Politica | Toponomastica

Il compromesso silurato da Bizzo

Sarebbe stata la volta buona per risolvere la questione spinosa, forse una volta per sempre. Palermo aveva faticosamente preparato il terreno,
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Zeller e la SVP non potevano fare di più per scendere a patti. Il compromesso elaborato dalla Commissione dei 6 sembrava l’ultimo tentativo di uscire dall’impasse, in cui il governo aveva cacciato le parti in causa impugnando la legge provinciale sulla toponomastica del 25.9.2012, già allora un compromesso sofferto tra PD e SVP.

Per ricordare: quella legge, finita poi davanti alla Consulta senza sentenza definitiva, delegava la competenza per la toponomastica locale ai comprensori. Il consiglio direttivo dei comprensori avrebbe potuto presentare alla nuova Commissione provinciale di cartografia le proposte per i toponimi. Questa commissione avrebbe dovuto valutare le proposte ed eventualmente approvarle. Con quella legge si sarebbe riusciti ad introdurre una nuova procedura consensuale, escludendo a monte un gran numero di toponimi tolomeiani (per esempio tutte le frazioni) che sarebbero comunque rimasti bilingui per legge. La nuova norma di attuazione, ora bocciata, sarebbe stata ancora più consensuale, perché due membri di lingua italiana su sei in tutto avrebbero avuto il diritto di bloccare ogni tentativo di togliere qualche malcapitata invenzione di Tolomei. In altre parole: Se non ci fosse stato il consenso di 5 su 6 membri ogni toponimo di origine fascista sarebbe rimasto intatto.

E adesso Bizzo, che assale il suo partito alle spalle. Sembra essere preda di questa brutta logica che all’interno del gruppo italiano si è diffusa in tutti i gruppi politici. Evidentemente si pensa che sia eleggibile, che si guadagni la fiducia dell’elettorato solo chi difende fino in fondo tutto il lascito tolomeiano. Tutti gli 8.350 nomi del Prontuario da trarre in salvo: è questo che voleva Bizzo. Poi solo una parte dei micro-toponimi comunque non utilizzati sarebbe stata eventualmente “sacrificata” con la soluzione individuata dalla Commissione dei 6.

Peccato che ci sia così poco coraggio civile fra i politici altoatesini del centro-sinistra. Anzi, sembra che un altoatesino di lingua italiana che valuta il Prontuario di Tolomei partendo da una lettura critica del fascismo venisse immediatamente tacciato di essere un traditore. Sono ancora pochi gli altoatesini che si sono liberati di questa logica nefasta.

A parte il fatto che da una prospettiva del gruppo di lingua tedesca questo compromesso era molto spinto, seppellendo questa norma di attuazione la toponomastica resterà una spina nel fianco della convivenza rispettosa della cultura e della storia della terra in cui si convive. Anzi, la toponomastica eternamente rinviata resterà un fattore di disturbo (Störfaktor) di una convivenza dei gruppi fattasi reciprocamente più rispettosa degli ultimi anni. Si potrà vivere con questa situazione per altri 70 anni, afferma giustamente Palermo, come l’abbiamo fatto dal 1945. Ma resta un grande equivoco: arroccarsi attorno ai nomi di impronta fascista, in gran parte neanche utilizzati, significa non aver studiato a fondo la storia di questa terra da una prospettiva democratica, comprendendo i motivi di chi in quei posti fra “Salonetto” e “Spelonca” ha sempre vissuto. Mettere radici significa avvicinarsi alla gente del posto con la loro storia, non ai simboli piantati da un unico sciovinista un secolo fa.

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luigi spagnolli Lun, 03/20/2017 - 23:48

Bravo Thomas, una spiegazione correttissima di quanto accaduto, adeguatamente rispettosa del semplice sentimento di appartenenza alla propria terra che indiscutibilmente un sudtirolese di lingua tedesca possiede in modo diverso da uno di lingua italiana, e da un italiano in genere. Solamente un aspetto hai omesso di rilevare: il fatto che i media, in particolare quelli di lingua italiana ma anche quelli di lingua tedesca, ancora in modo diverso perché diversi siamo, noi dell'Alto Adige/Südtirol, hanno fatto di tutto per confondere le idee ai lettori. Se si chiede oggi ad un bolzanino qualsiasi cosa ha capito di questa storia, risponderà nella maggior parte dei casi che c'era una lista di nomi italiani da cancellare e alla fine non se ne è fatto nulla. Questo è il messaggio che è uscito, da parte dei media: non solo a causa della cronica superficialità di buona parte di chi vi opera, soprattutto se si parla di temi etnici, ma anche, e a mio avviso soprattutto, perché ai media conviene che le questioni etniche rimangano aperte, ché su quelle si fanno i titoloni. Perché le questioni etniche scaldano gli animi e destano emozioni, che sono gli ingredienti fondamentali delle discussioni che mettono le persone contro. Favorendo in tal modo due categorie di soggetti: i politici alla ricerca di consensi facili e "di pancia", che ormai sono la maggioranza di coloro che si candidano, e chi vende giornali, per l'appunto. L'attuale meccanismo di diffusione dell'informazione, con i social che lanciano messaggi estremi ed i media che li rincorrono, fa sì che trovare un consenso maggioritario su un'operazione complessa, ma intelligente e lungimirante sarà sempre più difficile per non dire impossibile. Un grazie personale a Francesco Palermo per averci creduto e provato, mentre Roberto Bizzo ha dimostrato ancora una volta di che pasta è fatto. Auguri a tutti noi.

Lun, 03/20/2017 - 23:48 Collegamento permanente