Cultura | Salto Afternoon

Un ritratto della Gente

Intervista al giornalista Leonardo Bianchi, che ha scritto per minimum fax un libro-reportage frutto del suo viaggio nell'Italia del risentimento.
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Foto: Salto.bz

Nel maggio del 2007 esce il libro "La Casta", firmato dai giornalisti del Corriere della Sera Sergio Rizzo (oggi a Repubblica) e Gian Antonio Stella. Nel settembre dello stesso anno si tiene il primo V Day, dove "V" sta per vaffanculo: promosso da Beppe Grillo, segna il punto d'inizio di quel fenomeno oggi conosciuto come Movimento 5 Stelle.
Sono due avvenimenti cruciali nella storia recente del nostro Paese, che hanno anticipato e fornito la base ad "una galassia esplosa di esperienze tra il grottesco, il tragico e l’apocalittico", oggi ricostruite in modo meticoloso dal giornalista Leonardo Bianchi nel libro "La Gente. Viaggio nell'Italia del risentimento" (minimum fax, 2017). "Nel 2007 avevo vent'anni, ero iscritto all'Università, alla facoltà di Giurisprudenza a Bologna, mi interessavo di politica ma non avrei mai pensato di fare della scrittura un lavoro. Collaboravo con alcuni blog, e da lì a poco avrei aperto nel 2008 il mio, La Privata Repubblica. È dal periodo dell'università che ho preso ad interessarmi di quella parte della politica che stava fuori dalle 'cronache di palazzo', che mi hanno sempre profondamente annoiato. Questo libro è una sistematizzazione di un lavoro che porto avanti da dieci anni, e in modo professionale dal 2013, quando mi sono trasferito a Roma iniziando la mia carriera giornalistica, collaborando con VICE Italia e poi diventandone news editor. Questo mi ha permesso di seguire con regolarità e sul campo tutti quei movimenti fuori dall'arco parlamentare che in un dato momento storico riescono a dettare l'agenda, ad entrare nel mainstream. È un modo laterale di guardare alla politica italiana, che dice molto di come sta andando il Paese e la società".

salto.bz: Quando hai letto "La Casta"? Che cosa ne pensi dieci anni dopo?
Leonardo Bianchi: "La Casta" l'ho letto quand'è uscito. L'ho trovata un'inchiesta affilata e molto documentata, che metteva nero su bianco privilegi e sprechi inaccettabili e ormai fuori dalla storia. È diverso, invece, il discorso da fare quando si tratta di analizzare il frame, il discorso retorico sulla Casta che ha poco a che fare col libro di Rizzo e Stella. Se la Casta è l'arcinemico per eccellenza della Gente, però, la responsabilità è dei media e dei politici, che non hanno saputo fare una riforma radicale, tagliando privilegi e costi della politica, portando a un'esondazione che ha travolto tutto e tutti. Ricordo in quel periodo partiti come l'Italia dei Valori assumere una posizione anti-Casta, pur essendo in Parlamento; il presidente di Confindustria Luca Cordero Montezamolo che martella contro la Casta, per accompagnare un suo progetto politico poi abortito; o un imprenditore come Diego Della Valle, che fa parte del gotha economico-finziario del Paese, che comprava pagine sul Corriere della Sera per tirare bordate sulle politica.
Da quel frame anti-Casta, come noto, è nato il Movimento 5 Stelle, che ne ha poi raccolti i frutti più maturi, assorbendo anche l'IDV. Il discorso retorico anti-Casta è una narrazione molto accattivate perché presenta una qualità intrinseca: la deresponsabilizzazione. È un discorso che permette sempre di dividere la società in due blocchi: da una parte noi o la Gente, puri ed incorrotti, e dall'altra una Casta contro cui scagliarsi. Credo che dieci anni dopo questa retorica abbia esaurito del tutto la sua funzione di cambiamento, restando un frame distruttivo. Nonostante questo i 5S che continuano a proporla sono oggi il primo partito nei sondaggi. La storia dell'IDV, però, ci ricorda che basta un attimo per finire a far parte della Casta.

Nel tuo libro parli di metropoli, come Roma, ma anche dell'Italia di periferie, citando ad esempio "i fatti di Gorino", il paese sul Delta del Po divenuto famoso nell'autunno del 2016 per le barricate contro i migranti. La Gente è ovunque?
Il capitolo sulla rivolta delle periferie romane, e dunque di territori a torto considerati marginali, è fondamentale, perché con quelle rivolte del 2014 contro i migranti s'è creato un modello di protesta, che ha toccato diversi quartieri a Roma Est, come Nuova Ponte di Nona o Corcolle, che sono a decine di chilometri dal centro storico, oltre il Grande Raccordo Anulare. È un nuovo tipo di protesta sociale, in cui determinate istanze anti-degrado, problematiche molto risalenti nel tempo, confluiscono verso un unico obiettivo: i migranti e i centri di accoglienza. Ciò che faccio nel libro è prendere anche situazione iper-locali che raccontano fenomeni molto più grandi: in questo caso parliamo della gestione dell'immigrazione. Ma il testo affronta anche i sentimenti di paura e sicurezza su scala nazionale, che sono stati i temi fondamentali della politica nazionale degli ultimi dieci anni, e saranno ancora più determinanti nei prossimi dieci.

"La Gente" parla molto di Veneto. Credi che il gentismo abbia avuto un ruolo nel referendum della settimana scorsa?
Credo che il risultato della consultazione risponda a una questione eminentemente territoriale, che affonda radici nella battaglia per l'autonomia degli anni Ottanta. Più che gentismo, vedo nel voto una prova di “maturità politica” del venetismo, ossia la “tensione del Veneto e dei veneti al riconoscimento di una propria identità e autonomia”.
Il presidente della regione Zaia è indubbiamente il vincitore di questo referendum, perché ha saputo offrire a queste istanze un forte collante in un discorso politico istituzionale, a differenza da quanto fece la stessa Lega nel '97 con i Serenissimi, disconoscendo l'assalto a piazza San Marco. Ci sono però dei punti in comune con il gentismo, e in certe figure i due fenomeni si possono toccare. Penso a Lucio Chiavegato, uno dei triumviri che guidava il movimento del 9 dicembre, che è un indipendetista veneto; o al sindaco della bassa vicentina Joe Formaggio, quello delle tshirt  'io sto con Stacchio' (il benzinaio che uccise un uomo che aveva appena rapinato una gioielleria nei pressi della sua stazione di servizio, a Ponte di Nanto, ndr). Non dobbiamo però far confusione tra i due fenomeni, altrimenti non si capisce perché il 57% dei Veneto sia andato a votare per l'autonomia.

"La Gente" è di destra?
Non necessariamente. Nell'introduzione riprendo le prime teorizzazioni sul gentismo, che spiegano come sia un fenomeno che accomuna destra e sinistra. Non a caso l'ultimo capitolo è dedicato al 'gentismo renziano'. È certo però che determinati episodi, o avvenimenti, vedono una tutela politica che viene esclusivamente dalla destra se non dall'estrema destra. In queste realtà c'è, forse, più intuito politico, o comunque una volontà maggiore di strumentalizzare la Gente, che però non necessariamente è di destra.

Il 22 novembre Leonardo Bianchi presenta "La Gente" a Bolzano, al bar osteria Da Picchio in vicolo S. Quirino, 11. Appuntamento alle 19.30. Presenta Flavio Pintarelli