ormai da un anno e mezzo. Lei è arrivata da poco per cui ha la voglia, la fretta e appunto l’energia per farsi conoscere il più possibile. Sono contento che la SVP abbia candidato una donna, sicuramente la Zeller darà una svolta al partito e spero possa fare un ottimo lavoro come vicesindaca.

Sta dicendo che c’è già un accordo?

Diciamo solo che Katharina Zeller sarebbe un’ottima candidata come vicesindaca. Vediamo cosa succede.


Rispetto al programma elettorale, quali ritiene siano i suoi cavalli di battaglia?

Il nostro programma è tendenzialmente quello dell’anno scorso, ma è necessario riprendere in mano le fila dopo questo anno di commissariamento. Ci sarà da gestire il post pandemia sul piano economico e ancor di più su quello sociale. Il disagio nella popolazione si è acuito e noi dobbiamo intervenire.

Concretamente?

Aiuto psicologico in primis, mettendo a disposizione voucher e servizi per chi ne ha bisogno, anche e soprattutto per le fasce più giovani. Prima della pandemia bisognava tirare via i ragazzi dalla strada, ora bisogna farli alzare dal divano: hanno perso la voglia di studiare e fare sport, non è una bella cosa. Una soluzione potrebbe essere anche in questo caso la messa a disposizione di voucher o di determinati impianti da destinare gratuitamente a determinate fascia di età e reddito.

Quando però i giovani si alzano, come dice lei,  dal divano per uscire la sera vengono spesso criminalizzati dai residenti e dalle stesse amministrazioni che combattono la suddetta "movida" a suon di retorica e ordinanze. Quale sarebbe la sua idea di vita notturna per Merano?

Posticipare di un’ora o due l’orario del “silenzio” potrebbe fare bene a tutta la città, così come far ritornare la musica nei bar. Aggiungo che dopo il divieto imposto dalla precedente giunta sono state raccolte centinaia di firme e che anche questa volta non hanno ricevuto nessun riscontro, nemmeno un grazie.

Il Daspo è il primo mezzo repressivo del sindaco. Lo userei, ma come extrema ratio

Sul tema della vita notturna il dibattito politico si collega automaticamente a quello della fantomatica sicurezza. Alcuni suoi avversari parlano addirittura di allarme. Qual è invece il piano di Dal Medico rispetto la gestione dell’ordine pubblico?

A Merano non c'è un vero problema di sicurezza ma nella popolazione permane un senso di insicurezza. Ci sono alcune gang di ragazzini che scorrazzano, sono sempre gli stessi e li si conosce per nome e cognome. Per contrastare questi episodi, che sono appunto episodi e non fenomeni dilaganti in città, bisogna lavorare sulla prevenzione ma anche sulla repressione. Come comune dovremo concentrarci più sul primo aspetto, incentivando per esempio il lavoro degli street workers. Quello che vorrei fare io è introdurre il controllo di vicinato, che non è una ronda ma un presidio di quartiere che segnala alle forze dell'ordine o ai vigili urbani determinate situazioni, che possono andare dal rifiuto selvaggio alla gang di spacciatori. Saranno gli stessi cittadini a farlo. Seguiranno un corso di formazione e verranno iscritti in un elenco. Si tratterebbe di un percorso giuridicamente strutturato che prevede un protocollo firmato con la questura. Nel concreto si traduce come una chat di cittadini in contatto con un’unità di polizia urbana che avrà il ruolo di filtro e che faciliterà a sua volta l’intervento delle forze dell’ordine.

Se sarà eletto farà uso anche del Daspo urbano?

Il Daspo è il primo mezzo repressivo del sindaco. Lo userei, ma come extrema ratio. Io vorrei lavorare più sulla prevenzione, eliminando le situazioni di disagio che molto spesso queste bande urlano.  

Uno dei problemi più sentiti dalla cittadinanza è sicuramente quello relativo alla falda di Sinigo. Quali soluzioni propone?

Non si può più attendere. Ogni volta che vado a Sinigo il problema è evidente. I cittadini hanno letteralmente i piedi nell’acqua. Se sarò eletto sarà la priorità dei primi cento giorni, è necessario un grosso intervento ma che non potrà essere fatto senza l’impegno della Provincia.

Concludendo, riassuma in tre parole i prossimi tre anni qualora venisse eletto.

Direi concretezza, inclusione e interetnicità. Ci saranno tante cose da fare e i tempi saranno strettissimi, di conseguenza si dovrà lavorare con ritmi intensi e serrati. La falda di Sinigo è un progetto enorme che non può aspettare, il piano urbanistico e quello del traffico devono essere rifatti, così come deve essere rivista la raccolta dei rifiuti. Ci sarà da pensare all’ordinaria amministrazione, fronteggiare gli imprevisti e riflettere sui grandi progetti, dalla funivia alla circonvallazione. Merano ha bisogno di un’amministrazione, di una linea politica. Dobbiamo mettere in pratica soluzioni che tocchino la vita e la quotidianità delle persone. Noi siamo pronti.