Società | Prevenzione

Trattare il suicidio

Secondo le statistiche in Alto Adige una persona ogni settimana si toglie la vita. Il primario di psichiatria di Brunico Pycha: "Occorre un 'primo soccorso' psichico".
Depressione
Foto: upi

“Puoi mangiare sano, fare sport, ma il problema resta, cresce. Ed è sconosciuto. È un nemico invisibile. Non riesco a combatterlo proprio perché è invisibile. E poi arriva il momento in cui hai provato di tutto, parlato con tutti, fino a che anche parlare diventa difficile.”. Giusto un anno fa un signore olandese, Viktor Staudtraccontava su salto.bz la sua battaglia contro la depressione che, anni fa, lo portò a tentare il suicidio gettandosi sotto un treno e perdendo gli arti inferiori. Da tempo Staudt gira in Italia e all’estero per raccontare la sua esperienza, perché “parlarne è il primo, fondamentale passo”.

Un compito di cui in Alto Adige, una provincia dove il tasso di suicidi è drammaticamente alto (una persona ogni settimana si toglie la vita e, ogni giorno, da una a tre persone tentano di suicidarsi), da un anno si fa carico la rete per la prevenzione del suicidio composta da medici, psicologi, operatori sociali e insegnanti che ieri (10 maggio) si è riunita per discutere sulle diverse misure da mettere in campo per arginare questo triste bilancio.

“Nell’ultimo anno all’interno di diversi servizi della Caritas abbiamo messo al centro dell’attenzione il tema del ‘suicidio’, ricevendo molti feedback e un riscontro importante. Allo stesso tempo altri soggetti hanno iniziato a confrontarsi sull’argomento-tabù in pubblico. Ciò ha portato all'idea di formare una rete comune per la prevenzione del suicidio”, spiega Guido Osthoff, responsabile di area della Caritas e coordinatore della Rete. 

È significativo che solo il 10 per cento degli intervistati consideri sufficiente l'attuale lavoro di prevenzione del suicidio effettuato in Alto Adige

Da un questionario sottoposto ai partner di rete (380 partecipanti) è emersa la necessità di recuperare terreno per proteggere al meglio le persone colpite o vulnerabili rispetto al tema del suicidio e rendere i servizi esistenti dedicati più visibili. Nell’ambito della prevenzione vengono sollecitate invece più competenze per i giovani per affrontare eventuali crisi e passaggi cruciali della loro vita, oltre a formazioni mirate per particolari gruppi di professionisti come i medici di base, i farmacisti, gli insegnanti, le forze dell’ordine, nonché l’insegnamento e la trasmissione di un “primo soccorso” psichico.

“È significativo - commenta Roger Pycha, primario del Servizio Psichiatrico dell’ospedale di Brunico - che solo il 10 per cento degli intervistati consideri sufficiente l'attuale lavoro di prevenzione del suicidio effettuato in Alto Adige. Soprattutto le persone con malattie psichiche, ma anche le persone che vivono in solitudine o hanno subito un lutto familiare, sono state giustamente classificate da due terzi dei partecipanti come soggetti particolarmente a rischio”. Un lavoro di sensibilizzazione e prevenzione viene già fatto e costantemente sviluppato nelle scuole, assicura Pycha, “tuttavia, dobbiamo indubbiamente portare e far conoscere con urgenza alla maggior parte della popolazione possibile i diversi interventi ‘salvavita’ che dovrebbero essere usati in situazioni di emergenze psichiche in modo simile alle misure del primo soccorso utilizzate in casi incidenti o malori fisici”.

Peter Koler, direttore del Forum Prevenzione che fa parte della rete, chiede alla politica di non abbassare la guardia: “È importante lavorare su un approccio condiviso che includa misure di prevenzione e trattamento riconosciute e accessibili. Mi aspetto dalle persone politicamente responsabili il supporto sostanziale e finanziario necessario a fare ciò”.