Politica | Crisi di governo

Il tempo stringe

La fase estremamente delicata a livello politico ed economico avrebbe bisogno di un Governo stabile e nella pienezza dei poteri.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
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Foto: (c) pixabay

La guerra in Ucraina, le tensioni tra Cina e Taiwan, la presumibile crisi del gas, che rischia di condizionare la vita delle famiglie durante l’inverno, e i problemi di tutti i giorni legati all’aumento dei prezzi avrebbero bisogno di ben altro che di una campagna elettorale sotto l’ombrellone.

Ci avviamo alle elezioni del 25 settembre mentre i redditi sono sempre più depauperati dall’alta inflazione, la riforma del fisco rimane incerta, il salario minimo e la riforma delle pensioni sono di fatto congelati. 

La distanza tra il paese reale e la politica aumenta ulteriormente. Un numero sempre maggiore di cittadini diserta le urne. Si affaccia all’orizzonte il rischio che con la crisi la rabbia sociale esploda. Alcune avvisaglie poco rassicuranti le abbiamo già viste durante le proteste contro la campagna vaccinale. Sono preoccupazioni che come sindacato non possiamo sottovalutare. In questo quadro d'incertezza le forze politiche di destra tornano a parlare dei 1.000 euro alle mamme e ai pensionati, della flat tax al 23% se non al 15%, dei blocchi navali contro l’immigrazione e di altro ancora. Nel centrosinistra si cerca di mettere insieme i pezzi, una necessità dettata più da una legge elettorale, che da scelte politiche comuni. Finora l’unica proposta in campo è l’agenda Draghi, che all’elettore comune probabilmente non dice molto.  

Nonostante tutto la Cgil continuerà a portare avanti le sue istanze a prescindere da chi il 25 settembre vincerà le elezioni. Noi ci confronteremo come sempre con il Governo che uscirà dalle urne. Non neghiamo di essere lontani da alcuni valori delle destre. Noi ci batteremo per un sistema fiscale progressivo e per la difesa della Costituzione nonché per nuove regole sull’immigrazione. Siamo contro la flat tax che agevola i redditi più alti e dà poco o nulla a quelli bassi, se non danni per i possibili tagli al welfare. Non possiamo neppure accettare la “pace fiscale” che è diseducativa e altro non è che un megacondono che premia gli evasori più incalliti e non invoglierà nessuno a una maggiore fedeltà fiscale.  Sarebbe una beffa per il cittadino onesto che paga fino all’ultimo euro! 
Il fatto positivo è che il Governo uscente ha stanziato 17 miliardi per le famiglie e le imprese in difficoltà. Su questi aiuti Draghi si è confrontato con le parti sociali prima di decidere. Il buon andamento del Pil ha inoltre permesso di incrementare le risorse da distribuire.
Abbiamo valutato positivamente il passaggio da una logica “una tantum” a interventi più strutturali. Purtroppo con soli 2,7 miliardi le risorse destinate a lavoratori e pensionati sono del tutto insufficienti.  Con questi importi non si possono certamente affrontare i problemi legati all’aumento dei prezzi. Il 2% di anticipo sulle pensioni corrisponde a poco più di 10 euro (!) per una pensione al minimo dal mese di ottobre fino a dicembre compresa la tredicesima mensilità.  In totale sono 40 euro fino alla fine dell’anno.  Poi per ogni 500 euro l’assegno sarà rivalutato di ulteriori 10 euro lordi. Questi importi non incideranno sulla vita di tanti anziani ormai al limite della povertà. 

Salutiamo invece con favore gli interventi sulle fonti energetiche. La necessità di una riconversione del settore con la richiesta di energia a costi più bassi è comprensibile ma andrebbe anche valutata con più attenzione. Costi più alti agevolano di solito i processi di risparmio e sarebbe un incentivo per la riconversione verso le fonti rinnovabili, cosa che a detta di tutti rappresenta una priorità. Una riduzione del costo del carburante per il settore dei trasporti e per chi usa la macchina per lavoro è ovviamente necessaria. Per l’uso privato dell’auto la riduzione agevola maggiormente i proprietari con la macchina di grossa cilindrata di chi gira con una Panda. Ma si tratta solo di riflessione utili per una discussione più ampia e siamo ben consapevoli che l’automobile rimane un bene importante per le famiglie!
Ma a prescindere noi rinnoviamo la richiesta di una maggiore tassazione sugli extraprofitti delle società energetiche. Queste dichiarano utili astronomici, che probabilmente derivano sostanzialmente dall’aumento dei prezzi e a volte anche da vere e proprie speculazioni. Da qui si possono però recuperare risorse da distribuire alle famiglie più esposte al carovita.  

In una situazione d'incertezza sul futuro dell’economia e di fronte a queste dinamiche, per il sindacato non è semplice prendere decisioni sul lungo termine. Abbiamo la necessità di recuperare il potere d’acquisto di salari e pensioni senza alimentare ulteriormente l’inflazione. L’attuale dinamica dei prezzi è legata solo marginalmente al costo del lavoro, rimasto abbastanza stabile, e solo in minima parte da una domanda surriscaldata. Deriva soprattutto dagli scenari internazionali legati alla pandemia che ha frenato la produzione delle materie prime e che ha ancora difficoltà a rispondere alla domanda, ai colli di bottiglia nella rete globale di produzione e alla guerra in Ucraina. Un aumento dei salari e delle pensioni è una necessita inderogabile e con effetti gestibili sull’inflazione. 

Poi serve urgentemente una riforma del fisco. Noi non vogliamo la flat tax ma una redistribuzione del carico fiscale in un’ottica progressiva. Vanno sgravati i redditi tassati alla fonte e allargata la base fiscale anche ai redditi finanziari. Questo porterebbe a una maggiore equità senza pesare eccessivamente sulle casse pubbliche con indubbi vantaggi per le buste paghe e i salari.

Altro tassello è la lotta all’evasione e la riscossione di quanto già accertato dal fisco. Tra le sfide da affrontare c’è anche la riforma delle pensioni. Il tavolo aperto chiuderà probabilmente i battenti per riprendere con il nuovo Governo durante la predisposizione del bilancio. Una cosa ci sembra comunque assodata: nessuno intende tornare alla Fornero. Ma la strada per una riforma vera non sarà comunque facile e il tempo stringe.

Cristina Masera e Alfred Ebner