Politica | biotestamento

Fine vita accelerato

A un passo dall'approvazione al Senato l'attesa legge sul testamento biologico, con la possibilità di dichiarare in anticipo la rinuncia all'accanimento terapeutico.
mina welby
Foto: Associazione Luca Coscioni

Assieme allo ius soli doveva rappresentare l'architrave di un'alleanza allargata di centrosinistra, la conditio sine qua non per una coalizione tra PD, i Radicali di Emma Bonino e l'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Ma con il ritiro di quest'ultimo – per il rinvio a fine legislatura della legge sulla cittadinanza – viene meno una delle motivazioni strumentali per il via libera al ddl sul “fine vita” ovvero sul cd. “testamento biologico”, già approvato ad aprile dalla Camera e ora calendarizzato a tempo di record per il voto dell'aula del Senato il 14 dicembre, dopo sette mesi di rinvii. Restano sul campo gli oltre tremila emendamenti, metà dei quali presentati da “Alleanza Popolare” del ministro Angelino Alfano – un altro ad aver annunciato il proprio ritiro. Gran parte dei parlamentari cattolici e di centrodestra (Lega, Forza Italia) ha espresso la propria contrarietà alla legge sul biotestamento (cui sono favorevoli il PD, la sinistra di “Liberi&Uguali” e il Movimento 5 Stelle).

Il favore papale

Meno rigida è la posizione di Papa Francesco, il quale ritiene «moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico che verrà in seguito definito “proporzionalità delle cure”». Una decisione che “si qualifica moralmente come rinuncia all’accanimento terapeutico” – cioè l'uso sproporzionato di farmaci e tecnologie che prolungano la vita senza prospettiva di guarigione – ma che non va confusa con l'eutanasia “che rimane sempre illecita”. Nel catechismo della Chiesa un passaggio già comprenderebbe l’eventualità del fine vita (“non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire”). Il disegno di legge al vaglio del Senato non prevede alcuna forma di suicidio assistito (assumere volontariamente un farmaco che metta fine alla propria vita) né tantomeno di eutanasia (l’interruzione della vita attraverso l’intervento di un medico).

Disporre del proprio corpo

Il disegno di legge 2801 sul testamento biologico contiene “norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” e, se approvato, introdurrà il diritto all’interruzione delle terapie (compresi nutrizione e idratazione artificiale) senza passare per una sentenza del tribunale. Tale diritto era già stato ottenuto per via giurisprudenziale da malati come Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro, ma dopo lunghissime battaglie legali. La sudtirolese Mina Welby, co-presidente dell’associazione Luca Coscioni e vedova di Piergiorgio, in una lunga intervista a Salto.bz si è detta soddisfatta della legge approvata dalla Camera: “Finalmente possiamo sperare che venga fuori una buona legge. Il testamento biologico – e cioè le cosiddette DAT, disposizioni anticipata di trattamento – in tedesco si dice Patientenverfügung, e verfügen significa disporre, termine che trovo più appropriato. Posso dichiarare qualcosa alla polizia, ma del mio corpo dispongo, decido se voglio che venga curato oppure no, anche con cure palliative”.

Biotestamento con riserva

La proposta di legge consente a qualsiasi maggiorenne – entro alcuni limiti – di esprimere anticipatamente (ovvero in salute) la volontà di rinunciare ad alcuni trattamenti medici nel caso di gravi malattie, attraverso le DAT. Il paziente quindi indica una persona di sua fiducia che lo rappresenti nelle relazioni con il medico e con le strutture sanitarie. Le DAT devono essere redatte in forma scritta e sono rinnovabili, modificabili e revocabili in ogni momento. Il paziente può anche chiedere di essere sedato in maniera continua e profonda, in modo da poter morire senza soffrire, in una sorta di coma indotto. Il medico “deve astenersi da ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure e dal ricorso a trattamenti inutili o sproporzionati”. Il medico può non rispettare le volontà espresse dal malato, non attenendosi alle indicazioni contenute nelle DAT – perché sono state scoperte terapie che permetterebbero un miglioramento di cui il paziente non era a conoscenza al momento della redazione delle DAT – oppure rifiutandosi di interrompere nutrizione o idratazione artificiale per motivi descritti in maniera molto generica: una sorta di “obiezione di coscienza” sul fine vita.