Ambiente | dolomiti unesco

“Pretendiamo più coraggio”

Ne è convinto il presidente del Cai Alto Adige reduce dall’incontro con la Fondazione Dolomiti UNESCO. "Ridurre il traffico sui passi? Bene ma smettiamo di cementificare"
Dolomiti, auto
Foto: DolomitiReview

Su come viene gestito il traffico sui passi dolomitici si è ampiamente discusso durante la seduta del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Dolomiti UNESCO tenutasi lo scorso 6 settembre a Belluno, occasione in cui l’assessore alla mobilità Daniel Alfreider ha presentato il “Piano di Mobilità Sostenibile sui passi dolomitici” redatto dalla Provincia autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento e Regione del Veneto, ovvero tre territori su quattro che condividono il patrimonio delle Dolomiti. La Fondazione Dolomiti UNESCO, nata sulla carta per rappresentare una piattaforma privilegiata per il confronto, l’analisi e la pianificazione di misure idonee inerenti la gestione, concorda sulla necessità che sia proprio la Fondazione a continuare a rappresentare un riferimento per lo sviluppo di misure di gestione del traffico. In particolare, si parla di incentivare la mobilità collettiva, ridurre i flussi di veicoli privati e contenere l’impatto provocato sul territorio in termini di emissione di C02, congestione delle vie di comunicazione, inquinamento acustico.

Quello che abbiamo constatato è invece un certo lassismo quando si tratta di prendere posizione contro la cementificazione del territorio, con opere impattanti come quelle di hotel e ristoranti ad alta quota e che si appropriano a loro volta della definizione indebita di "rifugi" e "malghe"

 “Tutto bellissimo, ma per proteggere davvero le Dolomiti, la Fondazione dovrebbe dimostrare di avere più coraggio e fermezza in certe occasioni - è il commento di Alberto Zanella, referente della sezione provinciale del Club Alpino Italiano e che era presente alla seduta assieme agli altri gruppi attivi nella regione dolomitica - .Abbiamo fatto presente la necessità di dover essere maggiormente coinvolti, così come lo dovrebbero essere tutti i soggetti che sono impegnati sul fronte della tutela del paesaggio montano. Quello che abbiamo constatato è invece un certo lassismo quando si tratta di prendere posizione contro la cementificazione del territorio, con opere impattanti come quelle di hotel e ristoranti ad alta quota e che si appropriano a loro volta della definizione indebita di rifugi e malghe”.

 

Le preoccupazioni di Zanella sono molte, in primis per gli ingenti fondi che arriveranno dal Recovery Fund che “come stiamo già vedendo nel resto d’Italia potranno servire a finanziare opere impattanti, come impianti di risalita in località già prese d’assalto dai turisti, con la scusa della sostenibilità”. 
“C’è molta delusione per tutte queste colate di cemento fatte di nascosto e in silenzio. Siamo sempre stati dalla parte della Fondazione, non siamo nostalgici e non ci opponiamo al progresso e all'ammodernamento quando è necessario, ma questo enorme giro di denaro non è giustificato. La mano delle aziende russe sui rifugi di montagna non sono giustificate. Le decisioni sono politiche e per questo pretendiamo maggiore coraggio da parte della Fondazione affinchè possa incidere durante questi processi”.