Ambiente | Agricoltura

"Il bio? Contadini poco pazienti"

Per l'assessore Schuler molte delle oltre 280 aziende che hanno subito "mollato" la produzione senza pesticidi hanno avuto troppa fretta e poca convinzione.
Arnold Schuler
Foto: LPA

Il 40% delle mele bio prodotte in Europa viene dall’Alto Adige. E nel periodo 2015-2020 i terreni coltivati biologicamente sono aumentati dell’82%. Tutto vero. Ma quasi un’azienda su tre di quelle che hanno tentato la “riconversione” hanno fatto poi marcia indietro: 280 su 926, per l’esattezza (il 30,4%). Un numero piuttosto alto, tenendo conto del lasso di tempo trascorso. “C’è poca pazienza, ci vogliono anni per ottenere risultati, e forse manca del tutto la convinzione in alcuni contadini”, sintetizza l’assessore all'agricoltura Arnold Schuler. Il quale, comunque, nell’ottica dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile è abbastanza soddisfatto. “Il trend è positivo ma il biologico – afferma - rimane ancora una nicchia, le aziende hanno anche chiuso perché la produzione aumenta in modo più veloce della domanda. Non tutti i consumatori sono disposti a pagare di più per la frutta e la verdura, ma il prezzo è dovuto al fatto che si produce di meno e con maggiore fatica. Produzione e domanda devono procedere assieme, altrimenti non funziona”. Per aumentare la percentuale di produzione bio, è dunque soprattutto una questione di determinazione. La produzione non è così facile all’inizio e qualcuno dopo le prime difficoltà cambia di nuovo. Chi prova la riconversione deve essere convinto, non deve solo farlo per guadagnare più soldi o ottenere contributi, ci vuole del tempo. Nei primi anni ci sono maggiori difficoltà, poi la situazione migliora”. Negli anni 2015-2020 alle aziende agricole biologiche è stato liquidato un totale di 18.350.925 euro, di cui 11.911.083 euro erano fondi provinciali e il resto europei.

 

Il 13,9% dei 18.000 ettari coltivati a mele in Alto Adige sono “bio”. Davvero tanti. Per questo quasi la metà delle mele bio prodotte in Europa vengono da frutteti cresciuti tra Brennero e Salorno. Ma per le mele c’è un mercato soprattutto nell’area di lingua tedesca e le entrate per i contadini compensano i maggiori costi di produzione. Al momento, osservando le cifre, il passaggio al bio sembra complicato in quasi tutti gli altri settori della frutticoltura, soprattutto quello del vino (solo l’8.4% dei vigneti è bio), e dei piccoli frutti (10,9% di 165 ettari coltivati). La cosa che sorprende di più un non addetto ai lavori è la percentuale di prati e pascoli che rispondono alle caratteristiche “bio”. Dei 61.543 ettari di prato solo il 7,5% è bio, e dei 114.505 ettari di pascolo e alpeggio il 3,3%. Sorprende soprattutto in relazione alla fortuna commerciale del cosiddetto latte fieno, per produrre il quale le mucche sono “alimentate unicamente con erba fresca, fieno e una piccola quantità di cereali”, informano i produttori.

“I settori più difficili – spiega Schuler - sono quelli della frutta e del latte. Sì, il latte. Le nostre cooperative hanno cercato di convincere i contadini anche pagando di più, ma i problemi sono di diversa natura, anche burocratica. Il trasporto del latte diventa ad esempio sempre più complicato. Abbiamo latte fieno, il latte normale e il latte bio, tre cose diverse che non si possono ovviamente miscelare. E’ difficile organizzare il trasporto, tenendo conto che ci sono quantità differenti. Per essere sostenibile economicamente la conversione dovrebbe riguardare un certo numero di contadini. Avrebbe senso se una zona intera prendesse quella strada, se a cambiare sono i singoli contadini è più difficile che possa funzionare”. Schuler pensa per caso all’Alta Val Venosta dove, in particolare nel Comune di Malles, da circa 8 anni è in corso una sorta di ribellione contro l’uso di pesticidi? “Se l’alta Val Venosta avesse intenzione di convertire tutta la zona potrebbe essere una buona idea ed anche un’idea da sostenere. Ma è una cosa che si può fare assieme ai contadini, devono essere loro convinti a farlo, altrimenti non funziona”.

L’obiettivo di medio termine della Provincia è quello di aumentare la produzione biologica e favorirla ulteriormente. “Con il nostro concetto di agricoltura rispetto all’Agenda 2030 - conclude Schuler - vogliamo sostenere gli agricoltori che vogliono provare, ma i nostri contributi sono già buoni. Vogliamo continuare a lavorare sul sostegno alla ricerca e sull’informazione, favorendo dove è possibile la concentrazione delle aziende in alcune zone".  Le famose economie di scala.

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Günther Mayr Ven, 07/09/2021 - 18:01

"il prezzo è dovuto al fatto che si produce di meno e con maggiore fatica" - ist klar, nachvollziehbar und ok
aber:
bio-"la produzione senza pesticidi" s.o.
wem soll damit gedient sein, für dieses Märchen eine Autobahn in die Zukunft zu bauen?

Ven, 07/09/2021 - 18:01 Collegamento permanente