Società | I dati

L’Alto Adige e il principio dell’onestà

Corruzione: in Provincia di Bolzano coinvolto solo il 3% delle famiglie. La fotografia dell’ASTAT.
Corruzione
Foto: upi

Secondo le stime dell’ASTAT, nel 2016, il 3,1% delle famiglie altoatesine (il 7,9% a livello nazionale), almeno una volta nella vita, ha dovuto affrontare richieste di denaro, favori o altro oppure abbia dato denaro o regali in cambio di favori o servizi. Il valore, se riferito agli ultimi tre anni, riguarda lo 0,7% delle famiglie. Sono numeri lusinghieri; l’indicatore complessivo, così come quello relativo ai settori della sanità (0,9%) e del lavoro (0,8%) posizionano la provincia di Bolzano tra le regioni italiane con la minor diffusione del fenomeno, a eccezione del settore degli uffici pubblici (1,4%).

Un caso particolarmente interessante, anche se non formalmente definibile come corruzione, riguarda la richiesta di effettuare una visita a pagamento nello studio privato del medico prima di accedere al servizio pubblico per proseguire con le cure. Se a questo tipo di richiesta si aggiungono le richieste di denaro extra, regali o favori da parte di un medico o di un infermiere o di altro personale sanitario per ottenere o velocizzare il servizio o l’assistenza, la percentuale di famiglie altoatesine coinvolte in eventi corruttivi in ambito sanitario sale al 4,4%, valore che a livello nazionale è superiore e riguarda l’11,0% delle famiglie. 

5 altoatesini su 100 conoscono, tra i loro amici, parenti, colleghi, qualcuno che ha ricevuto una richiesta corruttiva in almeno un settore e, più nello specifico, il 2,9% nella sanità, il 2,1% negli uffici della pubblica amministrazione e l’1,2% nei settori assistenza, istruzione e lavoro. Anche in questo caso l’indicatore complessivo è di gran lunga inferiore al valore medio nazionale (13,1%) e a quello delle regioni italiane che sono particolarmente colpite dal fenomeno, come ad esempio la Puglia (32,3%) e il Lazio (21,5%).