Politica | Legge elettorale

Ladino più, italiano meno

Nel Consiglio dei Comuni, la Città di Bolzano esprime parere negativo al ddl SVP sulla legge elettorale per le provinciali. Nel mirino la norma "salva ladini".
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Foto: Radio NBC

A metà gennaio la SVP ha depositato in Consiglio provinciale a Bolzano un disegno di legge in materia elettorale, primo firmatario Josef Noggler, che disciplina la “forma di governo” della Provincia – ovvero le modalità di elezione del Consiglio provinciale, del Landeshauptmann e della Giunta provinciale – senza più rifarsi alla legge elettorale regionale del 1983. Un passo già compiuto a suo tempo dalla Provincia autonoma di Trento (con l'introduzione dell'elezione diretta del Governatore) che in Sudtirolo assume però inesorabilmente una dimensione “etnica”, come se non bastasse la toponomastica a riaccendere gli animi dello scontro tra gruppi linguistici. Nella bozza iniziale, la riforma Noggler prevedeva l'elezione diretta del Landeshauptmann (con un meccanismo simile all'elezione dei sindaci nei comuni sopra i 15mila abitanti) e un nuovo sistema di assegnazione dei seggi: una sorta di “Vollmandat”, mandato pieno, che superasse la frammentazione dovuta ai “Restmandate”, i seggi attribuiti coi “resti”. Entrambe queste ipotesi sono state stralciate dal testo, per la mancanza di consenso all'interno della Volkspartei, mantenendo sostanzialmente invariato l'impianto proporzionale della legge elettorale regionale – con un'unica deroga, volta a garantire la rappresentanza del gruppo linguistico ladino nel riparto dei seggi. Una novità controversa (quanto l'introduzione di nuove cause di incompatibilità) contestata dal Comune di Bolzano, che ha espresso parere negativo nel Consiglio dei Comuni.

La norma “salva ladini”

Lo Statuto d'Autonomia “riserva” un seggio ai ladini in Consiglio provinciale. Nella normativa vigente (applicata in questa legislatura) il candidato del gruppo linguistico ladino con più voti di preferenza fra quelli di una lista cui è attribuito almeno un seggio, nel caso non sia eletto direttamente “di propria forza” (risultando quindi tra i “non eletti” di quella lista) sostituisce l’ultimo eletto della lista stessa. In altre parole, chi ha preso le preferenze sufficienti per l'elezione in Landtag, viene scavalcato da un ladino che ne ha raccolte di meno. Il disegno di legge della SVP trova un'altra soluzione: se un candidato ladino non viene eletto direttamente, il candidato appartenente al gruppo linguistico ladino con più preferenze – di un qualsiasi partito – prende il posto del primo (o unico) “seggio residuo” assegnato con i “resti”. Sul piano pratico, viene tolto l’ultimo dei seggi residui dalla lista con la minor cifra elettorale, ovvero del 35° eletto in Consiglio provinciale. Poiché la SVP ha più voti – e dunque più preferenze per ogni singolo candidato – è altamente probabile che un candidato ladino SVP possa prendere il posto dell’ultimo eletto di un altro partito, verosimilmente di un partito “italiano”, dato che la rappresentanza del gruppo linguistico italiano è stata più volte garantita dai resti. Se fosse scattata tale norma nel 2013, la SVP avrebbe ottenuto 18 seggi (cioè la maggioranza assoluta) e “Alto Adige nel Cuore” di Alessandro Urzì sarebbe rimasto fuori. Gli italiani sarebbero scesi da 5 a 4 consiglieri provinciali.

Alfreider “cavallo di Troia”

Il primo a scagliarsi contro il ddl elettorale targato SVP è proprio Alessandro Urzì: “Attraverso la previsione di eleggere il ladino con il maggior numero di preferenze (quindi prevedibilmente in lista con il maggiore partito, ossia la SVP), non sottraendolo alla lista che lo ha candidato ma all’ultima che ha potuto contare sull’elezione con un resto, la SVP “ruberebbe” per legge un suo eletto a una qualsiasi altra lista, presumibilmente al gruppo italiano”. Secondo il consigliere di centrodestra, “la legge è un treno in corsa su cui in qualsiasi momento potrebbe salire la norma prevista dal disegno di legge di riforma dello Statuto cd. Alfreider in Parlamento, che consente di derogare al principio del proporzionale puro per l’elezione del Consiglio provinciale”, così come sostenuto dal deputato Florian Kronbichler su Salto.bz. Anche Paul Köllensperger (M5S) vede nella proposta di legge Alfreider sui ladini “il cavallo di Troia della SVP per confezionarsi una legge elettorale su misura, con l'obiettivo di massimizzare il numero di seggi nonostante il calo dei consensi nelle urne. I ladini – a favore dei quali la modifica costituzionale è pensata – vengono strumentalizzati per aprire la strada ad una legge elettorale provinciale “su base” proporzionale e con soglie di sbarramento che andrà ad annacquare il proporzionale puro introdotto proprio a tutela delle minoranze. Anche la Corte costituzionale, in questo senso, ha sempre vietato qualsiasi norma elettorale che non fosse puramente proporzionale”.

Niente voto dopo cena

Altre novità del disegno di legge Noggler sono l’allargamento della giunta provinciale da otto a potenzialmente undici assessori, il limite dei mandati per il Landeshauptmann (massimo tre legislature consecutive), le spese elettorali dei singoli candidati ridotte da 40mila a 30mila euro a testa e l'obbligo di consegnare la dichiarazione sulle spese di propaganda elettorale limitato ai candidati effettivamente eletti nel Consiglio (al fine di alleggerire l’enorme carico burocratico) e le quote rosa nelle liste: nessun genere può essere rappresentato in misura superiore a due terzi dei 35 candidati ammissibili su ciascuna lista. La chiusura delle urne è anticipata alle ore 21 (anziché le tradizionali ore 22): per Alessandro Urzì “significa penalizzare il capoluogo e i centri dove la maggioranza italiana ha l’abitudine di sfruttare anche la fascia oraria dalle 21 alle 22. Problema che non si pone nei piccoli centri dove per tradizione si vota al mattino”. Qualcuno salvi la procrastinazione italiana.