Autostop
Foto: upi
Società | finferli e nuvole

Dalla Russia in autostop

Di incontri fortuiti, ricordi sovietici, mobilità e sondaggi senza retorica.

Sarà stato quindici, sedici anni fa. Dovevo andare a Merano per lavoro. Parcheggio la macchina a Ponte Adige (allora si poteva lasciarla lì per alcune ore senza paura di trovarla con i vetri infranti e l'interno saccheggiato). Prendo il treno, torno nel primo pomeriggio. Salgo in macchina e quando sono quasi all'uscita del parcheggio un anziano mi fa cenno con la mano. Accosto, apro il finestrino.

“Fohrn Sie Richtung Girlan?”

Ho riconosciuto subito Alfons Benedikter. Era vestito di un completo grigio, con la camicia, senza cravatta. E (se non ricordo male, ma ci metterei quasi la mano sul fuoco) aveva uno zaino in spalla, di quelli antichi, di stoffa beige e con un'unica cinghia per chiuderne la tasca.

E' salito, siamo partiti. Un paio di chilometri mi ha detto, io abito a metà strada. Abbiamo passato il ponte e svoltato a sinistra, verso Cornaiano. Io ero appena tornato dalla Russia. Avevo vissuto e lavorato a San Pietroburgo per quasi sette anni. E subito mi è venuto in mente quanto avevo letto non ricordo dove. Il suo studio della lingua russa a Napoli, il servizio con la Wehrmacht sul fronte russo, i suoi viaggi in Unione sovietica prima e in Russia poi.

Faccio una battuta in russo, ho pensato. Ma non ne ho avuto il tempo, eravamo già arrivati. E' sceso all'altezza del Kellerwirt, mi ha salutato e si è avviato a piedi lungo una stradina che saliva verso una località che oggi, sulla cartina Tabacco, identifico come Etschblick.

Mi sono sempre ripromesso di fargli una telefonata, di andare a trovarlo per farci una chiacchierata e magari un'intervista. Ma chissà mai se avrebbe avuto voglia e tempo per uno sconosciuto. Poi le settimane e i mesi sono passati, non se n'è mai fatto niente e adesso lui non c'è più.

Ma quello che ancora oggi mi torna in mente è l'immagine di quell'uomo che viaggia in treno (da Bolzano?), scende e prosegue in autostop. Un Grande Vecchio dell'autonomia che ha fatto la campagna di Russia e frequentato i palazzi romani per cinquant'anni viaggia con i mezzi pubblici...

Propongo un sondaggio senza retorica: quanti di voi assessori, presidenti e vicepresidenti di Provincia raggiungono il lavoro col mezzo pubblico? Quanti con l'auto privata? Quanti con l'auto blu? E, una volta in città, come vi muovete?

E allora facciamo un salto ai nostri tempi. Il tema di queste settimane è senza dubbio la mobilità da e verso Bolzano.

Roberto Fico, presidente della Camera, da Napoli raggiunge Montecitorio prima con il treno e poi col bus. David Cameron, ex primo ministro britannico, va al lavoro in metropolitana. Il sindaco di Amsterdam e la sua equipe si muovono in bicicletta.

E da noi? “La Provincia crede nella linea 131”, dichiaravano Kompatscher e Alfreider in conferenza stampa.

Propongo un sondaggio senza retorica: quanti di voi assessori, presidenti e vicepresidenti di Provincia raggiungono il lavoro col mezzo pubblico? Quanti con l'auto privata? Quanti con l'auto blu? E, una volta in città, come vi muovete?

Mano sinistra sul petto, destra alzata e: osservate l'onestiquette!