Economia | Modelli di lavoro

Smart working? No, Smart thinking

Come rendere il lavoro un’attività creativa
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Sei mesi fa pochi avrebbero scommesso nel lavoro agile. Eppure con l’epidemia di coronavirus il nuovo modo di lavorare è entrato in maniera dirompente nelle nostre vite e in qualche modo un segno l’ha lasciato. Certo, non tutti i tipi di lavoro si possono svolgere a distanza, ma questo non può esimerci dal riconoscere al lavoro agile grandi potenzialità. Non è mia intenzione approfondire dal punto di vista socio economico il fenomeno. Su questo negli ultimi tempi si sono impegnati esperti di ogni tipo. Semplicemente vorrei proporre alcune riflessioni sulle numerose opportunità offerte da questo nuovo modo di lavorare.  Di impatti ne possiamo analizzare almeno quattro: sugli uffici, sul lavoro, sui trasporti e sui nuovi modelli abitativi.

Cominciamo dagli spazi di lavoro. Un tempo un’azienda si considerava rilevante in base al numero di uffici e dalla grandiosità e lusso delle sedi. Più in alto svettava il marchio in cima al palazzo e più la società era in qualche modo importante. Con l’avvento di internet e dei social network la forza di un’azienda si riconosce sempre più dalla capacità di coprire tutti gli spazi disponibili, spesso spendendo lauti budget per acquistare servizi a pagamento sui social network, oppure assoldando influencer di successo per rilanciare i propri servizi e prodotti. In questo contesto gli spazi fisici occupano sempre meno importanza e gli uffici si scoprono come spazi interscambiabili (desk sharing) dove ognuno può occupare la prima postazione disponibile. Seguendo questo modello, le imprese potrebbero risparmiare notevoli costi sull’affitto o acquisto di immobili. Il contesto ideale potrebbe essere quello di postazioni libere in cui i dipendenti sono dotati di un computer portatile semplicemente collegabile ad una docking station per lavorare in azienda. L’orario potrebbe prevedere la presenza fisica alternata al telelavoro in modo da garantire le relazioni sociali tra i colleghi.

Gli impatti sul lavoro sono certamente più soggettivi e raramente si riscontra un’avversione nei confronti del lavoro agile. Certo, saranno delusi quelli che per svariati motivi preferiscono fuggire da casa per evitare moglie e figli, ma purtroppo per loro, questi problemi dovranno affrontarli in altre maniere. I vantaggi dello smart working sono davvero molti. Primo fra tutti la creazione di un rapporto di fiducia con il proprio responsabile e i propri colleghi che porta ad impostare il lavoro per obiettivi. Dobbiamo infatti uscire dal paradigma che correla la presenza fisica del lavoratore in ufficio alla sua produttività. Non è detto che chi timbra il cartellino alle otto e alle diciassette abbia lavorato bene e in maniera efficiente. L’unico parametro di riferimento sono e saranno sempre gli obiettivi. L’obiettivo può essere raggiunto in pieno o per nulla, ma è fondamentale che questo sia definito in maniera chiara ed univoca. Si potrebbe azzardare che laddove lo smart working non funziona, è perché l’obiettivo finale e i passi intermedi non sono stati definiti bene. In definitiva è responsabilità di chi coordina.

Importanti anche le ricadute sulla conciliazione famiglia lavoro. Con il lavoro agile è infatti possibile offrire maggiore flessibilità e gestire al meglio il proprio tempo. Ma è sul lato della creatività che lo smart working offre maggiori sorprese. In un contesto più rilassato, in assenza di routine snervanti casa-lavoro è possibile essere più propositivi e in qualche modo più illuminati. Mi è capitato personalmente di constatare tra i colleghi un maggiore dinamismo e voglia di proporre e sostenere nuove idee che ho riscontrato in maniera minore prima dello smart working. La creatività non deve essere legata esclusivamente a mestieri di fantasia e inventiva. Si può essere creativi nella stesura di una relazione, ma anche nell’applicare nuovi protocolli e procedure. Ci si può accorgere, per esempio, che un lavoro svolto da anni in maniera identica è possibile modificarlo per renderlo più efficiente. Essere creativi significa farsi sorprendere dalle idee e metterle in pratica e questo non sempre è possibile quando ci si trova in uno stesso spazio, con le stesse persone, stessi problemi e stesse routine.

Sui trasporti l’impatto è una piacevole conseguenza. Se le aziende offrissero maggiori possibilità di lavoro agile si avrebbe un minore afflusso di pendolari durante le ore di punta e una riduzione dell’uso di mezzi propri inquinanti con benefici evidenti.

Infine non da ultimo il tema dei modelli abitativi che potrebbero essere rivisti. In passato non era raro trovare nelle abitazioni una stanza o un angolo della casa dedicato ad ufficio. Lì si svolgevano svariate attività, dalla contabilità domestica a vere e proprie mansioni lavorative. Oggi raramente si trova nelle case uno spazio di questo tipo. Vero è che con i computer portatili ci si può spostare ovunque, ma l’aumento dello smart working potrebbe voler dire trascorrere più tempo tra le mura domestiche. Questo potrebbe richiedere spazi più ampi o progettati in maniera coerente con le nuove esigenze.

In definitiva il lavoro agile, decantato timidamente negli ultimi anni, ha saputo attendere sull’uscio. È entrato in maniera dirompente in questo momento di emergenza come extrema ratio per garantire la continuità lavorativa. Infine, ha dimostrato di essere efficace e di offrire molti vantaggi. Ora, con i dovuti accorgimenti, non se ne deve andare.