Società | Empatia, aiuto

Solidarietà. Un cambiamento autentico?

L'emergenza sanitaria Coronavirus ha innescato una catena di solidarietà ammirevole. Ma quanto profondamente ha cambiato il nostro modo di relazionarci con il prossimo?
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Il Covid-19 e lo stato di precarietà in cui l'intero paese si ritrova, ha permesso la rinascita di una nuova era del settore sociale, come baluardo di speranza che spezza la catena di una società individualista e narcisista come come quella in cui viviamo.

Pertanto, le bocche di molti, si sono riempite di tante belle e virtuose parole come solidarietà, empatia, mutuo soccorso, supporto, fratellanza in tempi di crisi.

Ci sentiamo tutti più soli e vulnerabili e questo è un fenomeno ormai assodato. Le conseguenze a lungo termine verranno studiate da sociologi, psichiatri e psicoterapeuti, ancora per gli anni a venire.

Ma torniamo al focus di quella presunta ventata di freschezza che ispira gli animi ad una rinnovata bontà. È davvero così? Siamo davvero diventati più solidali, amichevoli ed empatici?

Quando si tratta di fare volontariato in qualche associazione forse è più semplice, la cosa viene istituzionalizzata, e dopotutto ne beneficia anche l'Ego.

Può riempire d'orgoglio, sebbene sia oggettivamente utile distribuire pacchi spesa alle famiglie in difficoltà, andare da chi non può uscire di casa.

Sono nati tanti bellissimi servizi alla persona contestualmente all'emergenza pandemica e tanti piccoli gruppi di supporto, anche sui social, ma quanto a fondo questo ha cambiato i rapporti umani nella vita privata?

Riusciamo a vedere la sofferenza invisibile o malcelata dei nostri cari, dei nostri amici più intimi, che magari nascondono dietro un sorriso sempre brillante o un'allegra leggerezza?

Siamo in grado di ascoltare con sincerità qualcuno, solo per farlo sentire meno solo, lasciandogli lo spazio per esprimersi e non solo aspettando il nostro turno per parlare dei nostri problemi?

Siamo capaci di dare un abbraccio a qualcuno perché sentivamo semplicemente che ne aveva davvero bisogno?

Sappiamo dare senza aspettarci niente in cambio?

Sappiamo dire "grazie" con tutto il cuore quando qualcuno fa qualcosa per noi?

Più in generale, sappiamo essere grati alla Vita per le cose belle che abbiamo e che altri purtroppo non hanno?

Siamo in grado di aiutare davvero chi è in difficoltà quotidianamente anche se lotta con tutte le proprie forze ma che forse per orgoglio o vergogna ha paura a chiedere aiuto?

Siamo capaci di rinunciare per qualche ora al nostro egoismo?

Siamo capaci di condividere?

E soprattutto, ci vuole davvero una pandemia per spingerci ad essere più "umani"? Non dovrebbe essere una direzione, un orientamento che dovrebbe andare di pari passo all'evoluzione della nostra specie?

Sinceramente non so dare una risposta a tutti questi dilemmi ma mi ritrovo a riflettere profondamente su questi temi e una parte di me è sempre un po' pessimista in merito ma la parte più fiduciosa e umanista di me non può che augurarsi che l'individualismo possa essere gradualmente superato.

Ma...

Gli sforzi da fare sono molti e bisogna partire proprio da chi ci è più vicino, senza andare troppo lontano.

Un sorriso, un "ci sono se hai bisogno", una gentilezza inaspettata a chi ci è intorno può fare la differenza tanto quanto far parte di una associazione Onlus e affini. 

Se non di più.