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"La Wada? Sempre deludente"

Sandro Donati, ex allenatore di Alex Schwazer, non è stupito dall'esito delle nuove analisi. Brandstätter conferma: "Andremo alla Corte di Strasburgo".
Schwazer, Donati
Foto: upi

La Wada, Agenzia mondiale antidoping che ha sede a Losanna, ha affidato una perizia sui campioni di urina di Alex Schwazer ad un professore dell’università della città svizzera che fino al 2017 è stato direttore del laboratorio antidoping nella stessa città del Canton Vaud, nonché consulente pagato dall'agenzia alle olimpiadi di Sochi 2014 e Rio 2016. Nel 2017, Martial Saugy, questo il suo nome, era stato prima tirato in ballo e poi scagionato da uno “whistlblower” nello scandalo doping che ha visto coinvolta l’intera Federazione russa. Il risultato delle nuove analisi? Neanche a dirlo: nessuna manipolazione. A gettare fitte ombre sulla condotta della Wada nella vicenda Schwazer era stata una sentenza del tribunale di Bolzano del febbraio 2021 secondo la quale il campione era stato, invece, manomesso, per incastrare l’ex marciatore altoatesino. Il nuovo studio di Saugy, il cui esito è stato diffuso ieri, secondo l’agenzia mondiale dovrebbe confutare il pronunciamento della magistratura, ma in realtà anche le modalità di svolgimento di queste analisi lasciano più di qualche dubbio.

A distanza di più di un anno come arma di difesa si porta una perizia svolta da un tecnico di Losanna senza che vi fosse presente nessuno

Sandro Donati, il professore-allenatore che ha seguito Alex nel percorso di redenzione, non è più di tanto stupito. “E’ da tempo – spiega -  che avevo compreso quale fosse la dimensione modesta di questa agenzia. Ma che a distanza di più di un anno dalla sentenza del tribunale di Bolzano - come arma di difesa si porti una perizia svolta da un tecnico di Losanna senza che vi fosse presente nessuno che potesse controllare e si pretenda che questo studio sia significativo, mi pare francamente singolare e molto deludente”. Donati pone quindi una domanda: “Il direttore generale della Wada, a caldo, dopo la sentenza del giudice Pelino disse che si trattava di un pronunciamento farneticante e che avrebbe intrapreso azioni legali. Le hanno intraprese, queste azioni? Se non lo hanno fatto dovrebbero spiegare perché. Sarebbe stato interessante, invece, se  fossero andati fino in fondo e ci fosse quindi stata l’occasione di un confronto vero nel merito”.

Schwazer, oro olimpico nella 50 km di Pechino 2008 poi squalificato per doping prima di Londra 2012, contattò Sandro Donati, uno dei migliori allenatori di atletica del mondo e simbolo internazionale della battaglia contro il doping, per la preparazione alle Olimpiadi che si sono svolte a Tokyo l’anno scorso, con un anno di ritardo a causa della pandemia. Dopo una battaglia giudiziaria molto serrata all'inizio del 2021 la giustizia sportiva impedì al marciatore di partecipare alla competizione.

Nel libro “I signori del doping. Il sistema sportivo corrotto contro Alex Schwazer” uscito e presentato con l’autore l’anno scorso al Minigolf su iniziativa di Salto.bz, Donati ricostruisce il “grande complotto” di cui sembra essere stato vittima l’ex marciatore. Una parte sostanziosa del volume è dedicata proprio ai risvolti dell’inchiesta della Procura di Bolzano. “Secondo quanto appurato – spiegò Donati – la provetta con le urine di Alex conteneva una quantità spaventosa di DNA. Una quantità tale che era impossibile ci fosse, dal momento che sparisce in fretta. Il DNA era stato quindi riversato in prossimità della consegna della provetta all’autorità giudiziaria”. Visto che Schwazer ha chiuso la carriera e manifestato l'intento di voltare pagina, la novità di ieri (7 aprile) appare come un tentativo da parte della Wada di avere forse, con enorme ritardo, un'ultima parola sulla vicenda. Una parola di segno opposto, ovviamente, rispetto alla dura sentenza del giudice bolzanino Walter Pelino.

Molto duro anche il commento di Gerhard Brandstätter, l'avvocato rimasto sempre al fianco di Alex Schwazer (commento aggiunto alle ore 15).  "Errare - afferma - potrebbe anche essere umano (non in questo caso, perché c’è, a dir poco, la male fede) ma perseverare è diabolicum! Insistere con delle perizie segrete, al difuori da ogni contraddittorio, da soggetti discussi, su urine fantomatiche, senza osservanza di procedura alcuna, tradisce solo il disperato tentativo di giustificare un procedimento ingiustificabile, gravemente viziato dall‘inizio, da Racines fino a Rio, con violazione di ogni elementare principio di un giusto processo, anche arbitrale. Conferma il mancato rispetto del pronunciamento di un giudice italiano sulla base di un accertamento peritale tecnico scientifico di altissimo livello; in tale sede si sarebbe potuto e dovuto fornire controprove concrete, non prodotte, anzi si è ricorso anche in quella ad una perizia tardiva, fuori contraddittorio, assolutamente avventurosa ed insostenibile. L'imbarazzo di Wada deve essere grande, se si tenta di riparare con iniziative così illegittime; il tutto di fronte ad una dichiarazione confessoria documentata di IAAF, che parla di un 'plot against A.S' e cioè‘ di un complotto contro Alex Schwazer! Stiamo andando alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, mentre queste iniziative di Wada meritano solo disprezzo".