Società | VIOLENZA

“Donne violate nella loro dignità”

Michela Morandini, consigliera di parità della provincia di Bolzano, si pronuncia sulle molestie e persecuzioni sul luogo di lavoro: su 221 consulenze 9 i casi nel 2016.
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Foto: Violenza

Tolleranza zero e lotta contro le molestie e gli abusi sessuali nell’Unione Europea. Il Parlamento Europeo esprime nell’articolo 1 della risoluzione del 26 ottobre 2017 una posizione chiara: “Condanna fermamente qualsiasi forma di violenza sessuale e di molestia fisica o psicologica e deplora che tali atti siano tollerati con troppa facilità, mentre costituiscono di fatto una violazione sistematica dei diritti fondamentali nonché un grave reato che, in quanto tale, deve essere punito; sottolinea che si deve porre fine all’impunità, garantendo che i responsabili siano consegnati alla giustizia”.

Parole inequivocabili. Purtroppo i numeri non sono confortanti, come emerge dall’indagine “La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia”, realizzata dall’istituto nazionale di statistica Istat che scatta la fotografia della situazione relativa all’anno 2014.

Da tale rilevazione Istat, avvenuta da maggio 2014 a dicembre 2014, inclusa la pausa estiva di poco più di un mese, condotta su un campione complessivo di 24.761 donne (italiane e straniere), risulta che 6 milioni 788 mila donne, pari al 31,5% delle donne di età compresa tra 16 e 70 anni, abbiano subito nella propria vita violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha patito la violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) la violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) violenze sessuali gravissime come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).

Particolarmente insidiose sono le molestie o persecuzioni sul luogo di lavoro (mobbing e stalking) con riguardo alle quali si è registrato in Alto Adige un incremento dei casi sottoposti all’attenzione della consigliera provinciale di parità: nel 2016 in provincia di Bolzano su 221 consulenze sono stati rilevati 9 casi, mentre nel 2015 erano stati 8 su 202 consulenze.

E’ quanto si evince dalle statistiche concernenti le discriminazioni sul lavoro, di cui le molestie rappresentano una delle tante forme in cui esse si manifestano.
 

 

La relazione dell’attività 2016 e la relazione dell'attività 2015 sono state stilate dalla consigliera di parità della provincia di Bolzano Michela Morandini che ha individuato un tratto comune nelle donne che si sono rivolte a lei: “Le condotte maschili sono state vissute dalle donne come indesiderate e hanno avuto una chiara connotazione sessuale. Si tratta di violenze fisiche o psicologiche realizzate per violare la loro dignità e compiute in genere da persone dotate di potere formale come i dirigenti o da un potere sociale come i colleghi. Come agiscono i colleghi? Per esempio, alcuni di loro, molto considerati nel contesto lavorativo, prospettano alla donna la possibilità di fare loro terra bruciata attorno, cosicché nessuno creda in lei”.

Questi comportamenti riguardano tante donne e più ambiti lavorativi, afferma Morandini che osserva come in Germania e nei Paesi anglosassoni vi sia maggiore apertura su questo tema, se ne parli di più e sussista una cultura aziendale connotata da particolare sensibilità: “Specie nelle grandi aziende non manca mai un codice etico che disciplini e sanzioni tali condotte”.

"In azienda si deve promuovere la cultura della sensibilità al genere ed alla diversità. Sul piano individuale dopo una denuncia il datore di lavoro, a cui è stato segnalato l’abuso, deve intervenire con risposte chiare e misure efficaci. Da come reagisce un’azienda se ne comprende quale sia la sua cultura aziendale su questa problematica".

Quali buone prassi si devono seguire per contrastare il deprecabile fenomeno delle molestie sul luogo di lavoro?

La consigliera di parità ritiene a tale proposito che si debba agire a livello aziendale e individuale: “In azienda si deve promuovere la cultura della sensibilità al genere ed alla diversità. Sul piano individuale dopo una denuncia il datore di lavoro, a cui è stato segnalato l’abuso, deve intervenire con risposte chiare e misure efficaci. Da come reagisce un’azienda se ne comprende quale sia la sua cultura aziendale su questa problematica”.

Un errore è credere che le molestie subite sul posto di lavoro o nello svolgimento del proprio lavoro costituiscano un fatto privato della dipendente o della collaboratrice. Il problema non è della singola donna, ma dell’intera azienda che deve tutelare la salute psicofisica della donna. Non basta invitare la donna a bloccare il numero di telefono o le email insistenti indesiderate del molestatore. Il dirigente ha l’obbligo di procedere con gli opportuni provvedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti o dei terzi responsabili”.

Molte donne non denunciano, perché temono di non essere credute o addirittura ridicolizzate oppure hanno paura di andare incontro a ritorsioni lavorative.

“Un errore è credere che le molestie subite sul posto di lavoro o nello svolgimento del proprio lavoro costituiscano un fatto privato della dipendente o della collaboratrice. Il problema non è della singola donna, ma dell’intera azienda che deve tutelare la salute psicofisica della donna – dice Morandini -. Non basta invitare la donna a bloccare il numero di telefono o le email insistenti indesiderate del molestatore. Il dirigente ha l’obbligo di procedere con gli opportuni provvedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti o dei terzi responsabili”.

Molestie, mobbing, stalking sono tutte facce della violenza e il sessismo è latente in tutte le situazioni di vita, lavoro, famiglia e tempo libero, avverte Morandini: “In caso di molestie o stalking sul luogo di lavoro o nell’eseguire la propria mansione lavorativa bisogna dire sempre un no netto per dare un segnale chiaro e inoltrare subito la segnalazione al dirigente. Se è il dirigente a tenere la condotta abusante è importante cercare aiuto quanto prima possibile. Quando arrivano da me che offro una prima consulenza giuridica con la garanzia del totale anonimato, le donne stanno già molto male dal punto di vista psicologico. Non bisogna aspettare troppo tempo per chiedere una consulenza. E’ bene che le donne riescano a parlare di quanto loro accaduto. La cifra nera (il numero di donne che non denunciano, ndr) è ancora molto elevato. Ottima quindi la campagna #Me Too che ha il pregio di portare alla luce le testimonianze delle donne in vario modo ferite”.